Crisi climatica, dal ForumDD proposte concrete per orientare le politiche in chiave eco-sociale
La crisi climatica e le politiche per contrastarla stanno generando nuovi rischi sociali che espongono soprattutto la popolazione più vulnerabile
Dopo un anno di crescenti disastri climatici e di aumento generalizzato delle temperature, mentre alla Cop29 di Baku emerge un intreccio di interessi che fanno presagire un pericoloso fallimento, il Forum Disuguaglianze e Diversità propone un’analisi che va oltre le sole questioni tecniche necessarie al processo di decarbonizzazione e concentra la propria attenzione su un tema meno dibattuto: la crisi climatica e le politiche per contrastarla stanno generando nuovi rischi sociali che espongono soprattutto la popolazione più vulnerabile.
Occorre un welfare energetico locale
La proposta, al centro sia della conferenza in programma a Roma il 15 e 16 novembre, intitolata “Welfare energetico locale. Una nuova frontiera di giustizia sociale e ambientale di fronte alla crisi climatica”, sia dell’omonimo documento presentato per l’occasione, è quella di disegnare un welfare rinnovato in grado di dare risposte a questi nuovi rischi.
Un welfare energetico locale (Wel), perché costruito mettendo al centro i luoghi di vita intesi come spazi di possibilità per concretizzare una transizione energetica capace di rispondere ai bisogni delle persone, immaginato da un lato a partire da quanto emerso da due anni di ricerca-azione a livello locale con il progetto Wel, realizzato insieme alla Fondazione Basso, e dall’altro raccogliendo la competenza in campo sociale e ambientale di alcune organizzazioni – Caritas, CittadinanzAttiva, Cnca, Ecco, ènostra, Fondazione Messina, Legambiente, Kyoto Club, Nuove Rigenerazioni – che hanno allargato lo sguardo alla politica nazionale ed europea e contribuito alla stesura del documento.
Perché un welfare energetico locale
Il contesto da cui muove la riflessione è quello in cui la crisi climatica marcia più veloce di ogni previsione, come dimostrato dai dati diffusi dal Copernicus Climate Change Service dell’UE che ha registrato che nel 2024 si è superato per la prima volta per tutto l’anno il limite di sicurezza di 1,5°C al di sopra della media preindustriale. In cui l’altrettanto veloce processo di decarbonizzazione necessario può produrre nuove disuguaglianze sociali e territoriali.
Un contesto in cui lo scetticismo climatico del neopresidente Usa Donald Trump e il suo sfegatato sostegno al mondo del fossile chiedono all’Europa, e all’Italia, di trovare rapidamente un proprio profilo identitario lungimirante nell’affrontare le grandi sfide di oggi, tra le quali, oltre alle “storiche” emergenze del Novecento (lavoro, casa, istruzione), si aggiungono la sicurezza delle persone, delle imprese, del territorio e delle città di fronte alla crisi climatica e alle politiche di adattamento e contrasto.
L’accesso all’energia come nuovo rischio sociale
La funzione del welfare va quindi riletta in una prospettiva eco-sociale. Con particolare attenzione alla questione dell’accesso all’energia che, dopo l’avvento, alla fine del Novecento, delle privatizzazioni e della nascita del mercato libero, contestuale all’aggravarsi della crisi ambientale, si configura come un nuovo rischio sociale. Con l’emersione di una consapevolezza: per il successo della transizione energetica la fonte dalla quale si produce energia non è più indifferente così come l’efficienza con la quale viene consumata.
L’obiettivo è quello di arrivare alla definizione di un welfare energetico che riconosca l’accesso all’energia rinnovabile e all’efficientamento energetico dei consumi come diritto di cittadinanza e il protagonismo delle persone nella transizione come diritto sociale e istanza di partecipazione democratica. Il welfare energetico analizzato dal documento rappresenta quindi il primo tassello di un più generale welfare climatico che tocca molti altri ambiti coinvolti dalla crisi climatica quali la mobilità, la salute, il lavoro, la messa in sicurezza del territorio sempre nella convinzione che le politiche ambientali, se non incorporano la dimensione sociale, possono avere impatti iniqui che accrescono le disuguaglianze.
L’analisi delle policy e le proposte su tre grandi ambiti: reddito, soluzioni tecniche e infrastrutture sociali
Oltre all’analisi, il lavoro del ForumDD e delle organizzazioni che hanno collaborato alla stesura del documento si concentra su una serie di proposte e osservazioni concrete che potrebbero rendere una serie di misure vigenti o in via di introduzione in Italia, in molti casi in attuazione di direttive europee, maggiormente in grado di rispondere ai nuovi rischi sociali e ambientali.
Queste, in particolare, le nove misure analizzate nel documento: Pniec, Pnacc, Fondo sociale per il clima, Direttiva Case Green, Bonus sociali per l’elettricità e il gas per disagio economico, Reddito energetico, Comunità energetiche rinnovabili, Conto Termico, incentivi per interventi di efficientamento energetico. Per ognuna di esse vengono avanzate proposte concrete per caratterizzare la policy in una prospettiva eco-sociale.
Il contrasto alla vulnerabilità energetica attraverso un nuovo welfare energetico locale
Le proposte partono dalla necessità di incentrare ogni strategia per trasformare il contrasto alla vulnerabilità energetica, ad oggi basato solo su interventi di tipo redistributivo, in un sostanziale rinnovamento del welfare. Le misure avanzate nel documento si rifanno a tre grandi ambiti: quelle di sostegno al reddito affinché le persone abbiano la possibilità economica di fare scelte in campo energetico. Quelle che mettono sul tavolo incentivi per soluzioni tecniche e tecnologiche. Quelle che favoriscono la creazione di infrastrutture sociali.
Rientrano, per esempio, nella prima categoria le proposte avanzate per “correggere” il Bonus sociale per l’elettricità e per il gas per il quale si propone, tra le altre cose, una campagna informativa chiara e mirata, l’estensione dell’automatismo anche per il disagio fisico, l’introduzione delle caratteristiche climatiche dei territori tra i criteri per l’assegnazione e di meccanismi di maggiore tutela nel contesto del mercato libero.
Nel secondo ambito rientra, per esempio, la cosiddetta direttiva Case Green che l’Italia dovrà recepire entro la fine del 2025 istituendo un Piano nazionale per costruire il quale il governo avrà a disposizione molti strumenti di flessibilità per inserire misure volte a facilitare l’accesso alle famiglie vulnerabili. Da qui le proposte di prevedere la cessione del credito per chi non ha la capienza fiscale sufficiente ad assorbire l’importo incentivato; l’integrazione delle politiche sugli edifici con interventi a scala di comunità e di quartiere; la concentrazione delle risorse sull’Edilizia residenziale pubblica, ristrutturando anche gli strumenti già in essere, come il Conto Termico (per il quale si propone, ad esempio, di portare al 100% i rimborsi per alcune categorie come il patrimonio edilizio pubblico).
Infine l’attenzione al rafforzamento per le infrastrutture sociali. Vanno in questa direzione, tra le altre: l’analisi dei provvedimenti relativi alle Comunità energetiche rinnovabili, da integrare per andare nella direzione di un coinvolgimento consapevole degli attori sociali fragili e della costruzione di legami di solidarietà che vanno oltre una dimensione puramente utilitaristica; la proposta di dare un ruolo maggiore ai sindaci e alla società civile organizzata nell’ambito del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc), fondamentale per fronteggiare eventi estremi come le alluvioni, nella consapevolezza, oggi totalmente assente dal Piano, della funzione delle infrastrutture sociali e della qualificazione delle relazioni di prossimità che incrementano le capacità di una comunità di prepararsi e di saper rispondere agli impatti climatici attuali e futuri.