Nasce la “piattaforma” per la finanza sostenibile: al vaglio l’impatto sociale

Nominati gli esperti per definire la normativa Ue per la finanza sostenibile. In gioco il fattore sociale e i temi caldi: nucleare e carbone

L'impatto sociale è uno dei tre pilastri di un investimento responsabile (che deve considerare ambiente, sociale e governance). Finora la tassonomia lo aveva trascurato, ma la nuova Piattaforma voluta dalla Commissione Ue dovrà riprenderlo in considerazione (elenabs/iStockPhoto)

Continua la strada dell’Europa per definire le regole per la finanza sostenibile. Il primo ottobre la Commissione Ue ha creato la Piattaforma per la finanza sostenibile, un organo consultivo composto da esperti provenienti dal settore pubblico e privato, che andrà a sostituire il Technical Expert Group (Teg) per portare a termine il lavoro iniziato ben quattro anni fa a Bruxelles, per dare un corpo legislativo al tema fondamentale della finanza sostenibile. Uno strumento chiave per la Commissione per la transizione verso un’economia a impatto zero.

I membri della neonata Piattaforma per la finanza sostenibile

Nominati quindi i membri (50 permanenti, 10 osservatori speciali e sette enti pubblici rappresentati), sulla base, si legge nel comunicato della Commissione, delle loro “competenze sui temi ambientali, di finanza sostenibile o di diritti umani e sociali“. È stato così creato un mix eterogeneo, con membri provenienti da mondi e settori diversi: accademia, industria, istituzioni e società civile.

La presidenza della Piattaforma è stata affidata a Nathan Fabian (Un Principles for Responsible Investment, UnPri), da anni impegnato nel campo della finanza sostenibile, nella ricerca sugli investimenti e nel rating delle imprese e nello sviluppo di processi e strumenti di investimento. 

Due gli italiani nominati, appartenenti alla categoria “Individui Tipo A”, ovvero «nominati per le capacità individuali, con provata esperienza e conoscenza nelle aree riguardanti la Taxonomy Regulation». Si tratta di Marzia Traverso (Head and Full Professor of Institute of Sustainability in Civil Engineering alla Rwth Aachen University) e Paolo Marullo Reedtz, rappresentante di Bankitalia nel “Committee on Payments and Market Infrastructures” e in altri comitati presso la Banca dei Regolamenti Internazionali, membro del Market Infrastructure Board e di altri comitati presso la Bce. Entra nella Piattaforma anche Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) all’interno della lista dei 9 Invited observers, ossia soggetti che possono partecipare alle riunioni, ma non alle determinazioni del team, e non hanno diritto di voto. 

I compiti della Piattaforma

Quattro i compiti a cui la Platform on sustainable finance sarà chiamata a rispondere:

  1. consigliare la Commissione sulla scelta dei criteri tecnici di screening per la tassonomia e sull’“applicabilità” (usability) dei criteri stessi;
  2. consigliare la Commissione nella revisione della “Taxonomy Regulation”, favorendo l’inclusione di ulteriori obiettivi di sostenibilità, tra cui la dimensione “social”, al momento esclusa, a danno della dimensione “environmental”; 
  3. monitorare e riferire sui capital flows verso investimenti sostenibili; 
  4. supportare la Commissione in modo più ampio sulla politica finanziaria sostenibile.

L’eredità del Teg

«Il lavoro della Piattaforma è appena iniziato, difficile fare previsioni sulle decisioni che assumerà. Quello che auspico, e che sarebbe sensato attendersi, è che raccolga l’eredità del Techical expert group on sustainable finance. Dovrebbe partire dal lavoro fatto dal Teg e integrare gli aspetti tecnici che mancano», spiega Francesco Bicciato, Segretario generale del Forum per la Finanza Sostenibile.

Ma non è detto che sia così. Certo, non avrebbe senso buttare nel cestino due anni di lavoro di un altro gruppo di esperti creato sempre dalla Commissione europea. Ma ci sono dei temi caldi, su cui il Teg non aveva preso una posizione netta. Due in particolare, uno più caldo dell’altro: carbone e nucleare.

Due temi scottanti: carbone e nucleare

Si tratta della possibilità di inserire tra le attività considerate sostenibili, purché rispettino alcune condizioni, anche quelle appartenenti ai comparti del carbone e del nucleare. Su questi due fronti c’era stato un duro scontro all’interno del trilogo – Commissione, Parlamento e Consiglio – ma soprattutto nel Consiglio, che rappresenta i singoli Paesi. Troppo forti gli interessi economici di alcuni per permettere di prendere decisioni che considerassero esclusivamente l’impatto sull’ambiente. Il regolamento finale escludeva il carbone, mentre lasciava in un certo senso in sospeso il nucleare. Il comparto dell’atomo, cioè, è stato momentaneamente escluso dalle attività sostenibili, ma il Teg aveva rimandato al futuro una rivalutazione della questione, nel caso gli sviluppi tecnologici avessero trovato soluzioni sostenibili per la gestione delle scorie.

«Ritengo che il reinserimento del carbone nella tassonomia sia fuori discussione – commenta Francesco Bicciato – mentre sul nucleare la questione è più complessa, e rischiosa. Di fronte all’attuale crisi economica Macron potrebbe tornare sui suoi passi e sostenere che la Francia non sia nelle condizioni di rinunciare a una fonte di reddito così importante per il Paese. È una partita tutta da giocare».

Il recupero del fattore sociale

«Uno dei temi invece su cui ci batteremo in questa fase è il recupero del fattore sociale tra i pilastri del concetto di sostenibilità – spiega Francesco Bicciato – La nuova piattaforma è incaricata di lavorare alla “riforma” della sustainable finance, a un’avoluzione quindi dell’Action Plan del 2018, che non considerava il fattore sociale. Ora invece è il momento di dare il giusto valore alla “S” (social) di ESG (environmental, social, governance)». 

..fondamentale di fronte alla crisi da coronavirus

«Il fattore sociale è fondamentale per un’economia sostenibile, quanto quello ambientale. Oggi questo è ancora più vero – continua Bicciato – Il coronavirus ha messo in luce l’importanza del fattore sociale anche per gli strumenti finanziari. Negli ultimi mesi l’emissione di bond di carattere sociale si è impennata. Nei primi tre mesi dell’anno sono stati raggiunti i 12 miliardi di euro di nuovi social bond, il 50% in più del primo trimestre dello scorso anno. Sono stati emessi anche covid bond e social health bond, obbligazioni per sostenere sistemi di welfare. Sarebbe importante che snche nel Next generation Ue vengano lanciati social bond sovrani, obbligazioni che sostengano il sistema sanitario».