“Fit for 55”. Auto, CO2, energia: per gioire è meglio aspettare

Le prime votazioni sul pacchetto “Fit for 55”, che dovrà allineare l’Europa agli obiettivi climatici comunitari, hanno portato luci e ombre

Il pacchetto Fit for 55 punta ad allineare l'Europa agli obiettivi dell'Accordo di Parigi © XXLPhoto/iStockPhoto

Passi avanti ce ne sono stati, ma complessivamente le votazioni al Parlamento europeo sul “Fit for 55”, che dovrebbe rappresentare il più avanzato pacchetto legislativo su clima e ambiente, hanno portato un bicchiere pieno solo a metà. Nonostante la maggior parte del mezzi d’informazione si sia concentrata sul fronte automobilistico, sul quale effettivamente è stata per ora approvata (l’iter non è terminato) un’autentica svolta per il mercato comunitario. 

Cosa prevede il pacchetto “Fit for 55”

Il presidente della commissione Ambiente dell’Europarlamento, il francese Pascal Canfin, del gruppo moderato Renew, si era mostrato entusiasta alla vigilia del voto: “Se voteremo nel modo giusto questo pacchetto, l’Europa non assomiglierà più a quella di oggi”. L’impianto normativo previsto dal “Fit for 55” punta in effetti a dare corpo all’obiettivo fissato nel giugno 2021 in termini di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. Passando dal -40%, entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990 ad un -55%.

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Un impianto di produzione della BMW a Oxford, nel Regno Unito © Department for Business, Innovation and Skills/Flickr

In questo modo, l’Europa puntava ad allinearsi alla traiettoria necessaria per allinearsi all’Accordo di Parigi del 2015, che chiede di limitare la crescita della temperatura media globale ad un massimo di 2 gradi centigradi – ma rimanendo il più possibile vicini agli 1,5 gradi – alla fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali. 

Concretamente, il “Fit for 55” prevede 14 proposte legislative, elaborate dalla Commissione europea. Mercoledì 8 giugno si è votato però soltanto per otto di tali proposte. Una di queste, considerata cruciale, prevedeva la fine della distribuzione delle quote gratuite nel mercato ETS (Emissions trading System), il sistema di scambio di “diritti ad inquinare” introdotto nel 2005. 

Il nodo del sistema di scambio di emissioni climalteranti (ETS)

Quest’ultimo è un meccanismo che fissa un tetto massimo alle emissioni di alcuni agenti inquinanti. In particolare biossido di carbonio (CO2), ossido di azoto (N2O) e perfluorocarburi (PFC). Le aziende e le industrie che, per le loro attività, emettono tali sostanze, possono ricevere (free allocation) i cosiddetti carbon credit (o “quote di emissione”). In sostanza, dei “diritti ad inquinare”: una quota corrisponde all’autorizzazione ad emettere una tonnellata equivalente di CO2. 

Chi volesse inquinare di più, deve acquistare nuove quote. Il cui prezzo è spinto al rialzo dal fatto che ad esse è imposto un tetto complessivo. Ciò ha funzionato in modo non perfetto ma accettabile nel settore dell’energia. Ma per le industrie pesanti (cemento, siderurgia, fertilizzanti, ecc.), la distribuzioni di quote gratuite ha comportato un effetto pressoché nullo. 

La necessità di abbandonare la distribuzione gratuita di “diritti ad inquinare”

Così, non soltanto queste imprese hanno abbassato di pochissimo le loro emissioni, ma secondo Neil Makaroff, del Climate Action Network, le stesse “free allocation” hanno permesso loro di risparmiare fino a 50 miliardi di euro tra il 2008 e il 2019. Di qui la volontà di smettere di distribuire quote gratis, anche per permettere l’instaurazione di un meccanismo di adeguamento della CO2 alle frontiere esterne dell’Unione europea: il Carbon border adjustment

Esso punta a difendere le industrie del Vecchio continente dalla concorrenza di chi, in Paesi terzi, produce a costi più bassi sulla base di standard ambientali e climatici meno stringenti. Questo e la gratuità dei diritti ad inquinare, però, avrebbero comportato un vantaggio troppo marcato per alcune aziende europee, rispetto ai competitor internazionali. 

Le votazioni, mercoledì, non sono però andate come previsto dalla Commissione di Bruxelles. Un primo scrutinio, alle 12:30, ha riguardato proprio la riforma del mercato ETS. E la lobby industriale è riuscita a bloccare l’approvazione. 

Addio alle auto a benzina, gasolio e ibride a partire dal 2035

Le date ipotizzate per la possibile fine delle quote gratuite erano tre: 2030, 2032 e 2034. Lunedì, un emendamento proposto dai conservatori del Partito popolare europeo (prima forza parlamentare) aveva imposto il 2034. Troppo tardi per i Verdi e i socialdemocratici, che si sono schierati contro. Così la proposta è stata respinta con 340 voti contro e 265 a favore. Ora il testo dovrà essere rinviato nuovamente in commissione per essere riesaminato, prima di poter tornare in Aula. 

La seconda misura-chiave, quella relativa al settore automobilistico, è stata votata invece a partire delle 17:30. E anche in questo caso le lobby sono state fortemente presenti, con l’obiettivo di spingere più in là possibile nel tempo le scadenze. Su questo, però, è passata invece la proposta più ambiziosa, quella che punta al divieto di vendita di automobili nuove a benzina, gasolio e ibride a partire dal 2035.

Per l’approvazione definitiva dell’intero pacchetto occorrerà aspettare il 2023

Tutto ciò che riguarda l’energia, e in particolare le proposte per lo sviluppo delle fonti rinnovabili, non è stato votato dal parlamento europeo. A pesare sul calendario è stata senza dubbio la guerra in Ucraina, paradossalmente, poiché anziché spingere ad accelerare sull’abbandono delle fossili a vantaggio delle fonti pulite, ha convinto a procrastinare ogni decisione. Se ne parlerà a settembre o ottobre, non prima. 

E in ogni caso non sarà solo il parlamento a pronunciarsi. L’intero “Fit for 55” dovrà essere infatti approvato dai governi dei Ventisette, riuniti nel Consiglio europeo. Una riunione è prevista tra il 27 e il 28 giugno. Quindi occorrerà un ulteriore passaggio per accordarsi su un testo definitivo. Un calendario ottimista porta facilmente alla prima metà del 2023


Questo articolo è stato pubblicato in 9 anni – storie e approfondimenti sulla crisi climatica, la newsletter che Valori.it invia ogni venerdì. Se vuoi riceverla iscriviti alla newsletter e seleziona “Ambiente” tra i tuoi interessi.