La Cop28, il clima e i cattivi consiglieri

La società di consulenza McKinsey è finita nell'occhio del ciclone per aver avanzato uno scenario energetico che, di fatto, salva le fossili

Una sede della società di consulenza McKinsey © Philip McMaster/Flickr

«La McKinsey & Company sta usando la sua posizione di consulente-chiave in vista della prossima Cop28 delle Nazioni Unite sul clima per promuovere gli interessi dei propri clienti del settore del petrolio e del gas. Minando gli sforzi per uscire dai combustibili fossili alla base dei cambiamenti climatici». È l’inizio di un articolo di France24 che riprende un’inchiesta dell’agenzia Afp su una delle più importanti imprese di consulenza al mondo.

Secondo la McKinsey alle fossili dovrebbero continuare ad arrivare migliaia di miliardi di dollari

Il tono dell’intero articolo è durissimo, con accuse tanto pesanti quanto circostanziate. Dietro porte chiuse, la McKinsey avrebbe proposto a chi sta curando l’agenda del summit climatico degli scenari energetici per il futuro che sono in diretta opposizione con gli obiettivi climatici che la stessa impresa dice di perseguire. La narrativa sulla transizione energetica disegnata dall’impresa di consulenza ridurrebbe l’uso dei fossili solamente del 50% da qui al 2050. E soprattutto conterrebbe investimenti per migliaia di miliardi di dollari in nuovi progetti nel petrolio e nel gas.

Ancora, la McKinsey starebbe «apertamente e sfacciatamente chiedendo di ridurre l’ambizione riguardo l’eliminazione graduale del petrolio» in vista della Cop28 che si aprirà a fine novembre a Dubai. Una Conferenza nata già sotto il segno delle polemiche, in particolare perché a presiederla sarà Sultan Ahmed al-Jaber, amministratore delegato di una delle più grandi imprese petrolifere del mondo, ovvero la compagnia statale degli Emirati Arabi Uniti Adnoc

«Uno scenario energetico che sembra scritto dall’industria petrolifera per l’industria petrolifera»

Secondo alcune fonti confidenziali citate nell’inchiesta, «era chiaro da subito che la McKinsey aveva un conflitto di interessi. Davano consigli ai più alti livelli che non erano nell’interesse del presidente della Cop come leader di un accordo multilaterale sul clima, ma nell’interesse del presidente della Cop in qualità di dirigente di una delle più grandi imprese del settore del petrolio e gas della regione». Ancora, lo scenario energetico dipinto per la presidenza della Cop28 «sembrava scritto dall’industria petrolifera per l’industria petrolifera», «chiaramente non è un percorso credibile verso le zero emissioni».

Un’inchiesta che arriva pochi giorni dopo la pubblicazione del nuovo saggio di Mariana Mazzuccato, in collaborazione con Rosie Collington, e dedicato proprio alle società di consulenza, tra le quali la McKinsey ha un ruolo di primo piano. L’opinione portata avanti dalle autrici è chiara fin dal titolo: «Il grande imbroglio. Come le società di consulenza indeboliscono le imprese, infantilizzano i governi e distorcono l’economia».

«La McKinsey lavora più per le fossili che per la transizione energetica»

Secondo un ex-consulente della McKinsey che ha voluto mantenere l’anonimato, l’azienda è «capace di fare un buon lavoro nell’aiutare i clienti a navigare verso la transizione energetica. Ma tale lavoro impallidisce al confronto di quanto fanno per il settore del petrolio e del gas». «Lavorano per i maggiori inquinatori del mondo. L’impresa è conosciuta come quella probabilmente più potente al mondo nella consulenza al settore delle fossili. Si atteggia a società della sostenibilità, mentre consiglia i clienti che inquinano su ogni opportunità per preservare il loro status quo». 

In un altro articolo intitolato «McKinsey, l’impresa che sussurrava all’orecchio della presidenza della Cop28 per lodare i combustibili fossili», Novethic segnala come si tratti di «un’ulteriore polemica che macchia la Cop28 che inizierà a fine novembre». Mentre la comunità scientifica ci avverte che la finestra per agire ed evitare un disastro climatico si sta rapidamente chiudendo, è l’ennesima polemica che ci ricorda fino a che punto siano gli interessi economici e finanziari e non questa stessa evidenza scientifica a guidare l’agenda dei negoziati.