L’indignazione ha un limite, la Supercoppa in Arabia Saudita no

La Supercoppa in Arabia Saudita suscita troppa poca indignazione. A vincere sembrano sempre, solo, gli interessi economici

Già nella filosofia presocratica si dibatteva se le cose fossero finite o infinite. Duemila anni dopo possiamo constatare che, se tutto nell’universo sembra infinito e in continua espansione, l’indignazione no, quella ha un limite. Superato il quale, non resta più nulla. E questo limite evidentemente è stato raggiunto durante la Coppa del Mondo in Qatar, quando tutti si sono accorti che i grandi eventi sportivi (Mondiali e Olimpiadi) nutrono un profondo disprezzo per i diritti umani.

Allora l’indignazione era ovunque: per i migranti morti sul lavoro, i diritti civili calpestati, l’ecosistema devastato, tutto in nome del vile dio denaro che scorreva a profusione. Poi evidentemente si è raggiunto il limite, e l’indignazione è finita. E così, passato nemmeno un mese, della Supercoppa italiana che si gioca in Arabia Saudita, Paese che a livello di disprezzo per i diritti umani e civili e per l’ambiente se la gioca con il Qatar, e forse lo supera, se ne parla con molta più tranquillità.

È un grande derby tra Milan e Inter, a Riad ci sono alberghi bellissimi in cui vive Cristiano Ronaldo, negozi di lusso, grattacieli e stadi all’avanguardia. Chi vincerà tra Pioli e Inzaghi? E chi resusciterà tra De Katelaere e Lukaku? Queste sono le domande. E chi se ne frega della repressione, delle torture, dei giornalisti morti smembrati, delle trivelle che devastano il pianeta. Ci siamo già indignati abbastanza il mese scorso. E l’indignazione, diceva già Talete, o forse era Anassimandro, ha un limite.

Questo limite vale 7,5 milioni di euro. Quelli che la Lega di Serie A ha ottenuto dal regime di Mohammad bin Salman nel 2018 in cambio di tre edizioni in cinque anni da giocare in Arabia. Nulla in confronto ai commerci tra i due Paesi, se dall’Arabia importiamo gas e petrolio, noi siamo il terzo Paese europeo (e l’ottavo globale) tra i fornitori della teocrazia. Gli mandiamo meccanica, chimica, elettronica, prodotti alimentari. Gli mandiamo il senatore Matteo Renzi. E pare che continuiamo a mandargli anche le armi, nonostante il divieto per il massacro della popolazione yemenita

Figuriamoci quindi che problema c’è a giocare la Supercoppa. Anzi, a questo punto sembra conveniente rilanciare. Seguendo il modello spagnolo, la Lega di Serie A è pronta ad accettare una nuova offerta mostruosa da 138 milioni di euro in sei anni, ovvero 23 all’anno, per trasformare la partita secca in una mini torneo da due semifinali e una finale. Da giocare ogni anno a gennaio tra Gedda e Riad. Alla faccia dei diritti umani, della repressione e della devastazione ambientale. Perché l’indignazione ha un limite, ma i soldi e l’ipocrisia quelli no. Quelli sono infiniti. Buona Supercoppa a tutti, accendete la tv e tifate con prudenza.