Cresce il mercato delle armi, trainato da USA e Arabia Saudita
SIPRI: +5,5% nell'ultimo quinquennio per il commercio globale di armi. Riyad primo importatore, USA sempre più leader di mercato. In calo l'Italia
Le armi sono sempre in auge, grazie ai soliti noti, tanto per cambiare. Cresce, infatti, il commercio nel lungo periodo, dalle grandi fabbriche del Pianeta fino alle aree più calde della geopolitica internazionale: +5,5% secondo l’Istituto di ricerca internazionale sulla pace di Stoccolma (SIPRI) nel periodo 2015-19 (rispetto ai volumi dei trasferimenti registrati nel quinquennio precedente).
Stati Uniti, Russia, Francia, Germania e Cina sono i cinque maggiori esportatori. Ad alimentare la domanda sono soprattutto i compratori del Medio Oriente tra i quali, e non è una sorpresa, svetta incontrastata l’Arabia Saudita.
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Armi: USA sempre più leader
Gli Stati Uniti si confermano leader di mercato, come prima, anzi di più. Nel quinquennio in esame, riferisce il SIPRI, le esportazioni di armi a stelle e strisce sono cresciute del 23%. Ad oggi gli USA riforniscono 96 Paesi, praticamente uno su due, coprendo da soli oltre un terzo del mercato globale (36% dei trasferimenti) contro il 21% della Russia (molto staccati gli altri tre concorrenti della TOP 5 con quote di mercato comprese tra l’8% e il 5,5% circa). Il Medio Oriente, manco a dirlo, resta un fattore decisivo.
Nell’ultimo quinquennio le importazioni di armi nell’area sono aumentate del 61% nel confronto con il periodo 2010-14. Ad oggi i trasferimenti nella regione valgono da soli il 35% del mercato.
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Riyad: acquisti di armi su del 130%
Il botto, segnala il SIPRI, lo ha fatto l’Arabia Saudita: +130%, una crescita che colloca Riyad sul tetto del mondo (12% delle importazioni complessive del Pianeta). A nulla, sottolinea ancora l’istituto, sono valse le perplessità, per usare un eufemismo, sull’intervento militare saudita in Yemen e sulla sanguinosa guerra che ne è seguita: «Sia gli USA che il Regno Unito hanno continuato a esportare nel Paese», sottolinea l’istituto svedese. «Il 73% delle importazioni saudite proviene dagli USA, il 13% arriva da Londra». E non è tutto:
«Metà delle esportazioni di armi americane sono finite in Medio Oriente e metà di queste, a loro volta, sono state dirette all’Arabia Saudita» spiega Pieter Wezeman, Senior Researcher del SIPRI.
Negli ultimi tempi, ricorda ancora il rapporto, il Congresso aveva discusso l’ipotesi di limitare le esportazioni verso Riyad, ma i trasferimenti non sembrano averne risentito. Nel 2019 il Paese ha acquistato 30 aerei da caccia americani (154 gli esemplari già ordinati); sempre lo scorso anno gli USA hanno autorizzato la vendita di 59 mila bombe intelligenti ai sauditi.
Sale la Francia, cala l’export della Russia
Tra i grandi fornitori spicca il boom della Francia. L’export di armi di Parigi è aumentato del 72% grazie soprattutto alle richieste di Egitto, Qatar e India, sottolinea il ricercatore del SIPRI Diego Lopes Da Silva. La quota di mercato dei francesi arriva ormai al 7,9% del totale mondiale, il livello più alto degli ultimi trent’anni. A calare in modo significativo, invece, è l’export russo. I trasferimenti da Mosca sono scesi del 18% anche a causa del dimezzamento delle richieste del suo principale partner: l’India. Importante anche il calo dei trasferimenti in Africa (meno 16%) dove la Russia, in ogni caso, resta leader di mercato. Negli ultimi cinque anni le armi russe in Africa coprono da sole il 49% dei trasferimenti complessivi contro il 14% delle omologhe USA e il 13% delle Made in China.
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Frenata cinese, giù l’export delle armi made in Italy
A proposito di Cina: Pechino era stata grande protagonista nella prima metà del decennio quando il suo export era cresciuto del 133%. Negli ultimi cinque anni, per contro, la crescita si è arrestata: +6,3% appena. I numeri, aggiungeremmo noi, non devono comunque trarre in inganno. L’industria militare cinese non è certo in declino e la crescente specializzazione tecnologica garantisce al Paese prospettive particolarmente solide che, non a caso, preoccupano sempre di più Washington.
L’Unione Europea conferma la crescita: dopo il +20% fatto registrare nel periodo 2010-14, l’export di armi dei primi cinque produttori dell’area – Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Italia – è salito del 23% anche nell’ultimo quinquennio. Ma attenzione, il dato aggregato nasconde trend molto diversi.
L’Italia è in forte controtendenza: meno 17%. Londra non è da meno con un calo del 15%.
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Non solo Riyad, India ed Egitto sul podio dell’import
Sono 160 in totale i Paesi importatori identificati dal rapporto del SIPRI. I primi cinque coprono da soli circa un terzo del mercato. Dietro all’Arabia Saudita si piazza l’India (9,2%, in forte calo rispetto alla prima metà del decennio quando intercettava il 14% dei trasferimenti globali), seguita da Egitto (5,8%), Australia (4,9%) e Cina (4,3%). A impressionare è soprattutto il grande balzo egiziano: nello spazio di cinque anni gli acquisti sono praticamente triplicati.
Tra le regioni – Medio Oriente a parte – calano i trasferimenti in Asia e Oceania (41% Vs 46% del 2010-14), Africa (7,2% Vs 9%) e soprattutto America (5,7% Vs 10%). Resta costante la quota di mercato dell’Europa che ad oggi accoglie l’11% delle importazioni di armi nel mondo.