Abusi e molestie nei McDonald’s in Gran Bretagna

Un'inchiesta della BBC rivela un ambiente di lavoro tossico. Sono oltre 100 le denunce di molestie da parte dei dipendenti di MacDonald's UK

©TonyBaggett/iStockPhoto

Aggressioni sessuali, molestie, abusi e razzismo . Una cultura tossica è stata svelata da una recente inchiesta della BBC sulle condizioni di lavoro all’interno dei ristoranti McDonald’s nel Regno Unito. Sono oltre cento i dipendenti, attuali o recenti, che denunciano palpeggiamenti e molestie all’ordine del giorno da parte di colleghi e superiori. Principalmente ragazze e ragazzi, alcuni di 17 anni, se non più piccoli. McDonald’s ha dichiarato di «essere caduta in basso» e si è «profondamente scusata», aggiungendo che tutti gli impiegati meritano di lavorare in un ambiente sicuro, rispettoso e inclusivo.

L’inchiesta

McDonald’s è come noto uno dei maggiori datori di lavoro privati del Regno Unito. Qui il colosso dei fast-food conta 170mila dipendenti, che lavorano nei 1.450 ristoranti sparsi per il Paese. Tre quarti dei lavoratori hanno tra i 16 e i 25 anni e per molti quello presso McDonald’s rappresenta il primo impiego.

A febbraio l’azienda aveva firmato un accordo legalmente vincolante con la Commissione per l’uguaglianza e i diritti umani (EHRC) – ente britannico che si occupa di promuovere e sostenere gli ideali e le leggi in materia di uguaglianza e diritti nel paese– in cui si impegnava a proteggere il personale da violenze e molestie sessuali.

Da quel momento la BBC comincia ad indagare e contatta i dipendenti dell’azienda, chiedendo delle loro personali esperienze lavorative presso McDonald’s. Dopo sei mesi l’emittente britannica scopre una situazione lavorativa insostenibile, fatta di sessismo e violenze, fisiche e verbali. Delle oltre cento accuse raccolte, 31 riguardano aggressioni sessuali, 78 molestie sessuali, 18 sono accuse di razzismo e sei di omofobia. In diversi casi emerge che i responsabili di molestie e aggressioni sono i dirigenti.

Un clima di paura sul posto di lavoro

Le testimonianze raccolte grazie all’inchiesta riguardano molestie, palpeggiamenti, insulti e aggressioni. Sono tutte accumunate dalla paura che ogni giorno ragazze e ragazzi provano recandosi sul posto di lavoro, consapevoli delle molestie che subiranno. «Se lavori da McDonald’s sai che sarai molestata», ha dichiarato Emily, una ragazza di 20 anni che ha lasciato l’anno scorso la filiale di Brighton dopo che un collega, un uomo di 70 anni, continuava ad accarezzarle i capelli, mettendola a disagio. «Andavo al lavoro con la paura», racconta Shelby che l’anno scorso, a 16 anni, lavorava nel Berkshire. «Qui – prosegue la ragazza – i colleghi maschi sfruttavano la disposizione angusta della cucina per toccare il personale femminile più giovane».

Le giovani donne intervistate hanno dichiarato di essersi sentite costantemente giudicate per il proprio aspetto. Alcune hanno rivelato di esser state costrette a indossare uniformi troppo strette per loro. «Da McDonald’s c’è un detto: “Tette in cassa”. I ragazzi in cucina e le ragazze al bancone – racconta una ragazza di 22 anni che ha lavorato a Norwich –. L’idea è di mettere le persone attraenti in bella vista». La lista di accuse è lunga. Alcuni dipendenti parlano di messaggi sessualmente espliciti, ricevuti da parte di manager senior, altri di avances sessuali esplicite e altri ancora di insulti razzisti. L’EHRC si è detta preoccupata per quanto scoperto dalla BBC e ha istituito una hotline confidenziale per i dipendenti che vogliono denunciare abusi e molestie.

Le denunce ignorate dai dirigenti

Molti dei lavoratori con cui la BBC ha parlato dichiarano di aver presentato reclami formali ai dirigenti. Ai quali però non è stato dato alcun seguito nei fatti. Sempre Shelby racconta che i dirigenti della sua filiale mettevano in guardia i ragazzi da un dipendente di 50 anni e consigliavano loro di stargli alla larga. La giovane l’estate scorsa è stata afferrata alle spalle e palpeggiata dall’uomo in questione. In seguito, ha raccontato l’episodio ai dirigenti. Questi hanno ignorato l’accaduto e Shelby si è licenziata.

Un’altra lavoratrice della filiale di Birmingham racconta di esser stata toccata sul sedere da un collega quando aveva 19 anni. La dipendente ha riferito subito l’accaduto al suo manager, ma non è stato preso alcun provvedimento, nonostante le telecamere di sicurezza avessero ripreso la scena. La donna, quindi, si è licenziata perché si sentiva a disagio a lavorare con il collega che l’aveva molestata.

McDonald’s ha dichiarato che avvierà delle indagini per capire come mai queste e molte altre denunce sono state ignorate. Il 21 luglio, in risposta all’inchiesta, Alistar Macrov – CEO di MacDonald’s UK – pubblica una nota ufficiale: «Abbiamo fallito in alcune aree critiche e sono determinato a sradicare ogni comportamento al di sotto degli elevati standard di rispetto, sicurezza e inclusione che si richiedono a tutti presso McDonald’s».

Non è la prima volta che McDonald’s nel Regno Unito è oggetto di denunce per molestie

A inizio febbraio l’azienda ha firmato un accordo legalmente vincolante con l’EHRC, impegnandosi a garantire una politica di tolleranza zero nei confronti di abusi e molestie sessuali. In base all’accordo McDonald’s UK avrebbe dovuto fornire ai dipendenti corsi di formazione anti-molestie e rafforzare le politiche per rispondere meglio alle denunce. Sono passati cinque anni da quando le prime accuse di molestie sono state mosse da dipendenti McDonald’s nel Regno Unito. Nel 2019 Bakers, Food and Allied Workers Union – un sindacato britannico – ha dichiarato di aver ricevuto mille denunce da parte di donne molestate da supervisori e manager. All’epoca le notizie sulle accuse erano scarse, probabilmente perché alcuni casi vennero risolti con clausole di riservatezza.

Ma non ci sono solo le filiali britanniche nel mirino. Negli Stati Uniti l’azienda sta affrontando cause multimilionarie intentate dai dipendenti. Le accuse sono anche questa volta di molestie e abusi da parte di manager e supervisori. Nel 2019 il CEO di McDonald’s Usa, Steve Easterbrook, è stato licenziato dopo che è stata scoperta una relazione inappropriata con le dipendenti delle filiali.