L’estrema destra e Orbán soffiano sulla protesta degli agricoltori
Il think thank Mathias Corvinus Collegium sfrutta le proteste degli agricoltori per rafforzare l’agenda reazionaria in vista delle elezioni
Il rischio subito paventato è diventato purtroppo realtà. La legittima protesta degli agricoltori è stata sempre più egemonizzata dall’estrema destra, fino a diventare un’esclusiva dei gruppi euroscettici. Fin da subito, infatti, era chiaro come gli interessi dei sovranisti europei nulla avessero a che fare con la tutela dei lavoratori agricoli. I quali sono schiacciati dalle multinazionali della distribuzione e dalla speculazione dei fondi d’investimento. E non certo da una corretta transizione ecologica che sarebbe solo d’aiuto a un’agricoltura più sostenibile, per il pianeta e per le tasche dei piccoli produttori e dei consumatori.
L’interesse della destra radicale e sovranista è, all’opposto, quello di cavalcare la protesta per frenare la transizione ecologica. Cosa che è poi avvenuta. Proprio per favorire le lobby fossili che questa destra sovvenzionano, per tutelare le stesse multinazionali contro cui inizialmente protestavano gli agricoltori. E infine, ancora più importante, per influenzare le prossime elezioni europee e mettere così a rischio la tenuta delle istituzioni. E questi scopi, anche per il disinteresse e l’ignavia della sinistra oramai incapace di leggere la realtà, sono stati raggiunti.
Così vincono le multinazionali e le lobby fossili, e perdono gli agricoltori
In vista delle nuove proteste degli agricoltori annunciate in tutta Europa per il 4 giugno, a ridosso delle prossime elezioni europee, un’inchiesta di DeSmog rivela infatti come queste saranno organizzate dalla divisione belga del Mathias Corvinus Collegium (Mcc). Un think tank finanziato dalle lobby fossili del gas e del petrolio, sostenuto dal primo ministro ungherese Viktor Orbán e suoi compagni di merende dell’estrema destra continentale. E come queste nuove manifestazioni avranno un solo scopo: attaccare l’idea stessa di Europa.
Il primo scopo è stato ottenuto. Da una parte nulla è stato fatto per mutare i rapporti di produzione. Sono ancora le multinazionali degli allevamenti intensivi, della distribuzione e della vendita nei supermercati a decidere le sorti dell’agricoltura continentale. Con i piccoli produttori sempre più schiacciati verso il basso. Dall’altra il Parlamento europeo, su pressione della presidente della Commissione Ursula von der Leyen, ha di fatto eliminato la transizione ecologica. Togliendo o limando dalla Pac gli unici punti condivisibili. Per la gioia delle multinazionali e di chi uccide l’agricoltura e il pianeta con gas, petrolio e carbone.
Il ruolo di Viktor Orbán e del Mathias Corvinus Collegium
E ora c’è da distruggere l’Europa. Il Mathias Corvinus Collegium è la più grande istituzione educativa privata ungherese. Con sede a Budapest, è stato fondato nel 1996. E da quando Viktor Orbán ha cominciato i suoi innumerevoli mandati alla guida del Paese, ha ricevuto da lui fondi quantificabili in quasi due miliardi di dollari. Si è trasformato in un potentissimo think tank dell’estrema destra sovranista e antieuropeista e ha cominciato a aprire sedi in diverse parti d’Europa. Due anni fa ha inaugurato la sua sede più importante a Brussels, gestita in prima persona da Frank Füredi: il più ascoltato consigliere politico di Orbán.
«Ceci n’est pas un think tank. Questo non è un pensatoio puro; è un luogo di pratica politica. Qui si costruiscono narrazioni (e alibi per le derive autocratiche), si stabiliscono connessioni (e alleanze politiche con la destra italiana), si esercitano pressioni (per strattonare nel modo più profittevole l’Ue)», Scrive Francesco De Benedetti su Domani. E nello stesso articolo, dello scorso aprile, racconta come lo stesso direttore del Mcc Bruxelles Frank Füredi gli abbia detto senza mezzi termini: «Abbiamo aiutato noi i gruppi di agricoltori dei vari Paesi europei a fare rete tra loro per protestare».
Con la scusa degli agricoltori, l’estrema destra attacca le istituzioni europee
Come ha scritto Le Monde, Mcc Bruxelles aveva già organizzato una conferenza il 24 gennaio per mettere il cappello dell’estrema destra sulle proteste degli agricoltori. E, come riporta DeSmog, in un successivo evento organizzato da Mcc Bruxelles il 9 aprile si sono di nuovo ritrovati esponenti dell’estrema destra da tutta Europa, Italia compresa. Il loro scopo dichiarato era «opporsi alla crociata ambientalista dell’Unione europea». E riuscire a portare centomila persone a Bruxelles per partecipare alle proteste del 4 giugno in quello che si considera «un momento critico per influenzare gli elettori».
Cas Mudde, studioso della destra radicale, ha spiegato a DeSmog come «il sostegno del Mcc Bruxelles alle proteste si adatta all’agenda euroscettica di Orbán. L’estrema destra in generale, e Orbán in particolare, hanno una ragione strategica per sostenere gli agricoltori. Creano un’immagine pubblica di caos e insoddisfazione nei confronti dell’Ue che aiuta il loro messaggio antieuropeo in vista delle elezioni». Il peggiore dei rischi è quindi diventato realtà. Una protesta legittima e condivisibile come quella non ha trovato le giuste sponde. E, invece di accelerare la transizione ecologica liberando la produzione dal giogo delle multinazionali, è diventata l’ennesima foglia di fico del populismo reazionario. Non per questo però le ragioni della protesta perdono di senso; ne acquistano anzi ancora di più.