La transizione energetica arranca: l’opinione pubblica si “alza per il clima”
In 91 Stati mondiali, l'associazione internazionale 350.org organizza più di 1000 eventi. Obiettivo: convincere i governi ad accelerare nella lotta ai cambiamenti climatici
“Rinnovabili per tutti”. Si può riassumere così la mobilitazione globale contro i cambiamenti climatici, al grido di “Rise for Climate” (Alziamoci per il Clima). Lanciata dall’associazione internazionale 350.org, prende il via l’8 settembre in 91 paesi nel mondo, Italia compresa. Oltre 1000 eventi disseminati per il globo e dalle isole del Pacifico alla California.
21 Paesi coinvolti
In Europa ci saranno più di 220 appuntamenti in 21 paesi. Da Lisbona a Trondheim, da Parigi a Katowice, da Berlino a Copenaghen. Del gruppo fa parte anche Roma, la manifestazione principale sarà a piazza Testaccio.
Mobilitazioni necessarie, specie se la politica ambientale, anche dopo gli Accordi di Parigi, non riesce ancora ad essere incisiva: basti pensare alle clamorose dimissioni in Francia del ministro della transizione energetica, Hulot.
Così, ancora una volta, è la società civile internazionale, insieme alle Nazioni Unite, a cercare di sollecitare gli oltre 180 governi nazionali nel prendere provvedimenti in grado di mantenere l’aumento delle temperature globali al di sotto dei 2°C e il più vicino possibile a 1,5°C, entro questo secolo.
Il monito Unfccc: è l’ultima opportunità
«È l’ultima opportunità» hanno dichiarato gli esperti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc), nei giorni in cui a Bangkok è in corso il meeting internazionale per preparare le linee guida di attuazione dell’Accordo di Parigi.
Un monito ai governi di tutto il mondo per adottare il più velocemente possibile iniziative concrete per fermare l’emergenza climatica e il surriscaldamento, in vista della prossima conferenza sul clima (COP24), che si terrà in Polonia a dicembre.
Un calendario fitto di appuntamenti internazionali. Almeno altri nove, come riportato dalla timeline di Climatetracker, da qui a dicembre, per sollecitare stati e imprese al cambiamento, segnalata dall’Italian Climate Network.
Il prossimo evento sarà dettato proprio dalle Nazioni Unite che lanciano cinque azioni concrete per intervenire sul climate change. Le proposte verranno presentate al Global Summit di San Francisco dal 12 al 18 settembre, dove sfileranno migliaia di attivisti per sollecitare gli stati e industrie ad andare sempre più verso la produzione di energia pulita ed equa. Ma la produzione energetica rinnovabile non basta per raggiungere i target climatici. Altrettanto cruciali, secondo gli attivisti:
- la transizione verso veicoli elettrici affinché la trazione elettrica diventi la nuova normalità entro il 2030;
- la sostenibilità della produzione del cibo resiliente al clima;
- la trasformazione delle città in comunità sostenibili, pulite, salubri e vivibili con edifici a zero emissioni e rifiuti zero;
- l’abbandono di combustibile fossile e la riduzione degli sprechi, attuando politiche di utilizzo del territorio, conservazione e agricoltura rispettose del clima.
Così come diventano fondamentali, ricordano dall’UN Climate Change, i green bond, gli investimenti nel cambiamento climatico, su una scala senza precedenti per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Con tutti i pericoli, però, che ne possono conseguire.
Italia, decarbonizzazione farsa
E in Italia? A differenza delle dichiarazioni dell’ex ministro dell’ambiente Galletti in occasione della Conferenza di Parigi nel 2015 , la situazione è quasi in controtendenza. Aumento dei consumi petroliferi, dovuti soprattutto ai trasporti, aumento delle emissioni di gas serra (anche se su quest’ultimo punto c’è discordanza tra i dati di Eurostat e Ispra).
Fatto sta che, alla faccia della “decarbonizzazione” continua l’attività delle centrali a carbone, come già denunciato anche da WWF Italia, in una lettera aperta della presidente Bianchi alle istituzioni lo scorso luglio, che ha chiesto espressamente la chiusura della centrale a carbone di La Spezia, ancora attiva. Intanto, nonostante le pressioni del neo sindaco di Brindisi la centrale di Cerano, dissequestrata lo scorso agosto, produrrà energia a carbone fino al 2025.
Aumentano, dicevamo, i consumi petroliferi italiani che, a luglio 2018, secondo l’Unione Petrolifera, sono ammontati a quasi 5,5 milioni di tonnellate, con un incremento pari all’1,5% (+82mila tonnellate) rispetto allo stesso mese del 2017.
Il cambiamento può attendere
Non crescono invece le rinnovabili. Secondo gli ultimi dati dell’ENEA, allo stato attuale, siamo lontani dalla crescita prevista fino al 28% dei consumi finali entro il 2030. Nel 2017 la stima preliminare di ENEA parla di un 17,6%, rendendo ancora meno scontato il raggiungimento dell’obiettivo fissato nella Strategia Energetica Nazionale del 2013, che si proponeva di andare oltre gli obiettivi europei per raggiungere il 19-20% entro il 2020.
Nel 2017, precisa ENEA, che ha elaborato l’indice sintetico della transizione energetica (ISPRED), la decarbonizzazione in Italia, risulta in peggioramento del 14%. Il cambiamento tarda ad arrivare.