Festa del Bio: uscire da un modello di sviluppo non più sostenibile
Dalla sesta Festa del Bio organizzata a Roma da FederBio e SlowFood Italia emerge la necessità di una educazione alimentare completa
«Le molteplici crisi intrecciate che stiamo vivendo – quelle sociali, economiche, sanitarie e climatiche – mettono in luce che il modello di sviluppo attuale è superato. È un modello non più sostenibile. Per questo il Green Deal europeo, con tutti i suoi limiti, resta comunque un tentativo di transizione necessario verso un altro modello si sviluppo». Esordisce così Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, nel presentare la sesta edizione della Festa del Bio. Organizzata insieme a Slow Food Italia, e con la partecipazione di altre associazioni, vuole raccontare i valori e la cultura del cibo biologico coinvolgendo produttori e cittadini.
Tra le pareti fluide e curvilinee del Maxxi di Roma, gli avventori hanno potuto così ascoltare i panel degli esperti, cui hanno partecipato produttori, attivisti e climatologi. Hanno potuto discutere tra loro e soprattutto assaggiare le primizie dei piccoli agricoltori locali, i cui banchetti che puntellavano il cortile del museo. «La Festa del Bio ha l’obiettivo di consolidare il rapporto tra agricoltori e cittadini», continua la presidente. «E di far riflettere sull’importanza dei modelli alimentari fondati sul biologico nel percorso di adozione di stili di vita sempre più sostenibili. Per contrastare l’impatto delle crisi climatiche, tutelare la biodiversità e gli ecosistemi».
Il biologico come punto di partenza per immaginare un altro modello di sviluppo
Dato il periodo storico, e l’imminenza delle elezioni europee, non si può che partire dalla protesta degli agricoltori. «Le manifestazioni degli agricoltori sono proprio la dimostrazione del non funzionamento di questo sistema di sfruttamento intensivo», ci dice Mammuccini alla Festa del Bio. «Il surplus di produzione abbassa i prezzi e mette in crisi gli agricoltori. Con il paradosso che da una parte produciamo troppo e il 33% del cibo prodotto finisce nei rifiuti; dall’altra, rischiamo di non avere abbastanza cibo. Perché l’impatto della crisi climatica, gli eventi estremi e non solo, stanno distruggendo le produzioni».
La soluzione c’è, come abbiamo scritto più volte su Valori, e si chiama transizione verde e agricoltura biologica. Una soluzione che è urgente non solamente per risollevare l’agricoltura e proteggere gli ecosistemi e la biodiversità, ma anche a livello economico e sociale. «Il sistema del biologico e dell’agroecologia punta proprio a ridurre le storture di questo sistema di sviluppo. Non solo a livello individuale, per chi produce o acquista prodotti biologici, ma a livello collettivo, per il benessere del pianeta e dell’umanità», conclude la presidente di FederBio.
Il cibo come cultura e convivio. La necessità dell’educazione alimentare nelle scuole
«L’agricoltura deve tornare a essere biologica nel suo etimo di scienza e discorso sulla vita. Non è concepibile un modello di agricoltura che sia imperniata sul prodotto, sulla merce, e non sulla vita intesa nel suo più ampio significato», ci racconta Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia. E se un aiuto deve arrivare dalle istituzioni, statali e continentali, sotto forma di aiuti anche economici alla transizione verde, diventa però importantissima anche l’educazione civica, sociale e ambientale, dei cittadini. A partire dalle scuole.
«Chiederemo al governo di introdurre l’educazione alimentare obbligatoria nelle scuole di ogni ordine e grado, per dare strumenti e formazione. Perché la possibilità di scegliere, e di autodeterminarsi, non deve essere un privilegio per pochi ma un diritto per tutti», ci dice Nappini, a margine della Festa del Bio. «Un po’ già si fa l’educazione alimentare nelle scuole, ma è figlia di un approccio riduzionista, limitata al profilo igienico, sanitario e nutrizionale. Agli effetti del cibo sull’organismo. Ma il cibo è un’altra cosa. Ha un portato valoriale immenso. Il cibo è cultura, convivio, è lo stare insieme in un luogo in cui si accendono discussioni o si risolvono questioni. A questo deve guardare una corretta educazione alimentare».