Quelle armi Made in Germany che insanguinano lo Yemen

La Germania continua a esportare armi nei Paesi della coalizione a guida saudita in guerra nello Yemen. Ma il business coinvolge altre nazioni europee

Matteo Cavallito
Da anni lo Yemen è sconvolto da un conflitto estremamente violento © aapsky(iStockPhoto
Matteo Cavallito
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In meno di un semestre la Germania ha già esportato armi per oltre 1 miliardo di euro di controvalore nei Paesi della coalizione a guida saudita impegnata nella guerra in Yemen. Lo ha reso noto in esclusiva l’agenzia di stampa tedesca Deutsche Presse-Agentur (DPA), citando un documento ufficiale del Ministero dell’Economia di Berlino.

I dettagli della notizia, ripresi dall’emittente Deutsche Welle, sono emersi grazie a un’interrogazione formale del deputato dei Verdi tedeschi Omid Nouripour. Le cifre certificano la persistenza di un consolidato rapporto commerciale tra la Germania e le nazioni coinvolte nel conflitto. Rapporto che contrasta in pieno con il divieto formalmente in vigore, che impedirebbe alle aziende tedesche del settore di esportare nei Paesi coinvolti in conflitti armati.

800 milioni di euro di armi verso l’Egitto

Nel dettaglio: nei primi cinque mesi dell’anno Berlino ha approvato 56 transazioni. Tra queste, riferisce Deutsche Welle, 801,8 milioni di euro di esportazioni di armi verso l’Egitto e altri 26,1 milioni in direzione Emirati Arabi Uniti. Nella lista rientrerebbero anche due accordi di vendita di veicoli blindati all’Arabia Saudita per una cifra, in ogni caso, inferiore al milione di euro. Le operazioni sono in linea i noti trend di crescita sull’asse Germania – Medio Oriente.

Lo scorso mese di marzo, un rapporto dell’International Peace Research Institute di Stoccolma (SIPRI) aveva evidenziato come le importazioni di armi nell’area nel periodo 2014-18 fossero aumentate dell’87% rispetto al quinquennio precedente. Nello stesso lasso di tempo le esportazioni di armi tedesche erano cresciute del 13%. Ma il vero botto lo aveva fatto proprio l’Arabia Saudita. Un +192% sugli acquisti che aveva consentito a Riyad di diventare il primo importatore mondiale (12% delle quote di mercato). La Germania resta il quarto esportatore (6,4%), alle spalle della Francia (6,8%), della Russia (21%) e degli Stati Uniti (36%).

Il Made in Germany “trionfa” in Yemen

Il coinvolgimento dell’industria tedesca delle armi nel conflitto yemenita rappresenta uno scandalo relativamente recente. All’inizio dell’anno, un’inchiesta congiunta di Deutsche Welle, dell’emittente Bayerischer Rundfunk, della rivista Stern e dei network esteri Lighthouse Reports (Olanda) e Bellingcat (Regno Unito) aveva portato alla luce prove della presenza di armamenti e tecnologia Made in Germany nelle zone di guerra.

Le immagini raccolte dagli inquirenti utilizzando fonti pubbliche come Twitter, YouTube e Google Earth mostrano tra le altre cose colonne di veicoli blindati Oshkosh prodotti negli Stati Uniti che montano sistemi di puntamento a controllo remoto Fewas di fabbricazione tedesca. I Fewas sono prodotti Dynamit Nobel Defence, un’azienda di Burbach, nella Renania Settentrionale-Vestfalia. La vendita dei sistemi di puntamento della Dynamit Nobel agli Emirati Arabi Uniti, per un totale di 81 milioni di euro, è stata approvata dal governo tedesco nel 2009.

Berlino si giustifica con la ragion di Stato

In risposta all’inchiesta giornalistica, il governo tedesco ha giustificato le esportazioni richiamandosi a una sorta di ragion di Stato. «L’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi giocano un ruolo importante nella Penisola Arabica nell’ambito degli sforzi della comunità internazionale per riportare la stabilità» ha fatto sapere il Ministero degli Esteri di Berlino. Il coinvolgimento dei sauditi attira tuttora gran parte dell’attenzione, ma la posizione degli Emirati Arabi, sostiene ancora Deutsche Welle, resta di particolare importanza visto il ruolo primario assunto da questi ultimi nelle operazioni belliche di terra.

Un dispiegamento decisivo di uomini e mezzi militari acquistati all’estero come gli autocarri MAN usati per trasportare carri armati Leclerc prodotti in Francia ma dotati di un motore tedesco. I MAN sono realizzati dalla RMMV, una joint venture che coinvolge il colosso tedesco Rheinmetall che, come noto, è da tempo al centro delle proteste degli attivisti e degli azionisti attivi.

Londra e Parigi in pressing su Berlino

Dopo l’omicidio del giornalista Jamal Kashoggi, avvenuto nelle segrete stanze dell’ambasciata saudita di Istanbul nell’ottobre del 2018, la Germania ha bloccato la vendita di armi a Riyad. L’embargo non riguarda soltanto gli armamenti prodotti in Germania ma anche quelli realizzati all’estero con la presenza di componentistica tedesca.La decisione aveva creato un certo malumore in Francia e Regno Unito. Parigi e Londra, ricorda ancora Deutsche Welle, avevano intensificato il pressing su Berlino nella speranza di convincere il governo a tornare sui suoi passi.  A marzo la decisione è stata parzialmente rivista con l’approvazione di un’esenzione per i progetti già in essere che coinvolgono altri partner europei.

Gli effetti concreti dell’embargo non appaiono soddisfacenti. In primo luogo per l’inefficacia dei controlli, già denunciata dalla stessa inchiesta giornalistica. In secondo luogo per l’ampia e consolidata presenza di fornitori europei che dalla guerra in Yemen possono continuare a trarre profitto. La coalizione a guida saudita, infatti, può contare su forniture provenienti non solo da Francia e Germania ma anche da Belgio, Russia, Spagna e Svizzera.

Ma non è tutto. Perché nel caos della guerra prolifera la corruzione e con essa il mercato nero delle armi che in più di un’occasione possono finire addirittura nelle mani dei terroristi. A novembre, un’inchiesta del network giornalistico giordano Arab Reporters for Investigative Journalism aveva mostrato come i militanti di al-Qaeda attivi in Yemen fossero entrati in possesso di fucili d’assalto prodotti in Arabia Saudita, ricorda Deutsche Welle, su licenza della tedesca Heckler & Koch.