Economia sostenibile: Ue vicina all’accordo. Fuori carbone e nucleare

No ai settori controversi. Niente requisiti sociali. Coinvolti tutti i prodotti finanziari. Sono alcuni dei punti dell'accordo raggiunto dal triologo. Ma non è ancora ufficiale

Il cortile interno del Parlamento europeo

Il pericolo parrebbe scampato. Il pericolo che aziende appartenenti ai settori del carbone e del nucleare possano definirsi sostenibili (e quindi accedere ai consistenti fondi della finanza responsabile). Sembrerebbe impossibile: come si può pensare che attività così inquinanti – per le emissioni, il carbone, e per lo smaltimento delle scorie, il nucleare – possano essere considerate “pulite”? E invece questa ipotesi avrebbe potuto diventare realtà dopo la posizione espressa dal Consiglio europeo lo scorso 25 settembre. Francia ed Europa dell’Est, infatti, avevano ottenuto che nucleare e carbone non fossero necessariamente esclusi dalle attività considerate “verdi”. Per motivazioni prettamente economiche, naturalmente. Per i forti interessi economici che quei Paesi hanno nei due settori (sporchi).

Ma la posizione del Consiglio doveva essere sottoposta alla valutazione del trilogo: un balletto a tre tra Commissione, Parlamento e Consiglio europei, per arrivare a una decisione condivisa. Così è stato.

L’accordo tra i tre sembrerebbe raggiunto, o quasi. La firma definitiva non c’è ancora. E un testo finale non è ancora stato diffuso. Ma una bozza c’è. «Il lavoro del trilogo non è ancora finito – ci spiega una fonte all’Europarlamento –  Ma è stato raggiunto un accordo sui punti più controversi».

Nel confronto a tre tra Commissione, Parlamento e Consiglio europei, come sempre accade, ciascuno cede qualcosa per ottenere qualcos’altro. E parrebbe che sul tema della possibile inclusione dei settori del nucleare e del carbone, tra le attività che possono essere considerate sostenibili, abbia avuto la meglio il Parlamento europeo: questi settori sarebbero esclusi dalle definizioni di attività economiche sostenibili (la cosiddetta tassonomia).

Raggiunto un compromesso (o quasi)

Il condizionale però è d’obbligo. Come ha voluto precisare Katharina Pausch Homblé, l’addetta stampa ambiente del Consiglio europeo, rispondendo a un post entusiasta pubblicato su twitter da Valdis Dombrovskis vice-presidente lettone della Commissione europea.

«Abbiamo raggiunto un compromesso sulla lista “Green” (o tassonomia) delle attività economiche sostenibili. Un grande successo di fronte alla Cop25 per la nostra strategia per una finanza sostenibile», scriveva entusiasta Valdis Dombrovskis il 5 dicembre.

La risposta dell’addetta stampa ambiente del Consiglio europeo, Katharina Pausch Homblé

«Non c’è ancora un accordo sulla tassonomia per la finanza sostenibile», gli aveva risposto la Pausch Homblé. Dello stesso tenore anche la precisazione dell’europarlamentare finlandese del Ppe Sirpa Pietikäinen: «C’è ancora strada da fare. Il trilogo non si è chiuso. C’è bisogno ancora di una parte di lavoro tecnico e dell’approvazione di Consiglio e Parlamento, che potrebbe arrivare il 18 dicembre», scriveva (sempre su twitter) la Pietikäinen.

La risposta dell’europarlamentare finlandese del Ppe Sirpa Pietikäinen

Ma un compromesso di massima c’è stato. Vediamo, quindi, come si sono messi d’accordo i vertici europei sui “punti controversi”.

Punti critici/1: carbone e nucleare (fuori)

Come detto, sembrerebbe che sul fronte dell’inclusione (o meno) di carbone e nucleare abbia avuto la meglio il Parlamento europeo (e la Commissione).

In particolare sembrerebbe che il carbone sia stato esplicitamente escluso dalla lista delle attività che possono definirsi sostenibili. Mentre il nucleare lo sarebbe di fatto. Perché non risponde ai requisiti tecnici stabiliti.

Sarebbero infatti stati rafforzati i criteri da rispettare rispetto alla gestione dei “rifiuti non riciclabili”. Il riferimento alle scorie nucleari, senza che vengano citate, è evidente. Il comparto del nucleare di fatto verrebbe escluso in base al criterio del “do no significant harm”. Un’attività economica, per essere definita sostenibile, cioè non deve arrecare danno significativo ad altri obiettivi stabiliti dall’Ue (seppure, per esempio, com’è il caso del nucleare, rispetti le soglie di emissioni inquinanti).

Punti critici/2: a chi sta l’ultima parola

Raggiunto un accordo anche sulla tipologia di atto che definirà i dettagli del regolamento europeo sulla sostenibilità: è stato approvato lo strumento giuridico dell’atto delegato, invece dell’atto di implementazione. Cavilli legali, si potrebbe pensare, ma non è così. Perché da questa decisione dipendeva chi avrebbe avuto l’ultima parola sulla definizione delle attività che possono essere considerate sostenibili. Con l’atto delegato l’Europarlamento avrà diritto di veto. Scongiurata, così, la possibilità che le posizione politiche (e gli interessi economici) dei singoli Paesi possano influenzare le soglie in base alle quali un’attività economica potesse essere ammessa alla green list.

Punti critici/3: tutti gli investimenti, non solo quelli sostenibili 

Un altro aspetto controverso era il campo d’azione del nuovo regolamento europeo.

L’accordo raggiunto prevede che le nuove regole per la finanza green riguarderanno tutti i prodotti finanziari, non solo quelli che si definiscono “sostenibili”.

«Seppure con scale diverse, per tutti i prodotti finanziari dovrà essere indicato l’impatto sull’ambiente – ci spiegano da Bruxelles – L’investitore dovrà avere la possibilità di sapere quanto sono “sostenibili”, in base alla tassonomia Ue, le attività in cui investe».

Il fattore sociale: rinviata la valutazione al 2021

Niente da fare per i requisiti sociali: nell’attuale definizione di attività sostenibili stabilita dall’Ue non vengono considerati. Se non con alcuni riferimenti alle principali convenzioni internazionali sui diritti umani (Onu e Ilo): devono infatti essere rispettate le minime clausole di salvaguardia, anche in ambito di tutela dei diritti umani. Nell’accordo raggiunto si stabilisce che nel 2021 verrà pubblicato un rapporto, che la Commissione dovrà esaminare, in cui si valuterà la possibilità di inserire nella tassonomia, da un lato, requisiti sociali, e, dall’altro, il settore “brown”, cioè le attività che non rispettano criteri di sostenibili ambientale, ma che potrebbero tendere a farlo.

La neopresidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, nel suo intervento prima della mozione di fiducia del Parlamento europeo, il 16 luglio 2019.
La neopresidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, nel suo intervento prima della mozione di fiducia del Parlamento europeo, il 16 luglio 2019.

Si attende il voto dei singoli Paesi

Questo almeno è l’accordo raggiunto finora nel trilogo. Ma i singoli Paesi devono ancora esprimere il loro voto ufficiale all’interno del Consiglio europeo. Dovrebbe accadere domani (11 dicembre) quando si riunirà il Coreper (il comitato permanente che riunisce i membri dei singoli Paesi dell’Ue e che prepara i lavori ufficiali del Consiglio europeo). Una giornata cruciale, perché da una parte, appunto, il Consiglio dovrebbe prendere una posizione ufficiale sull’accordo raggiunto sulla tassonomia della attività sostenibili. Dall’altro la neo presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, presenterà il piano per il Green New Deal europeo, ormai uno dei punti di forza della sua politica comunitaria. Un piano, che nelle intenzioni della neopresidente, prevederebbe la trasformazione dell’Europa nel primo continente climaticamente neutrale entro il 2050.

Vedremo quindi se di fonte alle ambizioni Green dell’Europa, il Consiglio avrà l’ardire di bocciare (lo stesso giorno) l’accordo raggiunto per definire le attività economiche meritevoli di definirsi “sostenibili”.