Sessismo nella finanza, il Parlamento inglese apre un’indagine

Il Parlamento di Londra ha aperto un'inchiesta sul sessismo nel mondo della finanza, dopo la vicenda del gestore di hedge fund Crispin Odey

Caterina Orsenigo
Il Parlamento inglese vuole indagare sulle pratiche scorrette nei confronti delle donne nel mondo della finanza © seb_ra/iStockPhoto
Caterina Orsenigo
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Crispin Odey è un famoso investitore e finanziere inglese: classe 1959, aveva fondato un hedge fund più di trent’anni fa ed era sopravvissuto pienamente a ogni terremoto finanziario. Una star del settore.

La vicenda del finanziere inglese Crispin Odey

Come spesso accade a uomini di potere, a maggior ragione di quella generazione, probabilmente si credeva in diritto di tutto e forse non gli era mai venuto in mente che una donna potesse non volerlo. Certamente, riteneva di poter usare impunemente ogni mezzo per convincerle. Qualche decennio fa non avrebbe mai sospettato che a farlo cadere sarebbe stato proprio questo e invece i tempi per fortuna cambiano, tredici donne fra le receptionist passate dal suo fondo hanno testimoniato contro di lui, otto di queste l’hanno accusato di aggressione sessuale. Si è dovuto dimettere, rischia fino a 10 anni di carcere e non potrà più gestire soldi per conto terzi. 

Fari puntati sul settore, ed è così che il Parlamento di Londra ha deciso di aprire una nuova inchiesta sul sessismo nel mondo della finanza. Nuova, perché ce n’era già stata una nel 2018: era servita a evidenziare le disparità di genere relativamente all’accesso e soprattutto alla possibilità di fare carriera nel settore.

Nella finanza la distanza salariale tra uomini e donne è più alta rispetto agli altri settori

Nel rapporto si era parlato di cultura del “maschio alfa” ed erano emerse diverse accuse di “cattiva condotta” sessuale non solo per da parte di Crispin Odey: un problema strutturale, non sparute eccezioni. E poi, ancora più strutturale, il divario finanziario. Da quattro anni è obbligatorio un rapporto annuale sul tema e le notizie emerse non era buone: il “gap” è del 26,6%, rispetto al 12,1 della media nazionale negli altri settori. 

Ora si tratta di vedere se in questi cinque anni ci siano stati dei miglioramenti concreti. Bisogna capire se le donne che lavorano nell’industria dei servizi finanziari oggi si sentano più tutelate e anche più supportate nello sviluppo della loro carriera rispetto all’indagine di cinque anni fa. Se insomma la pressione esercitata attraverso queste inchieste sia servita a qualcosa.

Nell’ultimo decennio alcuni miglioramenti, ma ancora insufficienti

Negli ultimi tredici anni si è passati dal 12% di donne nei consigli d’amministrazione al 40%: un netto miglioramento ma siamo ancora lontani dalla parità. E come c’era d’aspettarsi, più si sale di livello meno donne si trovano, con una significativa frattura tra il primo gradino e i ruoli apicali. Ai quali le donne hanno una probabilità nettamente inferiore di poter accedere rispetto agli uomini. Niente di nuovo: orari prolungati, mancanza di flessibilità e un’organizzazione della famiglia in cui responsabilità della cura pesa ancora per la maggior parte sulla donna. Così, far carriera diventa spesso complicatissimo.

Attraverso indagini e testimonianze, le autorità del Regno Unito puntano ad esaminare le misure portate avanti dal settore per impedire comportamenti sessisti, abusi e violenze. Oltreché per ridurre il divario sul piano dei salari e per rimuovere gli ostacoli sul piano della carriera. 

Le testimonianze sono cruciali per superare il problema

Difficile che le notizie che troverà siano troppo positive: lo scorso aprile un’analisi realizzata da Reuters parlava di un divario salariale del 30,1% nel 2022 e di 35% di donne in ruoli più dirigenziali. 

Possibile però che il deciso invito alle donne del settore a testimoniare e le inchieste e controlli ripetuti negli anni spingano seppur faticosamente il settore su una buona strada, anche con l’aiuto di un graduale ricambio generazionale.