Papa Francesco: la crisi climatica dipende da un modello economico insostenibile
A otto anni dall'enciclica “Laudato si'”, dal papa un nuovo appello ad agire per il clima e una profonda critica al sistema economico
Sono passati ormai otto anni dalla pubblicazione della seconda enciclica di papa Francesco, conosciuta come “Laudato si’”, nella quale Bergoglio analizza l’interconnessione tra crisi ambientale della Terra e crisi sociale dell’umanità. Finora è stata la sua enciclica più “ecologica”.
Mercoledì 4 ottobre, papa Francesco ha pubblicato una nuova esortazione apostolica, che torna sulla crisi climatica. E richiama, di nuovo, il Cantico delle creature di San Francesco: nel “Laudate Deum”, infatti, torna a parlare di «Pianeta sofferente». In 6 capitoli e 73 paragrafi (qui il testo completo), Bergoglio completa quanto già affermato nel precedente testo sull’ecologia integrale. E al tempo stesso lancia un allarme e una chiamata alla corresponsabilità di fronte all’emergenza del cambiamento climatico, prima che sia troppo tardi.
Laudate deum: le grandi potenze interessate solo al «massimo profitto»
Il punto di vista del papa la critica è ampia e non riguarda solo l’azione sul clima. Il pontefice punta il dito contro il nostro sistema di sviluppo economico insostenibile. Nel quale si cerca la massimizzazione del profitto anziché la tutela del bene comune. «Purtroppo – osserva amaramente Bergoglio – la crisi climatica non è propriamente una questione che interessi alle grandi potenze economiche, preoccupate piuttosto di ottenere il massimo profitto al minor costo e nel minor tempo possibili».
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L’esortazione guarda in particolare alla Cop28 che si terrà a Dubai tra fine novembre e inizio di dicembre. «Con il passare del tempo – si legge nel documento – mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura». Nel “Laudate deum” Bergoglio attacca chi se la prende con i Paesi più poveri del mondo. Un paradosso, in un mondo caratterizzato dal «dominio di coloro che sono nati con migliori condizioni di sviluppo». «La realtà – prosegue il papa senza mezzi termini – è che una bassa percentuale più ricca della popolazione mondiale inquina di più rispetto al 50% di quella più povera. E che le emissioni pro capite dei Paesi più ricchi sono di molto superiori a quelle dei più poveri».
«Una bassa percentuale più ricca della popolazione mondiale inquina di più rispetto al 50% di quella più povera»
Papa Francesco, esortazione apostolica “Laudate Deum”
Nei capitoli a seguire, il papa si concentra su un modello economico che va cambiato alla radice. Anche per ristabilire un ecosistema sano, che è il prodotto «dell’interazione dell’uomo con l’ambiente, come avviene nelle culture indigene». In particolare, Bergoglio fa riferimento all’idea di un uomo «senza limiti» e alla mancanza di meritocrazia. Invitandoci a pensare che il mondo che ci circonda «non è un oggetto di sfruttamento, di uso sfrenato, di ambizione illimitata».
La critica all’idea di una crescita infinita basata sullo sfruttamento sfrenato delle risorse della Terra
Come conseguenza logica, «da qui si passa facilmente all’idea di una crescita infinita o illimitata, che ha tanto entusiasmato gli economisti, i teorici della finanza e della tecnologia». In questa critica ci rientra pure il paradigma tecnologico: «L’intelligenza artificiale e i recenti sviluppi tecnologici si basano sull’idea di un essere umano senza limiti, le cui capacità e possibilità si potrebbero estendere all’infinito grazie alla tecnologia». Viene riconosciuto come le risorse naturali necessarie per la transizione, come il litio, il silicio e tante altre, non siano certo illimitate. Ma il problema più grande «è l’ideologia che sottende un’ossessione: accrescere oltre ogni immaginazione il potere dell’uomo, per il quale la realtà non umana è una mera risorsa al suo servizio».
A papa Francesco vengono «i brividi» pensando alle capacità che la tecnologia è in grado di dare «a coloro che detengono la conoscenza e soprattutto il potere economico per sfruttarla. […] Mai l’umanità ha avuto tanto potere su sé stessa e niente garantisce che lo utilizzerà bene». D’altronde la storia è piena di nuove tecnologie usate per uccidere: basti pensare alle armi nucleari.
Il «pungiglione» etico e la questione dei negazionisti
Il papa critica poi i negazionisti climatici e lo fa partendo da quelli interni alla Chiesa. «Sono costretto – continua Francesco – a fare queste precisazioni, che possono sembrare ovvie, a causa di certe opinioni sprezzanti e irragionevoli che trovo anche all’interno della Chiesa cattolica». Eppure, la falsa informazione c’è ed è un meccanismo utile «nelle mani di chi ha maggiori risorse per influenzare l’opinione pubblica».
«I poveri stessi a volte cadono nell’inganno di un mondo che non viene costruito per loro»
Papa Francesco, esortazione apostolica “Laudate Deum”
Così come l’informazione anche l’etica del potere è in decadenza. Chi investe in progetti ambientali ed economicamente più giusti, tante volte lo fa solo per avvantaggiarsi, ingannando i più poveri. Tra gli esempi pratici, papa Bergoglio cita le scorie nucleari: «Basti pensare all’effimero entusiasmo per il denaro ricevuto in cambio del deposito di scorie tossiche in un sito».
Un diretto richiamo all’avidità di questa società: «Tale situazione non ha a che fare solo con la fisica o la biologia, ma anche con l’economia e il nostro modo di pensarla. La logica del massimo profitto al minimo costo, mascherata da razionalità, progresso e promesse illusorie, rende impossibile qualsiasi sincera preoccupazione per la casa comune e qualsiasi attenzione per la promozione degli scartati della società. I poveri stessi a volte cadono nell’inganno di un mondo che non viene costruito per loro».
«Le crisi occasioni sprecate per cambiamenti salutari, dal crollo della finanza nel 2008 al Covid»
Il “Laudate Deum” contiene anche soluzioni, non solo pars destruens. Per esempio, l’esortazione affronta il tema della debolezza della politica internazionale, insistendo sulla necessità di favorire «gli accordi multilaterali tra gli Stati», in un’ottica nuova, riconfigurata alla luce della nuova situazione.
È un peccato, deplora Francesco, che «le crisi globali vengano sprecate quando rappresenterebbero l’occasione per apportare cambiamenti salutari. È quello che è successo nella crisi finanziaria del 2007-2008 e che si è ripetuto in quella del Covid-19», che hanno portato «maggiore individualismo, minore integrazione, maggiore libertà per i veri potenti, che trovano sempre il modo di uscire indenni».
La proposta del papa: un multilateralismo dal basso per contrastare l’élite del potere
Quello proposto da Francesco è «un multilateralismo dal basso e non semplicemente deciso dalle élite del potere», ma per farlo i cittadini devono avere più potere politico. Non si tratta di sostituire la politica, sottolinea, ma stabilire «una nuova procedura per il processo decisionale».
Insomma, servono «spazi di conversazione, consultazione, arbitrato, risoluzione dei conflitti, supervisione e, in sintesi, una sorta di maggiore “democratizzazione” nella sfera globale, per esprimere e includere le diverse situazioni. Non sarà più utile sostenere istituzioni che preservino i diritti dei più forti senza occuparsi dei diritti di tutti». Perché, come accaduto con la pandemia «tutto è collegato. E nessuno si salva da solo».