Ambiente e diritti, il boicottaggio di Vanguard

Il secondo fondo più grande del mondo ha valutato 400 proposte degli azionisti su temi ambientali e sociali. Non ne ha sostenuta nessuna

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«Le proposte degli azionisti sono un modo importante ed efficace a disposizione degli investitori per far sentire la loro voce. Dal momento che spesso riguardano aspetti come i diritti degli azionisti o problematiche socio-ambientali, queste proposte consentono agli investitori di indurre le società partecipate a operare dei cambiamenti». È quanto si legge nel sito italiano del fondo d’investimento statunitense Vanguard, il secondo più grande del mondo (dopo BlackRock) con 9.300 miliardi di dollari di asset gestiti. Viene spontaneo chiedersi quante siano le proposte a carattere sociale e ambientale che questo gigante della finanza ha supportato durante le assemblee degli azionisti di quest’anno. La risposta è nessuna.

Vanguard e la sua improvvisa avversione per le proposte degli azionisti

Il quotidiano Financial Times fa sapere che Vanguard ha raggiunto il suo momento di massimo attivismo nel 2021: all’epoca, ha sostenuto il 46% delle proposte degli azionisti su temi ambientali e sociali. Lo scorso anno si è fermato al 2%. Durante le assemblee di quest’anno ne ha valutate circa 400, di cui una quarantina anti-ESG. Ma non ne ha trovata nemmeno una da sostenere. Il motivo? «In ciascuno di questi casi, le proposte non affrontavano rischi finanziari materiali per gli azionisti delle aziende in questione o erano eccessivamente prescrittive nelle loro richieste». Il fondo si è però espresso a favore di 51 proposte relative ai diritti degli azionisti, sulle 187 che sono state presentate sul versante della governance. Cioè il terzo pilastro dell’acronimo ESG.

In compenso, Vanguard si è unito al coro dei consensi per la rielezione del Ceo del colosso petrolifero ExxonMobil, Darren Woods, e dei dodici membri del consiglio di amministrazione. Una multinazionale fossile che, con una mossa inaudita, si è rivolta a un tribunale federale per mettere a tacere gli azionisti critici, rei di avere messo a punto una proposta sul taglio delle emissioni. Più in generale, durante le assemblee generali del 2024 Vanguard si è schierata dalla parte del management nel 94% delle elezioni dei dirigenti e nel 98% delle proposte legate alle loro remunerazioni.

Ambiente e società? Temi troppo spinosi per le assemblee generali

La chiusura di Vanguard è lo specchio di un’attitudine diffusa. Stando ai dati di Diligent Marketplace Intelligence, il 2024 è stato un anno record per quantità di proposte presentate e votate dagli azionisti su temi ESG. Deludente, però, il tasso di approvazione: appena il 16%, lontanissimo dal record del 33% toccato nel 2021. Anche BlackRock nel 2022 esprimeva il suo consenso per il 22% delle proposte a tema ambientale e sociale e quest’anno si è fermato a un misero 4%. Le motivazioni sono all’incirca la stesse fornite da Vanguard: sarebbero state ridondanti o troppo prescrittive. Il fondo più grande e potente del mondo ci tiene a ricordare che nel calderone rientravano anche 88 proposte che in realtà erano anti-ESG. E che a tutte ha votato contro.

Tutto fa pensare che anche questo sia uno dei tanti frutti dell’accanita battaglia dei repubblicani statunitensi contro la finanza sostenibile. Da mesi, infatti, qualsiasi timida apertura progressista da parte di banche e aziende si deve scontrare con il fuoco incrociato di chi combatte l’inesistente ideologia woke. Per non inimicarsi una fetta dell’opinione pubblica, dunque, i grandi fondi di investimento starebbero ripiegando su temi finanziari e di governance aziendale in senso stretto. Argomenti più rassicuranti, meno spinosi. Evidentemente, credono che l’equità e la tutela del Pianeta possano attendere.