Le attività umane causeranno 560 catastrofi naturali all’anno nel 2030
Secondo le Nazioni Unite, il mondo è «in una spirale di autodistruzione» causata dalle attività antropiche e dalle conseguenti catastrofi
Dopo lo scoppio della pandemia, con la crisi climatica in atto e con gli effetti delle attività antropiche sull’ambiente, risulta ormai chiara la necessità di cambiare il modo in cui si gestisce il rischio sistemico a livello mondiale. Il Global Assessment Report on Disaster Risk Reduction 2022 (GAR2022), pubblicato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di disastri (Undrr), analizza in che modo i governi e le comunità stiano reagendo al susseguirsi delle catastrofi degli ultimi anni. In particolare, per definire un cambio di passo rispetto a questi eventi il GAR2022 sostiene l’urgenza di azioni mirate a:
- comprendere e ridurre il rischio sistemico a livello globale;
- trasformare e rendere resilienti sin da ora i sistemi di governance;
- cambiare il modo attraverso cui il rischio viene percepito e affrontato dai governi e dalle persone.
Perdite economiche più che raddoppiate negli ultimi tre decenni
Nonostante gli impegni assunti a livello mondiale per costruire strutture maggiormente resilienti, affrontare i cambiamenti climatici e avviare dei processi di trasformazione sostenibile, non ci sono infatti evidenze che indichino un cambiamento positivo di rotta. Al contrario, le società contribuiscono ad accrescere i rischi generati. E a spingere il Pianeta sempre più velocemente verso i tipping point, i punti di non ritorno. Secondo il GAR2022, se i trend attuali non cambierannoo, il numero di disastri a livello globale per anno può aumentare dai circa 400 del 2015 a 560 all’anno entro il 2030. Il che equivale ad una crescita del 40%.
I disastri porteranno con sé anche ingenti perdite economiche. Se guardiamo a come è stato il trend fino al 2019, la perdita economica diretta media annua causata dai disastri è più che raddoppiata negli ultimi tre decenni. Con un aumento di circa il 145%. Passando da una media di circa 70 miliardi di dollari negli anni Novanta a poco più di 170 miliardi di dollari nello scorso decennio.
E questi trend non tengono neppure conto degli impatti futuri dei cambiamenti climatici. In forte crescita insieme alla possibilità che si verifichino eventi pericolosi per il pianeta e le persone.
Come affrontare i rischi sistemici e ridurre le catastrofi
Teoricamente, le azioni sostenute a livello politico e personale possono ancora invertire la rotta. Ma solo se si comprenderà meglio il rischio sistemico, e si accelerino i tempi per ridurlo. E affrontarlo in maniera più efficace.
Catastrofi naturali
Le inondazioni sono costate 82 miliardi di dollari nel 2021
I disastri naturali saranno sempre più frequenti e violenti a causa dei cambiamenti climatici. E comporteranno costi sempre più alti
Per farlo, è necessario rafforzare i sistemi di know-how esistenti. E sviluppare nuovi strumenti avanzati per affrontare la complessità, l’incertezza e la minaccia di effetti a cascata. Per esempio, i disastri possono avere impatti indiretti negativi sulle disuguaglianze sociali. Il GAR2022 menziona degli studi secondo cui la violenza contro le donne e le ragazze aumenta all’indomani dei disastri. Nei casi più estremi, si arriva anche a casi di omicidi volontari. C’è poi una forte correlazione tra povertà e rischio di catastrofi: nei Paesi ad alto rischio, in un confronto tra famiglie povere e non le prime sono più esposte ai disastri rispetto alle seconde.
Per questo, appunto, è fondamentale trasformare i sistemi per renderli più resilienti, e investire in nuovi approcci per comprendere e contenere il rischio sistemico.
Cosa possono fare governi e parlamenti
Per accelerare la riduzione del rischio sistemico e costruire sistemi di governance resilienti, il GAR2022 invita i governi e legislatori ad adottare una serie di politiche.
- In primo luogo, occorre imparare a misurare in modo adeguato. Affrontare il rischio sistemico richiede infatti l’applicazione di metriche che comprendano il grado di salute sociale, ambientale ed economica del Pianeta. Gli attuali sistemi di misurazione, invece, sono troppo focalizzati nel breve periodo. E non considerano gli impatti a cascata o il rischio tra Paesi. Queste limitazioni ostacolano la corretta valutazione e comprensione del rischio sistemico, impedendo la definizione di risposte efficaci per affrontarlo.
- Progettare sistemi che considerino come le menti umane reagiscono al rischio. Una ricerca riportata dal GAR2022 dimostra come le decisioni assunte in merito ai disastri siano influenzate da una serie di meccanismi innati nella mente umana. Tra cui il fatto che il processo decisionale sia orientato al breve periodo. Questa risposta al rischio porta a decisioni dettate dall’inerzia, e dall’eccessiva semplificazione del processo decisionale.
- Riconfigurare i sistemi finanziari e di governance per lavorare. E avviare dei processi di progettazione coinvolgendo anche le persone colpite. L’instabilità del sistema globale causata dai cambiamenti climatici e dagli altri numerosi disastri umanitari richiede oggi una maggiore flessibilità delle istituzioni. Che devono superare l’idea di raggiungere solo obiettivi statistici e abbracciare la possibilità di agire in un ampio raggio di possibili risultati. Solo così sarà possibile comprendere quando rispondere ai cambiamenti. E come farlo prontamente, prevenendo le catastrofi.