In debito per studiare, il cappio al collo degli universitari
Il debito universitario degli studenti USA è triplicato in 12 anni ($1500 miliardi). Un macigno sul loro futuro. Donne e minoranze le più penalizzate. Un fenomeno anche europeo
Indebitarsi per garantirsi un futuro migliore sino a compromettere il futuro che si spera di costruire, o lasciar perdere il debito senza però poter avere le chance professionali che si meritano? È questo il dilemma a cui va incontro un numero crescente di studenti universitari che provengono da famiglie non abbienti, sia negli Usa che in Europa (Italia compresa) ma non solo. Vale la pena finanziarie a debito i propri studi superiori se poi il rimborso diventerà una catena che impedirà di ottenere una vita normale? Il dilemma è legato poi alle opportunità effettive che una laurea consente. Spesso, per le minoranze e i ceti più bassi, il gioco rischia di non valere più la candela.
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Il debito degli studenti USA
Dal 1987 al 2018 il reddito mediano disponibile di una famiglia Usa è aumentato del 14%. Ma nello stesso arco di tempo il costo onnicomprensivo (iscrizione, retta, sistemazione e mantenimento) di un corso universitario è cresciuto del 103%. La maggior parte delle risorse finanziarie proviene da prestiti bancari finalizzati. Gli studenti “impegnano” in banca il reddito futuro che sperano di ottenere da una laurea, un master o un PhD per farsi finanziare il costo dei corsi.
Secondo i dati della Fed al 31 dicembre 2018, i prestiti agli studenti negli Usa erano saliti a 1.500 miliardi di dollari (1.300 miliardi di euro) nel quarto trimestre dell’anno scorso. Questo debito era pari ad “appena” 500 miliardi di dollari a fine 2006. In 10 anni si è triplicato in valore assoluto ma, grazie all’allargamento dell’istruzione universitaria, in termini pro capite è “solo” raddoppiato.
Aumentano coloro che non riescono a rimborsare i prestiti
Vista la compressione degli stipendi che negli ultimi anni ha colpito anche i laureati, però, cresce costantemente la quota di chi non riesce a rimborsare alle banche i prestiti ricevuti. Alla fine dell’anno scorso, l’11,4% del debito complessivo degli studenti universitari Usa – pari alla cifra monstre di 166,4 miliardi di dollari – era rimborsato con oltre novanta giorni di ritardo sulla scadenza. Oppure veniva considerato direttamente già in default. Un fenomeno, quello dei laureati che non riescono a rimborsare i prestiti, che sta esplodendo e che segnala il blocco dell’“ascensore sociale” anche negli Usa. Un problema che assume poi connotazioni ancora più drammatiche quando viene analizzato sotto la prospettiva del gap di genere e dei problemi delle minoranze.
Penalizzate le donne e gli afroamericani
Secondo l’analisi condotta dall’Associazione americana delle universitarie (American Association of University Women, Aauw), sulle donne pesa un macigno di debiti universitari pari a due terzi del totale: 929 miliardi di dollari. Il problema è ancora peggiore per le universitarie afroamericane.
È vero che le donne otterranno il 57% di tutte le lauree del 2019 delle università Usa, ma la diversità di indebitamento per genere è schiacciante. Anche perché a causa del divario retributivo, alle donne sarà richiesto più tempo – e più fatica – per ripagarlo rispetto agli uomini. Secondo i dati Aauw, a fine 2018, per ogni laureato di primo livello il debito mediano era di 18.880 dollari. Ma per le laureate saliva a 21.619, il 14,5% in più.
Se si guarda poi ai dati di genere disaggregati per etnia il divario aumenta ulteriormente. Per ogni studente bianco il debito è di 19.486 dollari (21.993 per le studentesse). Tra gli afroamericani, si sale a 26.434 dollari per i ragazzi e a 30.366 per le studentesse. Una catena che condiziona il futuro. A fronte di un reddito settimanale mediano di 1.385 dollari dei laureati di primo livello bianchi, le laureate guadagnano 1.005 dollari alla settimana. Tra le laureate afroamericane si scende ad appena 877 dollari.
Il debito universitario pesa sul futuro
Ecco perché, secondo la Aauw, le donne impiegano circa due anni in più degli uomini per riuscire a rimborsare i prestiti agli studenti. Il maggior indebitamento e il gender gap nelle politiche remunerative costringono le laureate a rimandare nel tempo rispetto agli uomini l’inizio dei piani di accantonamento di risparmio previdenziale, ottenendo quindi una pensione minore, a rinviare l’acquisto di una casa o l’avvio di una propria attività. A fronte del 24% di laureati che afferma di essere in difficoltà a ripagare i prestiti studenteschi, il dato sale al 34% per le donne. Ma mentre la percentuale tra le laureate bianche è del 30%, per le afroamericane si arriva al 57%.
Le iniziative in campo contro il fenomeno
Contro questo fenomeno la Aauw propone l’espansione delle borse di studio federali per gli studenti a basso reddito, l’aumento dei finanziamenti statali e federali per le università pubbliche, lo sviluppo di contratti di finanziamento agevolati per mitigare l’impatto del debito universitario delle studentesse. Ma soprattutto programmi di interconnessione tra laureate e universitarie. L’obiettivo è la creazione di reti per raggiungere posizioni di leadership in diversi settori economici e diversi Paesi. E ovviamente di negoziare trattamenti economici migliori da parte delle aziende.
La proposta: una patrimoniale di scopo
Sul tema, che tiene banco nella discussione pubblica statunitense, è intervenuta nelle scorse settimane anche Elizabeth Warren, senatrice democratica in corsa per la nomination alle elezioni presidenziali Usa del prossimo anno. Warren sta introducendo un disegno di legge che ridurrebbe i prestiti studenteschi dei 45 milioni di cittadini americani alle prese con i rimborsi. La proposta cancellerebbe 50 mila dollari di prestiti studenteschi per i cittadini che guadagnano meno di 100 mila dollari l’anno, cioè il 95% della platea dei debitori.
Today @WhipClyburn & I are officially introducing our Student Loan Debt Relief Act to cancel student debt for millions of Americans, end the student debt crisis, & help tackle the racial wealth gap. Tune in live to our announcement. #CancelMyDebt https://t.co/WJGsqPrdCK
— Elizabeth Warren (@SenWarren) July 23, 2019
A coloro che guadagnano più di 100mila dollari, la legge offrirebbe uno sconto inferiore, mentre a chi ne guadagna oltre 250mila non sarebbero consentiti benefici. La proposta di cancellazione del debito degli universitari, secondo Warren, avrebbe un costo una tantum di 640 miliardi di dollari, che sarebbero finanziati attraverso una patrimoniale progressiva, con una tassa del 2% sui patrimoni superiori a 50 milioni di dollari e una tassa del 3% sui patrimoni oltre quota un miliardo di biglietti verdi.
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Nel Regno oltre 100 miliardi di debito
Ma la situazione non è confinata ai soli Stati Uniti. Secondo gli ultimi dati disponibili, che risalgono a marzo 2018, nel Regno Unito – dove le università private sono estremamente costose – i prestiti studenteschi sono aumentati notevolmente e hanno superato per la prima volta i 105 miliardi di sterline.
Ogni anno oltre un milione di studenti britannici si indebita per oltre 16 miliardi. Il Governo di Londra prevede che di questo passo il valore dei prestiti agli studenti salirà a circa 450 miliardi entro la metà di questo secolo, pari a oltre 500 miliardi di euro al cambio attuale. Il debito medio pro capite dopo il 2012 era di 32mila sterline.
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In Francia suona l’allarme
Anche in Francia la cultura del finanziamento a debito degli studi universitari o superiori sta prendendo piede, con un numero sempre crescente di banche che offrono prestiti o garanzie.
Lo Stato francese può intervenire, a determinate condizioni, con la sua garanzia pubblica sul rimborso dei prestiti bancari per gli studi superiori. Ma solo se i finanziamenti vengono preventivamente approvati dai cinque gruppi bancari partner del progetto. Ovvero Société Générale, Banques Populaires, Crédit Mutuel, Cic e Caisses d’épargne. In Francia, secondo gli ultimi dati, sono tra 200 e 300mila gli studenti che hanno chiesto un prestito per finanziare gli studi superiori. Si tratta del 10% della popolazione studentesca.