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Finanza sostenibile: il nuovo capitolo dell’Europa

Bisogna agire velocemente. Serve una nuova finanza, sostenibile. E bisogna conquistare la fiducia degli investitori e garantire loro trasparenza

Flavia Micilotta
Il Titanic tra gli iceberg, una metafora dell'urgenza di cambiamento necessaria oggi. Nesnad [CC BY 3.0 (https://creativecommons.org/ licenses/by/3.0)], from Wikimedia Commons
Flavia Micilotta
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Gli ultimi due anni in Europa ci hanno regalato una serie di eventi e proposte che sono destinate a cambiare per sempre il modo in cui consideriamo la finanza.

Il ritmo serrato che ha tenuto la Commissione Europea nel portare avanti e dare corpo alle raccomandazioni dell’High-Level Expert Group on Sustainable Finance (HLEG), il gruppo di esperti di alto livello che aveva ingaggiato alla fine del 2016 per disegnare una mappa della finanza sostenibile in Europa, è stato fondamentale per garantire la mobilizzazione di tutti gli attori coinvolti.

La rapidità d’azione è stata una caratteristica predominante di questo operato che ricalca, quel senso di urgenza con cui ci confrontiamo oggi.

Questa rimane una delle sfide più rilevanti con cui siamo confrontati oggi e che ci sprona ad agire in modo efficiente e rapido. Il Vice-Presidente Dombrovskis, responsabile per l’euro e il dialogo sociale nonché per la stabilità finanziaria, i servizi finanziari e l’unione dei mercati dei capitali, il 24 maggio, in occasione del lancio del pacchetto legislativo in supporto all’Action Plan sulla finanza sostenibile, ha usato la metafora del Titanic, per spiegare l’importanza per noi di agire con tempestività.

L’emergenza clima costa

La situazione descritta dal nuovo rapporto speciale pubblicato dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Intergovernmental Panel on Climate Change, IPCC), il più importante organismo scientifico dedicato alla ricerca sul cambiamento climatico della Terra, ci confronta con una realtà abbastanza sinistra. Il rapporto spiega come, tenendo gli attuali ritmi, entro il 2030 la temperatura media globale aumenterà di 1,5 °C, ritenuti la soglia massima di sicurezza per avere effetti contenuti e gestibili.

L’accordo di Parigi ci mostra il cammino giusto da seguire, ma essere in grado di far fronte alla sfida climatica richiederà degli investimenti sostanziali.

La stima, per l’Europa soltanto, è di 180 miliardi di euro di investimenti in più all’anno fino al 2030.

I finanziamenti pubblici da soli non saranno sufficienti e che quindi bisogna mobilizzare capitali privati.

Maggiori investimenti sono richiesti per trasformare l’economia europea affinché possa garantire il raggiungimento di obbiettivi ambientali e sociali in linea con i Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite.

Costruire fiducia

In conclusione, la finanza non può più essere semplicemente fine a se stessa, come lo è stata in passato. Questa è la base di una nuova strategia. Al fine di incrementare gli investimenti, c’è bisogno di maggiore fiducia. Per incrementare questa fiducia, è necessaria una maggiore trasparenza, la stessa che ci vuole per modellare un sistema finanziario nuovo, al servizio dei bisogni della società.

Un buon livello di trasparenza è basato sulla buona qualità degli indicatori. Al contempo, bisogna garantire un certo livello di consenso sulla validità di questi indicatori. Per questo motivo, la Commissione dedicherà tanta parte del suo lavoro all’identificazione di una “narrativa comune sulla sostenibilità”. Questo lavoro servirà a definire cosa è “sostenibile” e ad identificare quelle aree in cui l’investimento sostenibile riesce ad avere un maggiore impatto. Una vera e propria guida per gli investitori che avranno una visione chiara su settori, attività, standard e metriche.

Maggiore trasparenza e chiarezza saranno utili per gli investitori per razionalizzare i loro investimenti sostenibili, offrendo anche la possibilità al mercato retail di optare per questo tipo di investimenti.

Domanda latente di investimenti responsabili

I risparmi delle famiglie europee rappresentano oltre il 40% delle attività finanziarie totali nell’Unione e vi sono prove crescenti in diverse parti d’Europa che una buona parte di questo mercato retail, intenda investire in modo sostenibile. Eurosif ha registrato un aumento sostanziale di questo tipo di investitore, che è passato dal 3,4% nel 2014 a oltre il 30% nel 2017.

Eppure, ancora troppo pochi di questi investitori hanno realmente la possibilità di investire secondo queste preferenze.

Abbiamo visto tutti i cambiamenti che la Commissione europea sta progettando di fare nella legislazione attuale, e di cui c’è sicuramente un grande bisogno. Oggi, infatti, l’attuale legislazione nazionale sul ruolo dei consulenti finanziari – fortemente modellata dalla MiFID I e II – non contiene ancora requisiti specifici per porre domande concrete ai clienti su tali preferenze. Di conseguenza, molti investitori non esprimono le loro eventuali motivazioni verso la sostenibilità.

Ciò, a sua volta, porta a un livello di domanda inferiore e allo stesso tempo ad una riduzione dell’offerta: i consulenti per gli investimenti hanno meno incentivi a rispondere a queste considerazioni e i gestori patrimoniali sono poco stimolati ​​a definire prodotti adeguati. Molti consulenti finanziari percepiscono anche i prodotti orientati alla sostenibilità come se presentino un trade-off negativo rispetto ai rendimenti, nonostante diversi studi oggi indichino l’esatto contrario.

Garanzia di trasparenza

La trasparenza è dunque cruciale, ma lo è anche la garanzia della qualità di questa trasparenza. Oggi i prodotti che portano la denominazione SRI per lo più non implicano una verifica esterna. Comprendono un livello eterogeneo di ambizione, trasparenza e metodologie nei mercati internazionali e ciò distorce la concorrenza tra i produttori. Nello Studio Eurosif 2016 abbiamo registrato circa 11 mila miliardi di euro di assets under management interamente dedicati all’SRI, i nostri dati più recenti  mostrano che la cifra continua a crescere. Eppure ad oggi non c’è modo di distinguere tra la vasta gamma di prodotti e strategie che fanno parte di questi 11 mila miliardi di euro. Se il settore è destinato a diventare mainstream, deve essere messo a punto un metodo per determinare cosa costituisce un prodotto SRI. Oggi, l’unico referenza a nostra disposizione per farlo in Europa è il Codice di Trasparenza di Eurosif. Oltre il 70% dei fondi ufficiali SRI disponibili in Europa oggi sono registrati nel Codice che rappresenta la madre di tutte le “label” SRI, in quanto è un componente integrale della maggior parte di esse.

Ad oggi, il codice riflette i principali cambiamenti nell’area della sostenibilità, comprese le specifiche dall’Articolo 173 e le raccomandazioni della Taskforce on Climate-related Financial Disclosures (TCFD) e HLEG. È necessario continuare a lavorare e raccogliere un consenso su ciò che consideriamo conforme all’SRI negli stati membri europei. Ciò che è accettabile in un paese oggi non lo è in un altro. È necessario un consenso per creare una parità di condizioni in cui i professionisti della finanza responsabile possano parlare la stessa lingua e i clienti possano confrontare i prodotti su scala europea. Se il settore è destinato a diventare “mainstream” come una delle componenti chiave della finanza sostenibile, dobbiamo lavorare per creare uno standard minimo per questi prodotti che possono quindi contribuire al finanziamento di un’economia europea sostenibile. Questa è la grande sfida che lanciamo oggi e per la quale abbiamo bisogno del supporto dell’intera industria.

*Executive Director di Eurosif – European Sustainable Investment Forum