Il nuovo Vaticano sarà un attore della transizione ecologica?
Quanto ha investito, e disinvestito, il Vaticano per la transizione ecologica? E cosa cambierà con Papa Leone XIV?
Il 18 giugno 2015 Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, rendeva pubblica l’enciclica Laudato Si’ inaugurando l’impegno attivo, da parte del Vaticano, nella decarbonizzazione delle nostre società e nella transizione ecologica.
Il testo esplicitava il legame tra crisi climatica e combustibili fossili, invitando le istituzioni a sviluppare politiche di riduzione delle emissioni di gas serra. Da allora gli appelli all’abbandono delle energie fossili da parte del capo della chiesa sono stati diversi. La stessa enciclica Laudato Si’ ha dato vita a un movimento globale che si impegna, ogni giorno, a sostenere la transizione ecologica.
Cosa ha fatto finora il Vaticano per la transizione ecologica
E in molti hanno risposto, più o meno attivamente. Come due istituti bancari cattolici tedeschi. La Bank für Kirche und Caritas eG (BKC) è impegnata nella coalizione di quaranta istituzioni cattoliche che, nel 2017, ha fatto appello all’abbandono delle energie fossili. Nello stesso anno ha annunciato la fine dei finanziamenti alle centrali a carbone. Anche se il disinvestimento non è ancora completo, negli anni la banca ha preso posizione su diritti umani, riduzione delle emissioni, due diligence su ambiente e diritti umani, commercio di armi e armi nucleari. L’istituto è inoltre azionista critico alle assemblee di Rheinmetall, Anche la Pax-Bank, altra banca tedesca, nel 2018 ha avviato il percorso verso la decarbonizzazione graduale dei propri investimenti. Si tratta di piccoli passi, forse un po’ troppo lenti considerando i mezzi di cui il Vaticano dispone e le possibilità che potrebbe mettere al servizio della transizione ecologica, ma è sicuramente un’anomalia.
In tutto il mondo sono stati 384 i fornitori di servizi sanitari, fondi pensione e ong cattoliche a decarbonizzare la propria azione, tagliando ogni legame con le aziende fossili. In Italia hanno risposto all’appello del movimento Laudato Si’ l’Azione Cattolica, l’Agesci, e la Caritas, diversi altri enti, associazioni, diocesi e arcidiocesi. Le organizzazioni che rispondono al Vaticano sono inoltre spesso impegnate anche in campagne di azionariato critico. Anche se, come ha riferito il responsabile della campagna sulla finanza climatica di Laudato Si’, il muro di gomma delle imprese fossili fa ritenere che «il disinvestimento dai combustibili fossili sia la migliore strategia e approccio».
Le sfide ecologiche del Vaticano guidato da Papa Leone XIV
Con l’elezione a papa di Leone XIV cambierà qualcosa? Il successore di Papa Francesco rinnoverà l’impegno del Vaticano per la transizione ecologica? In molte e molti si sono posti queste domande.
Alcune premesse sembrano esserci. Da vescovo, Prevost ha servito a Chiclayo, una città peruviana nei pressi della foresta amazzonica. Come riportato dall’Associated Press, in quegli anni è stato molto vicino a reti ambientaliste locali come l’Interfaith Rainforest Initiative e diverse altre organizzazioni indigene. Impegno rinnovato anche da presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. Nel novembre del 2024, come prefetto del Dicastero per i Vescovi del Vaticano, ha partecipato a una conferenza sulle crisi ambientali in cui ha espresso alcune posizioni che fanno ben sperare il mondo cattolico ambientalista. Il futuro Leone XIV ha infatti sottolineato nel suo intervento come la dottrina sociale della chiesa possa essere una risposta alla crisi ambientale e la necessità di una relazione di reciprocità, e non di tirannia, dell’uomo con l’ambiente.
L’impegno ambientalista di Leone XIV prima del pontificato
Diverse fonti raccontano una intensa attività di Prevost su Twitter di cui adesso non è possibile trovare traccia, ben prima che diventasse Papa. In numerosi post di un account che non è più raggiungibile, infatti, il futuro pontefice aveva preso pubblicamente posizione sulla crisi climatica e sulla necessità di un maggiore impegno politico. Negli anni ha postato foto di una manifestazione cattolica in Perù, con uno striscione che riportava la frase «El planeta nos necesita» (Il pianeta ha bisogno di noi).
Durante la Cop15 di Parigi aveva rilanciato con un caps lock molto emblematico una petizione per raccogliere firme cattoliche a supporto di un accordo globale sul clima. Nel 2017 ha retwittato un post che invitava Trump a leggere l’encliclica Laudato Si’, visto il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi. Allo stesso modo ha preso posizione quando, sempre nel 2017, il Catholic News Service ha espresso preoccupazione per il fatto che gli Stati Uniti non avrebbero raggiunto gli obiettivi di riduzione previsti a causa delle politiche dell’amministrazione Trump.
Il Vaticano è pronto a guidare davvero la transizione ecologica?
Se transizione ecologica deve essere, è fondamentale che sia supportata da istituzioni tradizionali e radicate come il Vaticano. Quanto abbiamo visto fino a ora è una buona premessa. La promulgazione dell’enciclica Laudato Si’ e l’impegno della chiesa di Francesco, così come le prese di posizione di Prevost prima di arrivare al soglio pontificio, sembrano andare nella direzione giusta. Anche il nome scelto da nuovo Papa fa pensare a un rinnovato impegno della Chiesa nelle cose della Terra.
Resta da capire quanto, materialmente, un’istituzione con tutte le risorse di cui gode il Vaticano, deciderà di investire un processo che richiede sì appelli, prese di posizione e buona volontà, ma soprattutto finanziamenti, scelte politiche e di alleanze, competenze ed energie.
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