Le Canarie allo stremo: il turismo è diventato insostenibile
Solo nel 2022 alle Canarie ci sono stati 14 milioni di visitatori a fronte di 2 milioni di abitanti: il turismo sta diventando insostenibile
La crescita insostenibile del turismo, unita alla speculazione immobiliare e a una presenza esorbitante di residenti stranieri stanno mettendo alla prova la tenuta delle Isole Canarie. Meta privilegiata di tanti che inseguono il sole e il mare anche nella stagione più fredda, solo lo scorso anno l’arcipelago è stato visitato da circa 14 milioni di turisti attratti dal clima mite e perennemente soleggiato. Numeri spropositati, a fronte di quelli degli abitanti complessivi delle isole: 2,2 milioni.
I servizi, come gli ecosistemi, sono allo stremo. Lo denuncia il collettivo Canarias se Agota (Le Canarie sono esauste). Il gruppo è promotore di una grande protesta che, lo scorso 20 aprile, ha visto sfilare decine di migliaia di persone a Santa Cruz de Tenerife, Las Palmas de Gran Canaria, Arrecife (Lanzarote), Puerto del Rosario (Fuerteventura), Valverde (El Hierro), San Sebastián de La Gomera e Santa Cruz de la Palma.
Al grido di «Canarias tiene un límite» varie organizzazioni ambientaliste, tra cui Greenpeace, WWF, Ecologisti in azione, Amici della Terra e SEO/ Birdlife, hanno aderito alle proteste. Sei giorni prima delle marce, undici attivisti del collettivo hanno cominciato uno sciopero della fame a oltranza. L’obiettivo: fare pressione sulle autorità affinché intervengano su una situazione ormai insostenibile.
Alle Canarie il turismo insostenibile non paga gli affitti
C’era una volta il turismo che, prima di divenire insostenibile, ha traghettato l’arcipelago delle Canarie da una situazione di povertà estrema a una crescita vertiginosa della sua economia. Nel 2022 il gruppo di isole ha registrato un aumento del prodotto interno lordo (PIL) del 9,3%, il doppio rispetto alla media nazionale del 4,4%. Le previsioni annunciano un ulteriore 2,6% quest’anno, e l’1,6% per il 2025.
La popolarità turistica però sta diventando un problema: le isole sono sovraffollate, i servizi sono messi a dura prova e anche l’ambiente ne risente. Il progetto di due nuovi villaggi per turismo di lusso a Tenerife è stata la scintilla per l’esplosione delle proteste: l’ennesima speculazione edilizia da un lato, un ulteriore passo verso uno «sviluppo suicida» del settore turistico dall’altro. Gli abitanti sono esausti e chiedono un intervento istituzionale che tuteli le isole. Una moratoria sul turismo; una nuova tassa, a protezione dell’ambiente, per i visitatori; una regolamentazione del sistema degli alloggi che tuteli la popolazione locale.
I benefici del turismo sono stati presto superati dai suoi costi: sociali e ambientali innanzitutto. Il tenore degli slogan delle proteste non lascia spazio a dubbi. «Il turismo non paga il mio affitto», «Non è siccità, è saccheggio», sono alcuni tra i messaggi chiave. Nell’arcipelago la forte presenza straniera e la mancanza di regolamentazione sugli investimenti immobiliari stanno facendo aumentare i prezzi delle case. Il numero spropositato di presenze, in rapporto a quello degli abitanti ufficiali, sta esaurendo le risorse. Mentre crescono le entrate dall’estero, i salari dei lavoratori, tra i più bassi della Spagna, restano al palo.
Lo sviluppo turistico sta travolgendo la Spagna
Lo sviluppo insostenibile del turismo non è un problema che riguarda esclusivamente le Isole Canarie. Mentre Barcellona si sta confrontando con la peggiore siccità della sua storia recente, strutture turistiche come gli alberghi con piscine, a detta dei residenti, sembrano esenti da ogni tipo di regolamentazione. Qui lo scorso anno sono accorsi 25,7 milioni di visitatori. Proprio da qui sono nate le proteste contro gli effetti insostenibili di uno sviluppo turistico illimitato.
La mobilitazione si estende a tutta la Spagna che, lo scorso anno, ha registrato complessivamente più di 85 milioni di visite. A Malaga sono comparsi adesivi contro i turisti sulle porte degli alloggi con affitti a breve termine. Nelle Baleari una serie di falsi cartelli all’ingresso delle spiagge più turistiche allerta i visitatori contro la caduta di massi o il pericolo meduse. Lo scorso 25 maggio più di 10mila residenti di Palma di Maiorca si sono radunati a Plaça d’Espanya per protestare «contro il turismo di massa e per il diritto a un alloggio dignitoso». Qui le proteste hanno già portato alla cancellazione di 18mila alloggi dei 430mila disponibili sull’isola. Nel frattempo si sfilava anche a Minorca; il giorno successivo è stata la volta di Ibiza.
Tenerife è ormai in ginocchio, da qualche settimana piegata da una grave carenza idrica. La quantità di rifiuti cresce in maniera esponenziale, come quella delle auto in circolazione. La situazione abitativa, per i residenti, sta diventando sempre più complessa: le Canarie sono la quarta comunità autonoma spagnola per prezzi al metro quadro della case in affitto (su diciassette).
Gli attivisti chiedono una moratoria sul numero di visitatori. L’attacco non è al turismo tout court, che rappresenta in ogni caso il 35% dell’economia e nel 2022 ha portato quasi 17 miliardi di euro. Dal settore traggono occupazione il 40% dei lavoratori. Gli stipendi, però, sono tra i più bassi (1.630 euro al mese) e il tasso di disoccupazione tra i più alti (16,2%) della Spagna. Quasi il 34% della popolazione locale è a rischio povertà ed esclusione sociale: è la seconda percentuale più alta, dopo l’Andalusia, di tutta la Spagna.
Il problema non sono (solo) i turisti occasionali
Alle Canarie, però, il problema non è (solo) il turismo ormai divenuto insostenibile. Il numero dei residenti stranieri continua a crescere. Rappresentano ormai il 15% della popolazione censita: 320mila persone. Altre 160mila sono di nazionalità spagnola ma nate all’estero e successivamente trasferitesi a ingrossare del 6% il numero di residenti provenienti da altri paesi: Germania, Italia e Regno Unito innanzitutto.
La popolazione straniera è anche veicolo di crescita economica per le isole. Il 40% dei lavoratori è di origine straniera, così come molti dei medici che svolgono la propria attività alle Canarie.
Aniano Hernández, ex membro del Comitato di esperti sulla migrazione e la popolazione nelle Canarie e docente della Università di Las Palmas di Gran Canaria, denuncia il pericolo di collasso dei servizi pubblici. È vero che il forte afflusso di turisti ha aperto alle isole le porte del mondo. Ma questo, secondo il docente, sta avendo effetti catastrofici su sanità, istruzione, giustizia e qualità della vita.
È chiaro nei comuni di Arona e Adeje, dove la popolazione straniera censita super di gran lunga quella locale, mettendo a dura prova i servizi sociali. Ruth Martín, consigliera dei servizi pubblici di Arona, ha spiegato che il comune è già in difficoltà nel garantire aiuti scolastici, sicurezza alimentare o supporto per i disoccupati. Nel frattempo aumentano gli affitti e il mercato immobiliare sta crollando.
Nel frattempo il governo è al lavoro per ottenere una legge che regoli le acquisizioni immobiliari, favorendo la popolazione locale. Fernando Clavijo, presidente delle Isole Canarie, ha sollecitato la nascita di un forum dedicato al tema all’interno della Conferenza delle Regioni periferiche e marittime d’Europa. Lo scopo dovrà essere elaborare una «strategia sulla sfida demografica» a partire da approcci «scientifici e giuridici».
Secondo l’esecutivo, la prossima Commissione europea dovrà farsi carico di questa iniziativa.