“Miracolo populista”: il problema sono i migranti. Tutelare l’ambiente no
La tutela ambientale considerata prioritaria solo dall'8% degli italiani. Otto volte meno del tema lavoro, 4 volte meno di immigrazione e costi della politica
Disoccupazione, migranti, vitalizi, flat tax, evasione fiscale, funzionamento della sanità, sussidi sociali, terrorismo, scuola, riforme istituzionali, politica estera e rapporto con la Ue. C’è davvero l’universo mondo nella testa dell’italiano medio del 2018 prima che gli venga in mente di indicare la tutela dell’ambiente come priorità del Paese.
La fotografia è scattata dall’indagine realizzata dall’istituto demoscopico Lorien Consulting per conto di Legambiente in occasione dell’EcoForum sull’economia circolare a Roma.
Un risultato impietoso
A impressionare è soprattutto il divario esistente tra quanti indicano le tematiche legate a cambiamenti climatici e difesa ambientale tra le 3 priorità per l’Italia (appena l’8%) e le altre risposte: quasi 8 volte in meno del lavoro (62%), più di 4 volte meno dell’immigrazione (36%), della riduzione dei costi della politica (31%) e della riduzione delle tasse (27%). Persino la lotta al terrorismo è indicata come questione prioritaria dal doppio degli intervistati.
Sopra la media risultano le risposte di chi ha votato Partito Democratico e Liberi e Uguali: per loro, la questione ambientale è rispettivamente l’8° e la 5° priorità di cui dovrebbe occuparsi governo e parlamento.
Per il resto degli elettori, è evidentemente una preoccupazione radical chic o poco più. Relegata al 10° posto (su 17 possibili risposte) da chi alle ultime elezioni politiche non è andato a votare. È poi all’11° posto per chi ha votato 5 Stelle e Forza Italia, al 12° per i leghisti e addirittura all’ultimo posto per chi ha scelto Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.
Rifiuti, dissesto idrogeologico e energie pulite le priorità ambientali
Se è vero che in democrazia non ci può essere governo migliore degli elettori che l’hanno eletto, lo scenario si fa desolante. E lascia poche speranze sulla sensibilità ambientale del nuovo Consiglio dei ministri. Ad ogni modo, l’indagine Lorien Consulting ha indagato anche quali fossero le questioni ambientali che per i cittadini dovrebbero avere carattere d’urgenza nell’agenda politica.
Le risposte si concentrano su tre temi: gestione dei rifiuti (segnalata dal 37% del campione), investimenti per mettere in sicurezza del territorio (36%) e politiche energetiche in favore delle fonti energetiche rinnovabili (28%). Ma anche in questo caso le differenze tra elettorati sono piuttosto marcate. Maggiore sensibilità a sinistra per le norme che blocchino il consumo di suolo (considerate prioritarie dal 18% di elettori Pd e LeU) e per il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (viene indicato da quasi un votante Pd su 3).
1 italiano su 5: i rifiuti vanno bruciati o messi in discarica
C’è poi un altro aspetto che desta preoccupazione. Ed è l’autopercezione del campione intervistato di italiani rispetto al trattamento dei rifiuti. Quasi il 60% lo considera il tema ambientale sul quale è maggiormente informato. Eppure, solo una minoranza degli italiani (il 28%) ritiene che il riuso di un prodotto sia la strada migliore per ridurre la produzione di rifiuti. Sul riutilizzo prevale l’idea che la soluzione ideale sia il riciclo (nonostante i dati dimostrino come le attività di riciclaggio siano ferme al palo da anni). E un italiano su 5 è convinto che i rifiuti differenziati debbano essere avviati a termovalorizzazione per trasformarli in energia oppure buttati in discarica.