Sbatti il mostro in prima pagina: la Sampdoria, le viperette e il petrolio
Ogni settimana il commento di Luca Pisapia sugli intrecci tra finanza e calcio
Sbatti il mostro in prima pagina, secondo la tipica strategia adottata nel Belpaese per cui c’è sempre un capro espiatorio da poter sacrificare per nascondere problemi ben maggiori. È quello che sta succedendo in questi giorni dopo l’arresto di Massimo Ferrero, proprietario della Sampdoria dal 2014 e non si sa ancora per quanto.
Il personaggio è abbastanza respingente, su di lui circolano le peggiori voci, oltre ad essere responsabile dei fallimenti di diversi aziende. Per questo, dopo averlo dipinto per anni come una simpatica macchietta, oggi tutti i media sparano a zero su di lui. Eppure, a guardare bene, non sembra essere lui il problema.
Ferrero comprò la Sampdoria nei giorni in cui i suoi legali stavano chiedendo il patteggiamento per il fallimento della compagnia aerea Livingston, e la comprò non con i suoi soldi, ma con quelli della famiglia Garrone, i precedenti proprietari che attraverso le loro holding San Quirico e Sampdoria Holding gli regalarono letteralmente 65,4 milioni: 36,5 milioni nelle casse dell’Unione Calcio Sampdoria e 28,9 in conto capitale della Sport Spettacolo Holding di Ferrero. Inoltre prima della vendita i Garrone ripulirono la società di tutti i debiti e non fecero alcun aumento di capitale.
Una vicenda assurda, su cui nessuno nel governo del calcio ebbe da ridire. Anzi i Garrone presentarono l’allora sconosciuto Ferrero detto “Viperetta” come «la prosecuzione dello stile della nostra famiglia» e che per altri sei mesi si occuparono di lui provvedendo attraverso la San Quirico a pagare tutti gli stipendi arretrati della Spettacolo Holding. I Garrone così eleganti, così ricchi, così padronali, così carini e educati, sono tuttora portati a esempio di buona gestione nel calcio.
Ora che Ferrero in galera è tornato ad essere il “Viperetta”, lontano dallo stile della famiglia Garrone, e si cerca di capire chi c’è dietro la Spettacolo Holding, che in quanto fiduciaria può schermare la proprietà delle quote. Qualcuno ha fatto il nome di Gabriele Volpi, che subito ha smentito, uno degli uomini più ricchi d’Italia: petroliere come i Garrone, già proprietario dello Spezia e in qualche modo del Verona (con sospetti di auto riciclaggio ed evasione), il cui nome appare in varie inchieste per reati connessi alla Nigeria, paese di cui prese la cittadinanza anni fa.
E oggi ancora i Garrone e i Volpi, sempre più ricchi, carini e educati, sono acclamati ovunque come salvatori della patria, e insieme a loro misteriosi fondi con sede nei paradisi fiscali ed ex calciatori come uomini immagine a garantirne chissà come la solidità, da quegli stessi media che a Massimo Ferrero detto “Viperetta”, il mostro perfetto, riservano il trattamento da capro espiatorio che vaga nel deserto della derisione e del pubblico ludibrio. Il mostro è in prima pagina, il sistema è salvo. Ancora una volta.