Cosa c’entra Al Capone col Mondiale di calcio del 2006

Per smascherare tangenti e corruzione del Mondiale in Germania nel 2006, un tribunale di Francoforte punta sull’evasione fiscale

Il Mondiale di Germania 2006 © Times/Wikimedia Commons

Il cielo sarà anche stato azzurro sopra Berlino il 9 luglio 2006, quando l’Italia di Marcello Lippi vinse il suo quarto titolo mondiale. Ma il cuore del Mondiale di Germania 2006 era nero come la pece. L’ipotesi che l’assegnazione alla Germania della Coppa del Mondo sia avvenuta in maniera illegale, attraverso tangenti e la compravendita di voti, è nota. Ma finora non si era mai riuscito a dimostrare nulla. Adesso un tribunale di Francoforte ha preso un’altra strada. Non si concentra sulle tangenti, ma sull’evasione fiscale dovuta a quelle tangenti. Inchiodare il mondo del calcio come fu inchiodato Al Capone. Tutto torna.

Gli strani giri di denaro attorno al Mondiale di Germania 2006

Nei vari scandali e processi che hanno interessato la Fifa negli ultimi dieci anni, e che hanno portato alla radiazione di personaggi come Sepp Blatter e Michel Platini, la questione Germania torna sempre. Risale a più di dieci anni fa la scoperta della tangente da 6,5 milioni di dollari pagata dalla Germania a diversi delegati nel 2000, alla vigilia del voto di assegnazione, per ottenere il torneo. Si tratta di un bonifico che l’allora presidente dell’Adidas Robert Louis-Dreyfus fece a Franz Beckenbauer. Il mito tedesco, morto da poco, era allora presidente del Comitato organizzatore di Germania 2006.

Beckenbauer girò a sua volta i soldi al qatariota Mohammed bin Hammam, allora potentissimo presidente della federazione asiatica e poi radiato anche lui nelle successive inchieste riguardanti l’assegnazione dei Mondiali a Russia 2018 e Qatar 2022. Tre anni dopo la Federcalcio tedesca (Dfb) – con la scusa di pagare per un evento pubblicitario che non si sarebbe poi mai tenuto – versò all’allora presidente dell’Adidas Robert Louis-Dreyfus proprio 6,5 milioni di dollari. Tutto torna, anche i soldi. E questo versamento è stato fatto attraverso la Fifa, allora governata da Blatter e Platini.

Il metodo Al Capone per smascherare le irregolarità

Eppure, nonostante diversi personaggi coinvolti ammisero di essere stati pagati per votare Germania per l’assegnazione del Mondiale 2006, contro il favorito Sudafrica che perse l’assegnazione per 11 voti a 12, non si riuscì a dimostrare che quei soldi erano il rimborso di una maxi tangente. Solo che adesso la procura di Francoforte ha cambiato strategia. Lo racconta il Financial Times. Oltre a cercare di dimostrare che quello strano giro di soldi servisse a corrompere i delegati, gli inquirenti puntano su una incorretta dichiarazione di quel pagamento a fini fiscali. E da una incorretta dichiarazione delle tasse potrebbe risalire al fatto che quel pagamento fosse una tangente.

Perché alla Federcalcio tedesca non bastava pagare tangenti, voleva anche detrarle dalle tasse. E per farlo elencò il bonifico come spesa aziendale. Ma come detto il famoso evento per cui sarebbero serviti quei soldi non si è mai tenuto. Nella migliore delle ipotesi quindi, quei soldi erano un prestito privato per Beckenbauer. E non si potevano chiedere rimborsi all’erario. Nella peggiore, erano una tangente. E qui si aprirebbe il vaso di Pandora. Per la Fifa la questione è prescritta. Per la Germania no, e infatti il processo è in corso e continua. Il Mondiale di Germania 2006 fu comprato. E se anche non lo si riuscisse a dimostrare in tribunale, basterebbe tenerlo a mente ogni volta che si pensa che la corruzione riguardi solo Paesi lontani.