Fondi e carbone: la previdenza italiana punta ancora su RWE
Il colosso tedesco del carbone è nel mirino degli attivisti. Ma fondi e casse previdenziali private italiane lo finanziano ancora con 5,6 milioni di euro
5,6 milioni di euro: è il valore degli investimenti della previdenza privata italiana in RWE, la multinazionale tedesca del carbone. 2,3 milioni vengono dai fondi negoziali. 3,3 dalla sola Cassa Forense. Dati che fanno riflettere e non potrebbe essere altrimenti. Il feeling dei gestori con il fossile è storia nota: 800 milioni di euro investiti secondo la stima più conservativa. Ma il carbone fa storia sé. È la fonte più inquinante, nel mirino degli attivisti impegnati, spesso con successo, a ispirare scelte di disinvestimento. Scelte non proprio condivise dalla previdenza italiana, che nel settore continua a investire in modo rilevante (quasi 19 milioni di euro dai soli fondi negoziali) nonostante le controversie. Delle quali RWE, ovviamente, è da tempo un esempio emblematico.
RWE aggressiva sul carbone
Nel 2018 l’ONG tedesca Urgewald ha pubblicato il rapporto “Risiko RWE” (rischio RWE), nel quale invita caldamente gli investitori a vendere i titoli dell’impresa. Perché «continua a puntare sul carbone (che pesa per il 51% sul totale di energia prodotta) con la nuova centrale a lignite (il carbone più inquinante, ndr) di BoAplus di Niederaußem (nei pressi di Colonia) e con l’acquisizione di impianti da altri gruppi».
L’aggressività di RWE sul carbone è risultata molto chiara agli inizi del 2018, quando a Immerath, in Renania, è stata addirittura abbattuta una chiesa per consentire al colosso dell’energia di allargare la sua miniera di lignite a cielo aperto. E poi alla fine dell’anno scorso, con lo scontro aperto tra RWE e gli ambientalisti che avevano occupato la foresta di Hambach (a meno di un’ora da Colonia), per fermare le ruspe, pronte ad abbattere 1,6 milioni di metri quadrati di boschi per estrarre lignite. La foresta, per ora, è salva, grazie a un pronunciamento del tribunale di Münster, ma RWE non molla e, a livello federale, ha annunciato cause legali miliardarie contro il governo: fino a 1,5 miliardi di euro per ogni Gigawatt oggi prodotto dalle centrali a carbone che dovranno essere chiuse, entro il 2038, in base al piano della “Commissione Carbone”.
RWE è la pietra dello scandalo di ogni portafoglio di investimento che voglia allontanarsi dai combustibili fossili, e per tutte le buone ragioni. In base a quanto si è appreso il 5 aprile scorso lo stesso fondo sovrano norvegese, che nel 2015 si è liberato di asset nel settore carbone per 6,5 miliardi di dollari, potrebbe presto vendere tutti i titoli del colosso tedesco. Mentre l’hanno già fatto i gruppi assicurativi francesi Macif e AG2R La Mondiale.
Cometa: no alla blacklist
Cometa è il fondo pensione complementare per i lavoratori dell’industria metalmeccanica. Nel 2017 vantava un patrimonio complessivo da 10,8 miliardi di euro che lo collocava al primo posto nella classifica dei negoziali italiani. 17,2 i milioni investiti nel fossile – tramite acquisto titoli o partecipazioni in quote di fondi che investono a loro volta nel comparto – che costituiscono la terza esposizione per rilevanza dopo i colleghi Fonchim (33,6 milioni) e Fopen (21,8). E RWE? Tra azioni e obbligazioni in portafoglio si arriva a 2,09 milioni, ci fa sapere il Fondo, contattato nell’occasione da Valori. Il dato fa riferimento al 2018 ed evidenzierebbe un calo rilevante rispetto all’anno precedente quando la partecipazione ammontava a 2,8 milioni. Una cifra, quest’ultima, superiore alla stima iniziale della nostra indagine (2,08 circa per il 2017).
Rispondendo alle domande di Valori, il fondo si è detto «consapevole di come RWE sia un emittente caratterizzato da elevate emissioni di CO2 (classe D, dove si trovano le imprese molto inquinanti)». Cometa, tuttavia, ha scelto la strategia dell’engagement, e cioè «il dialogo con le imprese su aspetti connessi alla sostenibilità, al fine di incoraggiare – tra le imprese con cui si dialoga – l’adozione di buone pratiche e comportamenti virtuosi in tema». Niente Blacklist, dunque, nessuna esclusione per il carbone.
Tante iniziative, molta CO2
Il Fondo ha precisato inoltre di aver «sottoposto il proprio portafoglio finanziario ad un’analisi di responsabilità sociale annuale a partire dal 2012». Nel 2015 Cometa «ha contribuito a organizzare una cordata di investitori istituzionali italiani» per dialogare con 160 imprese sui temi ESG (ambiente, responsabilità sociale, governance). L’anno successivo «ha introdotto la valutazione delle politiche e dei modelli SRI/ESG adottati nonché l’adesione ai PRI (i principi per l’investimento responsabile dell’Onu, ndr) come criterio di selezione dei gestori, diventando il primo fondo pensione negoziale in Italia ad utilizzare questo criterio nella scelta dei nuovi mandati». Nel 2018, infine, le linee guida per l’adesione ai PRI sono state aggiornate. Non è chiaro, però, se sia stato avviato un dialogo specificamente con RWE.
La carbon footprint del fondo, tuttavia, resta significativa: nel 2018 Cometa ha finanziato emissioni di CO2 per quasi 670 mila tonnellate.
Chi scommette su RWE?
Nel panorama della previdenza italiana, il maggiore investitore di RWE resta Cassa Forense. Esposta sul settore fossile con partecipazioni dirette e indirette per 547,6 milioni di euro (pari al 6% circa del patrimonio netto), la Cassa investe nell’azienda tedesca del carbone 3,27 milioni. Contattata da Valori, Cassa Forense si è detta disponibile a rispondere alle nostre domande ma non nell’immediato.
Tra gli altri investitori c’è Laborfonds, il Fondo Pensione Complementare dei lavoratori dipendenti del Trentino Alto Adige.
Quarto negoziale italiano con un patrimonio complessivo da 2,6 miliardi di euro, Laborfonds è esposto su RWE attraverso la sua linea Dinamica. L’investimento vale 99.620 euro.
Infine Priamo, il fondo pensione di previdenza complementare per i lavoratori del trasporto pubblico. Il suo investimento complessivo in RWE è stimato in quasi 130 mila euro. Ma si tratta solo di esposizione indiretta attraverso il fondo Candriam Bonds Euro High Yield Class Z EUR Cap che, a sua volta, investe in obbligazioni della compagnia tedesca.
Contattati da Valori, né Laborfonds né Priamo hanno risposto alle nostre richieste di commento.