IA militare: le Big Tech e start-up che si alleano con l’industria bellica

Si moltiplicano i progetti di intelligenza artificiale nel settore militare. I principali attori di questo business sono i soliti noti

L'immagine è stata realizzata dalla redazione di Valori.it utilizzando Midjourney

Nel febbraio del 2022, soltanto due settimane dopo l’inizio dell’invasione russa in Ucraina, un uomo d’affari statunitense scriveva una lettera aperta ai dirigenti europei. Nel testo, sottolineava come la guerra fosse ormai alle loro porte. E spiegava che, per questa ragione, le nazioni del Vecchio Continente avrebbero dovuto affrettarsi a modernizzare i loro arsenali. Ma per farlo, oggi, non è necessario rivolgersi alle industrie tradizionali. O almeno non soltanto. Occorre piuttosto puntare sulla Silicon Valley americana. Perché, secondo la lettera, il futuro del settore militare dipenderà strettamente dall’intelligenza artificiale

Dal boom della tedesca Palantir al programma americano NGAD

Quell’uomo d’affari si chiama Alexander Karp, e non è un manager del settore della Difesa: è il fondatore e amministratore delegato di Palantir Technologies. Una società nata nel 2003, specializzata nell’analisi di grandi moli di dati (Big data) e diventata vent’anni dopo un colosso con una capitalizzazione da oltre 22 miliardi di dollari (dato del 2020), ricavi da 2,23 miliardi (2023) e più di 3.700 dipendenti. L’azienda e il suo numero uno hanno fiutato da tempo l’affare legato allo sviluppo di tecnologie ad uso militare

La risposta della Nato, in quel 2022, fu d’altra parte pronta. Il 30 giugno, l’Alleanza atlantica annunciava la creazione di un fondo per l’innovazione nel settore militare. Dotato di ben un miliardo di dollari. Investimenti che sarebbero andati a vantaggio di start-up e fondi di venture capital mirati allo sviluppo di tecnologie considerate “strategiche”. Ovvero, appunto, intelligenza artificiale, big data e automazione. 

D’altra parte, dall’inizio della guerra in Ucraina, il Regno Unito ha sviluppato una nuova strategia d’IA specificatamente dedicata alla Difesa. E la Germania ha stanziato mezzo miliardo di dollari per la ricerca in tale settore. Mentre gli Stati Uniti hanno già da tempo avviato numerosi programmi, come nel caso del “Replicator”, che punta a sviluppare uno stormo di duemila caccia pilotati da macchine. Un misto di droni, algoritmi, materiali innovativi che dovranno dare corpo al programma Next Generation Air Dominance (NGAD). Quest’ultimo punta a sviluppare velivoli che dovranno rimpiazzare nel 2030 gli F-22 Raptor. 

BAE System, Lockheed Martin, Boeing, Thales: nel business dell’intelligenza artificiale militare i soliti noti

Di fronte a tale “effervescenza” (e allettati dagli ingenti fondi stanziati) sono numerose le imprese che si stanno lanciando nello sviluppo di intelligenza artificiale militare. Secondo un rapporto della società di consulenza Exactitude Consultancy, pubblicato nel mese di maggio del 2023, i principali attori del crescente mercato dell’intelligenza artificiale militare sono in gran parte nomi noti. Come BAE Systems, Northrop Grumman, Raytheon Technologies, Lockheed Martin, Thales. E ancora L3Harris Technologies, Rafael Advanced Defense Systems, IBM, Charles River Analytics e Boeing.

Exactitude Consultancy sottolinea come molti di loro stiano stringendo accordi con aziende specializzate. EDGE, uno dei principali attori del mercato dell’IA, ad esempio, ha firmato un protocollo con BAE Systems nel febbraio del 2023. Lockheed Martin e Sintavia (primo produttore mondiale di componenti interamente digitali per l’aerospace) hanno annunciato una collaborazione tre mesi prima.

intelligenza artificiale militare
Le previsioni sul mercato dell’intelligenza artificiale militare © Exactitude Consultancy

Il caso della tedesca Helsing, tra accordi con i governi e promesse “democratiche”

Allo stesso modo, l’impresa specializzata in intelligenza artificiale applicata alla Difesa Helsing AI, secondo quanto riportato da Wired, ha proposto una nuova tecnologia di punta a diversi eserciti di tutto il mondo. Un sistema capace di assorbire in breve tempo quantità enormi di dati provenienti da sensori e armi utilizzati in guerra. Grazie a un algoritmo, le informazioni in questione vengono trasformate in una visualizzazione simile a un videogioco, che fornisce dati dati in tempo reale e una visione d’insieme del campo di battaglia. 

Si tratta anche in questo caso di una start-up, nata a Berlino nel 2021 grazie a un investimento di 100 milioni di euro del fondo Prima Materia, di proprietà del fondatore di Spotify, lo svedese Daniel Ek. Successivamente, l’azienda ha aperto divisioni anche nel Regno Unito e in Francia. Il tutto sulla base dello slogan «L’IA al servizio delle democrazie». Helsing, infatti, promette che mai farà affari con governi autoritari. Già, ma in che modo si può qualificare veramente una democrazia come tale? È lo stesso Wired a porsi la domanda: «Quando abbiamo chiesto ai dirigenti se venderebbero le loro tecnologie a Paesi come la Polonia e l’Ungheria, nei quali i giudici sono stati privati della loro indipendenza e i diritti LGBT sono stati negati, non abbiamo ottenuto risposta». 

L’Ucraina, una «miniera d’oro» per chi sviluppa intelligenza artificiale militare

Tuttavia, i fondatori di Helsing assicurano, ad esempio, di avere «particolarmente a cuore la vita privata era libertà. Mai ci lanceremo in strumenti come il riconoscimento facciale», ha affermato il co-amministratore delegato Gundberg Scherf. Secondo il quale l’obiettivo è aiutare i militari a riconoscere degli oggetti, non delle persone. L’altro co-Ad, Torsten Reil, si è affrettato a precisare che la sua società non fabbrica armi autonome: «Al contrario, creiamo sistemi di intelligenza artificiale che aiutano gli esseri umani a comprendere meglio la situazione». 

Ciò nonostante, l’applicazione dell’intelligenza artificiale al settore militare, e in particolare l’interazione tra soldati e macchine, lascia molti interrogativi aperti. L’industria militare francese Nexter, ad esempio, si è appoggiata a Helsing per migliorare la precisione dei colpi del suo cannone automatizzato Caesar. Al giornale transalpino Usine Digitale, la ricercatrice dell’Istituto francese per le relazioni internazionali, Laure de Roucy-Rochegonde, ha osservato come l’avvio di così tante collaborazioni dopo l’inizio della guerra tra Mosca e Kiev non può essere un caso: «Tutte le imprese specializzati nell’intelligenza artificiale militare si stanno gettando in Ucraina. Per loro è l’occasione per testare i prodotti sul campo. E per raccogliere enormi moli di dati operativi. Una miniera d’oro». 

Dalla Germania agli Stati Uniti, si moltiplicano i progetti di IA applicata alla Difesa

Una miniera d’oro sulla quale si stanno lanciando anche altri grandi gruppi, come nei casi di Thales e Airbus. Ma anche le grandi aziende informatiche mondiali hanno un ruolo. Da un lato, non è un caso se il gruppo Helsing ha assunto Antoine de Braquilanges, ex di Palantir e di Amazon Web Services, e Antoine Bordes, ex dirigente dei laboratori di intelligenza artificiale di Facebook. Dall’altro, l’arrivo in azienda del generale Denis Mercier, ex capo di Stato maggiore delle forze aeree francesi, fa comprendere quanto la start-up tedesca sia ormai diventata strategica agli occhi dei poteri pubblici europei.

Di qui nascono partenariati come quello con Saab Germany per la fornitura di sensori concepiti specificatamente per integrare i radar di quindici Eurofighter di Luftwaffe, destinati a sostituire i Tornado nelle missioni di attacco di difese aeree avversarie. Si tratterà di sistemi capaci di «generare in qualche millesimo di secondo misure di auto-protezione precise contri i moderni radar nemici», spiegano dall’azienda

La guerra commerciale tra Big Tech americane e cinesi

Negli Stati Uniti, un’azienda in piena espansione è Anduril Industris, che ha sviluppato un sistema di trattamento dei dati battezzato Lattice, impiegato su una piattaforma di telecomunicazioni chiamata Spacetime e concepita da Aalyria, spin-off di Google. Similmente, Shield AI fornirà a Boeing Defence, Space & Security il “pilota digitale” Hivemind, che sfrutta dati GPS per spostarsi sui teatri di guerra (ed è già stato impiegato su degli F-16 e su dei droni a decollo verticale). Sempre gli Stati Uniti, da alcuni anni hanno lanciato in contesti di ricerca militare il progetto KAIROS (Knowledge-directed Artificial Intelligence Reasoning Over Schemas), destinato a concepire un’intelligenza artificiale capace di esplicitare dei ragionamenti. 

Inevitabile la presenza, in questo quadro, dei grandi attori della Big Tech come Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft. Un’analisi di Nicolas Mazzucchi di alcuni anni fa  già indicava come tali aziende fossero particolarmente attive. Esattamente come le loro omologhe cinesi Baidu, Alibaba, Tencent, Xiaomi. Il tutto non senza tensioni interne. Come nel 2018, quando alcuni impiegati di Google protestarono in riferimento all’uso militare di alcune applicazioni della libreria open source per l’apprendimento automatico TensorFlow.


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