Guerre e crisi climatica aprono nuove sfide globali per il sistema delle migrazioni
Guerre, crisi climatica, insicurezza energetica e alimentare stanno influenzando il sistema delle migrazioni
Guerre, cambiamenti climatici e i loro impatti su economie, società ed ecosistemi stanno imprimendo significativi cambiamenti nel sistema delle migrazioni. Se il Covid-19 sembrava un potenziale fattore di diminuzione, i dati dell’ultimo Rapporto mondiale sulla migrazione dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ci dicono che non è così. Gli ultimi anni hanno visto una crescita vertiginosa del numero di migranti internazionali, che nel 2022 erano 281 milioni, con 117 milioni di sfollati.
Il ruolo dei cambiamenti climatici nelle migrazioni
Gran parte di queste persone contribuisce a incrementare il prodotto interno lordo (PIL) dei propri Paesi d’origine. Globalmente, le rimesse internazionali sono arrivate a 831 miliardi di dollari e superano di gran lunga gli investimenti esteri per le nazioni in via di sviluppo. I cambiamenti climatici hanno un ruolo preminente e la mancanza di un’azione incisiva potrebbe portare 216 milioni di persone a spostarsi entro il 2050.
Non a caso, ha spiegato Amy Pope, direttrice generale dell’OIM, il rapporto è stato presentato a Dhaka, in Bangladesh. Il Paese è in prima linea per le sfide relative a emigrazione, immigrazione e sfollamento. Per questo, può avere un ruolo importante nel ridefinire il discorso sulle migrazioni e influenzare la politica globale sul tema.
Come Global Compact for Safe, Orderly e Regular Migration Champion, il Bangladesh ha messo in campo un impegno proattivo nell’affrontare le migrazioni e tutelare i diritti dei migranti che, secondo l’OIM, lo allinea agli obiettivi strategici dell’agenzia.
Dobbiamo prepararci a nuove sfide globali
I modelli di migrazione globale stanno cambiando, mentre crescono il numero di sfollati e il ruolo che le rimesse rivestono nelle economie dei Paesi di partenza. Nuovi fattori economici e geopolitici stanno ridefinendo le sfide che dovremo affrontare nei prossimi anni. Un sistema economico insostenibile, basato su modelli di produzione e consumo eccessivi, sta portando all’esaurimento delle risorse e a un collasso della biodiversità. Mentre i cambiamenti climatici stanno insistendo sui sistemi ecologici del pianeta.
Le conseguenze potenziali di questo combinato disposto potrebbero essere molto più incidenti di quanto immaginiamo. Soprattutto, sottolinea l’OIM, visto che «i record climatici continuano a essere infranti» e «gli impatti e gli scenari futuri specifici continuano a essere contestati, discussi, dibattuti».
I numeri ci dicono che in tutto il mondo ci sono 281 milioni di migranti internazionali: il 3,6% della popolazione globale che si sposta per conflitti, violenze, disastri naturali, che hanno fatto raggiungere cifre record di sfollati. Nel 2022 erano 117 milioni le persone sfollate nel mondo, 71,2 quelle all’interno dei Paesi d’origine. Nel 2020 avevano richiesto asilo 4,1 milioni di persone: in due anni, nel 2022, sono diventate 5,4 milioni.
Le migrazioni sono fondamentali per lo sviluppo della storia umana
Il rapporto insiste nel ridefinire il ruolo delle migrazioni nella storia umana, per contrastare disinformazione e politicizzazione. Serve, secondo l’OIM, uscire dal sensazionalismo e ripartire dal dato per cui le migrazioni sono una parte essenziale della storia umana. L’obiettivo di chi migra è quello di inseguire opportunità o cercare mezzi di sostentamento e gran parte degli spostamenti è del tutto regolare, sicuro e svolto a livello regionale.
A livello internazionale, la migrazione diventa uno strumento di crescita economica non solo per gli individui. Tra il 2020 e il 2022 le rimesse internazionali hanno registrato un aumento del 650%, passando da 128 miliardi a 831 miliardi di dollari. Una larga fetta, circa 647 miliardi, è stata inviata nei Paesi a basso e medio reddito, dove rappresenta una parte significativa del PIL. E fa molto di più degli investimenti diretti per lo sviluppo.
I cambiamenti climatici sono un fattore di influenza non lineare
I cambiamenti climatici rivestono un ruolo di primo piano tra le cause di migrazione. Il loro impatto «non è lineare» perché associato a fattori come insicurezza alimentare e sociale o arretratezza economica. Stando alle attuali proiezioni, il numero di migranti climatici, siano essi interni ai Paesi d’origine o esterni, potrebbe arrivare a 216 milioni entro il 2050.
I migranti climatici si muovono a causa di eventi estremi e improvvisi, ma anche di processi più lenti di degrado ambientale che influenzano i sistemi alimentari e di approvvigionamento. Spesso il loro effetto si somma a quello di guerre, crisi economiche e fenomeni globali come la pandemia di Covid-19. È certo, anche se è difficile da stimare, l’impatto di processi più lunghi come la siccità, l’innalzamento del livello dei mari, il degrado dei territori.
Il potere distruttivo della guerra in Ucraina, gli impatti devastanti dell’invasione di Gaza
I conflitti grandi e piccoli degli ultimi anni hanno avuto un ruolo fondamentale nella ridefinizione dei numeri delle migrazioni. L’invasione dell’Ucraina è stata un punto di svolta per tutto il mondo, segnando «una brusca fine di 30 anni di globalizzazione e tutta la cooperazione internazionale che ha reso possibile».
Milioni di persone in Europa stanno vivendo gli impatti dell’invasione russa, ma è a livello globale che ha scatenato il suo potere distruttivo. Portando insicurezza alimentare ed energetica, ledendo il diritto internazionale, il multilateralismo e anche quanto conoscevamo fino a ora in termini di strategie militari e alleanze geopolitiche.
Se troppo poco si può ancora dire sull’invasione di Gaza – il rapporto è stato scritto a novembre 2023 – gli analisti sottolineano lo shock determinato dagli eventi a partire dal 7 ottobre. Le conseguenze regionali e globali, scrivono, sono potenzialmente devastanti.