All’Onu è tempo di esami (per gli investitori responsabili). Se non passi sei fuori

Accusato di essere troppo "morbido", il Pri (Principle for Responsible Investment) delle Nazioni Unite introduce regole più rigide. 1 membro su 10 è a rischio espulsione

Regole più rigide per far parte del Pri (Principle for Responsible Investment) delle Nazioni Unite. Se non le rispetti verrai espulso. È una grande novità per l’iniziativa dell’Onu, la più importante e seguita a livello mondiale, che definisce i criteri degli investimenti responsabili. Una stretta regolamentare introdotta due anni fa, su richiesta degli stessi membri. «Erano in molti a sostenere che negli anni si fossero allentate un po’ troppo le maglie per far parte del Pri», spiega Aldo Bonati, Corporate Engagement and Networks Manager di Etica Sgr, la società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Etica, membro del Pri.

Una decisione dal basso

«Due anni fa è stata lanciata una consultazione tra gli stakeholder – continua Aldo Bonati – da cui è emerso il bisogno di maggiore rigore nel verificare il rispetto dei principi fondanti da parte dei firmatari dell’iniziativa. Il rischio era che bastasse essere membri del Pri per avere una sorta di “garanzia di qualità” che però non corrispondeva sempre a standard di sostenibilità elevati. Prima il rispetto dei principi del Pri era un impegno che ogni membro prendeva all’atto della sua firma all’iniziativa, ma non c’erano strumenti formali di verifica che tale impegno venisse rispettato».

Dall’anno scorso sono stati introdotti dei requisiti minimi che i firmatari devono rispettare per continuare far parte del Pri. Chi entro il 2020 non risulterà in linea con questi principi verrà espulso. Due anni in cui alle società “ritardatarie” verranno date diverse opportunità per allinearsi: una prima nel 2019 e una seconda nel 2020.

Lo schema proposto dal Pri per le società che non rispettano gli standard minimi: 2 anni di tempo per allinearsi

La lista nera

Al momento sono a rischio 174 membri dei 1.967 totali. Quasi 1 partecipante su 10, cioè, è finito in una “lista di osservazione”, in quanto non rispetta gli standard minimi stabiliti. 39 le operazioni di “engagement” concluse, 73 quelle in corso: le società in ritardo con il rispetto degli standard vengono, cioè, contattate, viene spiegato loro cosa fare e come. Come si diceva due anni di paziente accompagnamento, al termine dei quali rien ne va plus, chi non si allinea viene espulso.

La slide proiettata durante il convegno annuale del Pri, “Pri in person”, che si è tenuto a San Francisco dal 12 al 14 settembre scorsi

I requisiti minimi

Sono 3 gli standard minimi fissati dal Pri. «Non sono regole molto stringenti, ma sono un primo passo per definirsi investitori responsabili», commenta Aldo Bonati.

  1. La politica di investimento per almeno il 50% delle masse gestite dal fondo deve  rispettare i criteri  ESG (ambientali, sociali e di governance) stabiliti dal Pri
  2. Lo staff deve avere competenze in ambito SRI (di investimenti sostenibili e responsabili). Il Pri chiede cioè ai membri che, oltre a politiche e processi in linea con i propri standard, anche il personale abbia una preparazione adeguata
  3. I vertici dell’azienda devono avere la responsabilità per il rispetto degli standard SRI. Il PRI chiede, cioè, che, tra i propri membri, la politica di investimento responsabile pervada l’intera società, fino ai vertici.

I 6 principi del Pri

Il Pri è oggi l’organismo internazionale più autorevole per il mondo della finanza responsabile. I suoi standard sono considerati il riferimento per chiunque voglia entrare nel mondo dell’investimento sostenibile e responsabile.

Nasce nel 2005 su iniziativa dell’allora segretario generale Kofi Annan, che convocò i più grandi investitori del mondo, invitandoli a elaborare una serie di principi che spiegassero come investire in modo sostenibile e responsabile i propri capitali. In venti, da dodici Paesi diversi, accettarono la sfida. A supportarli, un gruppo di 70 esperti provenienti dal mondo della finanza, delle organizzazioni internazionali e della società civile.

L’ex segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan [Wikimedia Commons]
Il risultato furono sei principi che vennero ufficialmente lanciati alla New York stock exchange nel mese di aprile 2006:

  1. Incorporeremo i temi Esg (ambientali, sociali e di governance) nell’analisi di investimento e nei processi decisionali.
  2. Agiremo da azionisti attivi e inseriremo i temi Esg nelle nostre politiche e pratiche di gestione.
  3. Chiederemo alle società in cui investiamo di comunicare in modo appropriato le istanze Esg.
  4. Ci faremo promotori dell’accettazione e dell’implementazione dei principi tra gli investitori
  5. Collaboreremo per aumentare la nostra efficacia nel mettere in pratica i principi.
  6. Ciascuno di noi farà il resoconto delle attività e dei progressi raggiunti nell’applicazione dei principi.

Oggi fanno parte del Pri 1.967 membri da tutto il mondo: asset owner (fondazioni, fondi pensione, ecc.), asset manager (gestori di fondi di investimento), service provider (tra cui anche anche agenzie di rating).

Chi aderisce agli Un pri lo fa in modo del tutto volontario. L’unico obbligo, fino all’anno scorso, era quello di pubblicare un report annuale sulle proprie politiche di investimento responsabile. Oggi chi vuole restare nel Pri ha 3 nuovi impegni da rispettare.