Criptovalute, primo passo verso la regolamentazione degli operatori
Il governo si appresta ad imporre una prima disciplina delle società che offrono servizi legati alle criptovalute. Ecco le probabili novità
Secondo un’anticipazione di Milano Finanza, a breve dovrebbe essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale un decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze per imporre agli operatori del settore l’iscrizione in un apposito registro. “Solo” quattro anni dopo la consultazione pubblica sulla bozza.
Cosa prevede il decreto (che arriva da lontano)
Già nel 2017 un decreto legislativo in attuazione della quarta direttiva europea antiriciclaggio prevedeva l’iscrizione dei “prestatori di servizi relativi all’utilizzo di valuta virtuale” in un registro tenuto dall’Organismo degli agenti e dei mediatori creditizi (Oam). Il testo lasciava al Mef il compito di stabilire modalità e tempistiche.
Così, all’inizio del 2018 il ministero stesso lanciò una consultazione pubblica a cui parteciparono una trentina di soggetti. L’obiettivo del decreto era quello di «censire e comprendere nei suoi diversi aspetti il fenomeno delle valute virtuali». Poi nulla si è mosso. Fino a ottobre dello scorso anno, quando è arrivato il parere favorevole del Garante della privacy. Ed ora, finalmente, dovrebbe arrivare anche il decreto.
Quest’ultimo stabilisce l’obbligo, per tutti coloro che offrono servizi legati alle criptovalute, di iscriversi in una sezione speciale del registro dei cambiavalute tenuto dall’Oam. La normativa è rivolta a tutte le persone fisiche e società operanti sul territorio nazionale. Quindi anche a quelle estere (che sono la maggior parte). Ed è condizione essenziale per l’esercizio legale dell’attività.
Vi rientrano, quindi, sia gli operatori che gestiscono exchange (le “Borse” dove si scambiano criptovalute; uno dei più famosi è Coinbase) sia quelli che forniscono wallet digitali (ovvero i “portafogli” dove detenerle).
Anagrafe degli operatori o censimento degli utenti?
Gli operatori dovranno fornire i propri dati anagrafici, compresi eventuali indirizzi fisici e il sito internet. Ma non solo. Saranno tenuti a trasmettere con cadenza trimestrale una serie di informazioni relative ai propri clienti: i dati identificativi, il numero e il controvalore delle operazioni eseguite (di trasferimento, di compravendita o di conversione da valute legale a virtuale e viceversa) e il controvalore totale in euro riferibile ad ognuno. Dati che dovranno essere conservati per dieci anni. Difficile immaginare che l’intento sia esclusivamente quello di censire gli operatori.
Premesso che resta da capire quale sia l’eventuale sanzione per la mancata iscrizione (l’oscuramento del sito internet?) e cosa decideranno di fare i grandi player internazionali operanti in Italia, il registro dovrebbe rappresentare uno strumento contro il riciclaggio di denaro. A tal fine, il decreto prevede che l’Oam collabori con le varie autorità competenti in materia di antiriciclaggio, antimafia e antiterrorismo e fornisca loro tutta la documentazione in suo possesso. Inoltre, dovrà inviare al Mef una relazione semestrale con il numero degli operatori iscritti e i servizi svolti da ognuno, oltre a segnalare eventuali attività abusive.
Ma dovrà anche cooperare con guardia di finanza, forze di polizia e agenzie fiscali. Viene naturale pensare che questi dati possano essere utilizzati anche per accertamenti e per rintracciare eventuali redditi sfuggiti al fisco.
Criptovalute, un rischio per la stabilità finanziaria?
La necessità di regolamentare il settore delle criptovalute occupa il dibattito in tutto il mondo. La principale preoccupazione dei regolatori e dei legislatori riguarda l’impatto ambientale del mining. Ma sono diverse le nazioni che si pongono il problema degli usi illeciti di questi strumenti: del possibile utilizzo per evadere il fisco, riciclare denaro o finanziare attività illegali.
Dal Financial Stability Board, poi, è arrivato mercoledì 16 febbraio un allarme. In un rapporto pubblicato dall’organismo il cui scopo è monitorare il sistema finanziario mondiale si denunciano proprio i pericoli posti dalle criptovalute. Secondo l’istituto con sede a Basilea, infatti, la vulnerabilità strutturale di questi strumenti e la crescente interconnessione con il sistema finanziario tradizionale possono compromettere la stabilità dell’intero sistema finanziario. Tra i fattori di rischio evidenziati anche i bassi livelli di comprensione da parte di investitori e consumatori delle criptovalute. Oltre ai rischi di riciclaggio di denaro e criminalità informatica.