3600 scienziati: ecco 10 azioni per rendere sostenibile l’agricoltura Ue
La prossima PAC condizionerà clima e mercato. Migliaia di scienziati si schierano: puntiamo su un modello agroecologico che non favorisca solo chi possiede più terra
«Allo stato attuale, la PAC rischia di minare il Green Deal europeo», a partire dai suoi obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2È il quantitativo di CO2 presente nell’atmosfera, calcolato normalmente in parti per milione (ppm).Approfondisci. Questo è solo uno degli avvertimenti preoccupati che emergono da un appello lanciato recentemente da oltre 3600 scienziati (240 gli italiani) rispetto alla necessità che l’Unione europea cambi la prossima Politica agricola comunitaria. Gli accademici temono infatti che venga messo in discussione l’importante provvedimento programmatico lanciato dalla presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen appena insediata. Serve – affermano – un modello di agricoltura sostenibile che, accogliendo i principi dell’agro-ecologia, aiuti a conservare la natura e a sviluppare le risorse collettive.
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Queste istanze sono state indirizzate ai vertici di Bruxelles e a tutte le parti coinvolte nei negoziati per la prossima PAC per il periodo 2021-2027 da diverse organizzazioni ecologiste e ambientaliste, aderenti in Italia alla campagna Cambiamo l’agricoltura. Nel mirino ci sono le regole che l’Europa sta elaborando e adotterà per stabilire la destinazione di un pacchetto di denaro pubblico che vale circa il 30% del bilancio comunitario, per un totale di ben 365 miliardi di euro.
Una cifra importante – seppure ridotta rispetto a quella della precedente edizione – e che non è escluso venga riconsiderata dopo la profonda crisi economica da coronavirus. Ma ciò che interessa ai promotori dell’appello prescinde dal ragionamento strettamente economico e nasce da alcuni interrogativi.
Quale tipo di sviluppo agricolo vogliamo per l’Europa? E soprattutto: quali agricoltori e quali pratiche intendiamo incentivare e premiare?
Dieci azioni per l’agricoltura multifunzionale
Alla base dell’appello degli scienziati c’è un documento frutto di un lavoro di ricerca di alcuni anni: al suo interno sono contenute una serie di analsi su quanto la PAC finora non abbia soddisfatto pienamente gli scopi originari e quanto rischi, se non riformata, di ostacolare la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile ONU. Nel testo, oltre alla disamina fortemente critica della PAC 2014-2020 segue la proposta di dieci azioni urgenti per riformare la Politica agricola futura.
- Trasformare i pagamenti diretti in pagamenti per beni pubblici;
- fornire un supporto sufficiente per un’efficace mitigazione dei
cambiamenti climaticiVariazione dello stato del clima rispetto alla media e/o variabilità delle sue proprietà che persiste per un lungo periodo, generalmente numerosi decenni.Approfondisci; - fornire supporto sufficiente per strumenti efficaci a mantenere la biodiversità e gli ecosistemi;
- promuovere approcci innovativi per progettare e attuare misure per affrontare le sfide ambientali;
- migliorare la pianificazione spaziale e l’implementazione collaborativa delle misure a livello di paesaggio;
- richiedere agli Stati membri di fissare obiettivi S.M.A.R.T. nei loro piani strategici (ovvero specifici, misurabili, ambiziosi, realistici e con tempi definiti);
- rivedere la serie di indicatori perché siano conformi a quelli degli Obiettivi di sviluppo sostenibile Onu;
- rafforzare il monitoraggio ambientale e l’applicazione delle misure per garantire che gli strumenti della PAC portino a risultati desiderabili;
- individuare e affrontare gli impatti globali della PAC, in particolare nel Sud del mondo;
- migliorare la governance della PAC e le sue riforme per migliorare trasparenza, responsabilità, partecipazione e conoscenza.
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Dieci azioni chiare, suffragate dalla scienza e dall’esperienza, che costituiscono una sorta di ricetta per la transizione ecologica dell’agricoltura, e che i promotori della campagna e alcuni scienziati hanno elaborato e propugnano al fine di raggiungere tre scopi essenziali:
- la sicurezza alimentare a lungo termine;
- la conservazione della biodiversità;
- la mitigazioneRappresenta il secondo asse maggiore delle politiche sui cambiamenti climatici, assieme all’adattamento.Approfondisci dei cambiamenti climatici.
A partire da questo orizzonte, viene rivolta una richiesta preliminare alla Commissione, al Parlamento e al Consiglio europei e agli Stati membri: far sì che tutti gli elementi della PAC di domani, senza eccezioni, vengano allineati ai principi di sostenibilità e multifunzionalità (l’agricoltura è pensata come elemento indissolubile all’interno di un sistema complesso), dove i pagamenti pubblici siano indirizzati verso beni pubblici.
Il danno alla biodiversità e il meccanismo perverso dei sussidi alla terra
Gli scienziati puntano a ridurre la diffusione di un modello di agricoltura intensiva di tipo industriale. Le dieci azioni, se sposate a livello politico e messe in atto nei campi, dovrebbero infatti invertire un trend distruttivo che – stando ai dati diffusi con l’appello – dal 1980 ad oggi ha portato la perdita di un 57% degli uccelli legati agli ambienti agricoli (in Italia il 23% che sale al 45% nelle aree di pianura). Per non dire del grave declino di popolazione cui sarebbero soggette le farfalle, le api e gli altri insetti impollinatori.
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Per preservare la natura in Europa la prossima PAC «dovrebbe interrompere il finanziamento di pratiche distruttive – la fine immediata dei sussidi alla produzione e l’eliminazione graduale dei pagamenti diretti – e intensificare il sostegno alla transizione degli agricoltori verso un’agricoltura rispettosa della natura». Un percorso ritenuto necessario per invertire la rotta, attuando passi come quello di dedicare il 10% dell’area agricola ad habitat naturali come siepi, fiori o terreni incolti, con «finanziamenti specifici destinati agli agricoltori per le attività di protezione della natura».
C’è però un altro aspetto cruciale: va modificata la logica di attribuzione dei fondi gestiti dalla Politica Agricola Comune: «Al momento, il principale fattore che determina la quantità di “sostegno al reddito” che un beneficiario della PAC ottiene è la dimensione della sua azienda agricola: l’80% di questi pagamenti va al 20% degli agricoltori. Ciò significa che gli agricoltori sono bloccati in un sistema in cui chi ha più terra riceve la maggior parte del denaro, indipendentemente dalla qualità ambientale dell’agricoltura fatta». Un sistema che favorirebbe l’interesse economico di pochi rispetto a quello collettivo, per la felicità gli oligarchi dell’agroindustria, come denunciato in una recente inchiesta pubblicata sul New York Times.