_________________________________________In questa gallery scoprirete alcune delle aree urbane che hanno aderito al gruppo C40 e le loro azioni per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.
Le città in generale e le megalopoli in particolare sono e saranno uno dei terreni principali nei quali si perde o si vince la sfida ai cambiamenti climatici . Quasi il 70% della popolazione globale vivrà infatti nei grandi centri urbani entro i prossimi 30 anni, di conseguenza l’impatto delle politiche locali diventerà un aspetto sempre più determinante per il Pianeta.
1. azioni su inquinamento, mobilità, energia e rischio idrogeologico nelle grandi città © C40 Annual Report 2020 «Il mondo non ha mai avuto bisogno di un cambiamento trasformativo tanto quanto adesso. La scienza ci dice che dobbiamo dimezzare le emissioni entro il 2030 se vogliamo evitare un cambiamento climatico incontrollato» si legge nel rapporto C40 del 2020 . Il tempo stringe, e il contributo delle megalopoli è decisivo e non rinviabile . E, per fortuna, alcuni risultati ci dicono che i sindaci del mondo si sono attivati. Incrementi a doppia e tripla cifra percentuale nelle azioni intraprese per ridurre l’inquinamento tramite adozione di mezzi elettrici nel trasporto pubblico, incremento dell’uso della bicicletta, incentivazione dell’energia rinnovabile e riduzione del rischio alluvioni. 2. città e clima, Città del Messico, Messico © Vincent_St_Thomas/iStockPhotoCittà del Messico , quasi 9 milioni di abitanti ma arriveranno a 23,5 milioni entro il 2030. Le viene attribuito un fattore di rischio di livello estremamente serio per quanto riguarda la diffusione di malattie, e serio relativamente a incendi incontrollati, ondate di calore, esondazioni e alluvioni improvvise (scheda C40 ). Riguardo le azioni e i progetti intrapresi da Città del Messico: – l’adozione di un sistema di raccolta dell’acqua piovana per ridurre gli impatti delle inondazioni, aumentare la sicurezza idrica e garantire un maggiore accesso all’acqua pulita e alla salute; – un Climate Action Program della città progettato per massimizzare la riduzione delle emissioni e aumentare la resilienza contro i futuri shock climatici. Un programma finanziato in gran parte con l’emissione di 50 milioni di dollari di obbligazioni verdi (green bond ), che sosterranno anche gli investimenti in nuove linee di trasporto rapido per gli autobus e l’illuminazione stradale a LED. 3. città e clima, Hong Kong, Cina © EarnestTse/iStockPhotoHong Kong , poco più di 7 milioni di abitanti, sconta fattori di rischio non grave rispetto al numero di giorni l’anno con temperature estremamente elevate, alle piogge e alle tempeste tropicali. Il governo locale ha pianificato tramite il programma ACT (Accelerate, Collaboration and Technology ) di ridurre le emissioni di CO2 del 65-70% entro il 2030 e l’uso di energia del 40% entro il 2025, rispetto al 2005 (scheda C40 ). Riguardo le azioni e i progetti intrapresi da Hong Kong: – tra il 1994 e il 2010, a seguito di uno studio delle aree soggette a inondazioni è stato installato un sistema di 2.400 chilometri di tubazioni per il drenaggio dell’acqua piovana, 360 chilometri di canali, 21 chilometri di gallerie di drenaggio, 4 serbatoi i raccolta… infrastrutture che riducono significativamente il rischio di allagamenti; – il previsto aumento della produzione di acque reflue a causa della crescita della popolazione della città viene contrastato col T.PARK. Realizzato in bioedilizia, è il più grande impianto di incenerimento dei fanghi di acque reflue al mondo, autosufficiente e progettato per convertire tutti i fanghi di Hong Kong in ceneri ed energia rinnovabile. 4. città e clima, Johannesburg, Sudafrica © Subodh Agnihotri/iStockPhotoJohannesburg , quasi 5 milioni di abitanti e diversi livelli seri o estremamente seri di rischi connessi al clima. Inondazioni e allagamenti improvvisi, ondate di calore, siccità, numero di giornate di caldo estremo, tempeste e tornado minacciano la capitale sudafricana, che poco sta facendo per proteggersi (scheda C40 ) . Riguardo le azioni intraprese da Johannesburg: – tramite il progetto Clean Development Mechanism (CDM) viene raccolto il gas metano prodotto da tre discariche e viene trasformato in elettricità che viene immessa in rete e distribuita alle famiglie, generando inoltre 250mila carbon credits all’anno; – Johannesburg genera circa 1,6 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno, la maggior parte dei quali finisce in discarica, tre su quattro delle quali saranno sature in meno di 10 anni. Per evitarlo sono stati istituiti sette centri di riacquisto dei rifiuti gestiti dalle comunità, che poi rivendono quanto è riciclabile ai riciclatori. L’iniziativa favorisce quindi l’imprenditorialità, il riciclo e l’inclusione dei raccoglitori “informali” di rifiuti . 5. città e clima, Londra, Regno Unito © kovop58/iStockPhotoLondra , con 8 milioni e mezzo di abitanti e 511 miliardi di dollari di Pil annuo, la città teme in modo serio la siccità, alluvioni e allagamenti, l’esondazione del fiume, le ondate di calore. Londra mira a ridurre le emissioni di gas serra del 60% rispetto ai livelli del 1990, entro il 2025 (scheda C40 ). Riguardo i suoi progetti di sostenibilità intrapresi: – avendo un grave problema di inquinamento atmosferico, Londra sta implementando i sistemi digitali di avviso in tempo reale dei cittadini sulla scarsa qualità dell’aria . Inoltre ha creato zone riservate ad autobus a basse emissioni per dare priorità all’uso di questi mezzi più puliti ed ecologici dove sono più necessari. L’obbiettivo è ridurre le emissioni di NOx (ossidi di azoto); – uno degli strumenti messi in campo è il London Green Fund (LGF) pensato per garantire che i programmi e i progetti prioritari della città beneficino di un sostegno finanziario aggiuntivo da parte del settore privato. LGF è un fondo da 159 milioni di dollari ed è gestito dalla Banca europea per gli investimenti (BEI). Finora l’LGF ha investito 135 milioni di dollari in 18 progetti e la stima è che ciò porti a un risparmio di 288.805 tonnellate di gas serra l’anno, deviando 440.980 tonnellate di rifiuti dalla discarica e creando duemila posti di lavoro . 6. città e clima, Rio de Janeiro, Brasile © mikolajn/iStockPhotoRio de Janeiro conta 6 milioni e mezzo di abitanti e si trova in un’area continentale sottoposta a gravi rischi ambientali, classificati tra il livello serio ed estremamente serio. Oltre a piogge torrenziali, onde di calore, alluvioni e allagamenti improvvisi, siccità e numeri elevati di giornate torride, la città teme i forti venti e le inondazioni delle zone costiere (scheda C40 ). Tra i numerosi progetti in corso a Rio de Janeiro: – l’avvio di un impianto di biometanizzazione della frazione organica dei residui solidi urbani, con l’obbiettivo di sviluppare e implementare la prima tecnologia brasiliana e latinoamericana di questo tipo. L’unità è in grado di trattare 35 tonnellate al giorno di rifiuti (la produzione di circa 70mila) generando 10-20 tonnellate di compost organico e 3.150 Nm³ (metri cubi in condizioni standard) di biogas, o fino a 2.408 MWh/anno di elettricità. L’iniziativa pilota vorrebbe stabilire un nuovo modello di business per il settore; – dal 2016 è in corso il progetto, pionieristico in Brasile, “Scuole sostenibili “, che mira a fornire a studenti, insegnanti e comunità le conoscenze base di educazione ambientale e sui cambiamenti climatici. Le scuole partecipanti hanno attivato orti, impianti di compostaggio, sistemi di raccolta dell’olio esausto e di rifiuti elettronici e batterie, hanno installato pannelli solari fotovoltaici, lampade a LED… 7. città e clima, Melbourne, Australia © Rattanarud Suphan/iStockPhotoMelbourne , con 138mila abitanti è relativamente piccola e però esposta a numerosi rischi ambientali di livello estremamente serio: piogge torrenziali, onde di calore, innalzamento del livello dei mari, alluvioni e allagamenti, siccità e numeri elevati di giornate torride (scheda C40 ). Riguardo le azioni e i progetti intrapresi: – l’Arden Urban Renewal Precinct è un’area sottoutilizzata a nord del Melbourne Central Business District che ospiterà 34mila posti di lavoro e 15mila residenti entro il 2051. Arden punta a diventare un distretto a zero emissioni nette. Con energia rinnovabile al 100%; nuovi edifici a zero emissioni di CO2, bassi consumi e servizi condivisi di comunità; trasporti a emissioni zero e il fulcro nella nuova stazione della metropolitana di North Melbourne; nonché sistemi di recupero dei rifiuti e delle risorse all’insegna dell’economia circolare ; – già nel 2014 la città ha diffuso una guida per promuovere le superfici verdi e fornire consulenza tecnica su come progettare, costruire e gestire tetti, pareti e facciate verdi che favoriscono il raffrescamento e forniscono un servizio comunitario. 8. città e clima, San Francisco, Stati Uniti © bluejayphoto/iStockPhotoSan Francisco , quasi 900mila abitanti e numerosi rischi climatici e ambientali da affrontare, in diverso grado di gravità. Dalle onde di tempesta (o storm surge ) a quelle di calore, e poi alluvioni e allagamenti improvvisi, siccità, numeri elevati di giornate torride, l’innalzamento del livello del mare e le inondazioni delle zone costiere. Ma non solo. La città teme anche la diffusione di agenti patogeni trasportati da acqua e insetti (scheda C40 ). Tra le azioni intraprese da San Francisco: – il programma Climate and Health Adaptation Framework affronta esplicitamente il legame tra cambiamenti climatici e le conseguenze negative sulla salute pubblica, con rischio di vittime connesso agli eventi estremi. Oltre a installare una rete di sensori per monitorare in tempo reale la qualità dell’aria e un sistema di avvisi sulle condizioni meteorologiche per i cittadini vulnerabili , prevede piani di emergenza e un’ampia attività d’informazione; – il programma Zero Waste mira a ridurre i rifiuti e aumentare l’accesso al riciclo e al compostaggio. Come risultato, lo smaltimento in discarica a San Francisco è ora al livello più basso degli ultimi decenni: il tasso di diversione dei rifiuti dalla discarica a metà del 2013 dell’80% rispetto al 35% nel 1990. La città vanta un tasso di riciclo dei rifiuti del 78% e il più grande programma di compostaggio di scarti alimentari urbani degli Stati Uniti. 9. città e clima, Seoul, Corea del sud © tawatchaiprakobkit/iStockPhotoSeoul ha più di 10 milioni di residenti in un Paese che dipende al 98% dall’importazione di energia. La capitale è a rischio climatico in vario grado per le ondate di calore, alluvioni e allagamenti improvvisi, siccità, numeri elevati di giornate torride. Inoltre è considerato serio il rischio di diffusione di agenti patogeni trasportati dall’aria e quello di inondazioni dal sottosuolo (scheda C40 ). Nelle buone prassi messe in atto a Seoul: – un programma di riduzione del consumo energetico avviato nel 2012. Nella prima fase sono state designate 71 aree di progetto per la generazione di energia, l’efficienza e il risparmio energetico . L’obiettivo (-4% di consumi sul 2011) è stato raggiunto con 6 mesi di anticipo. La seconda fase, che coinvolge milioni di cittadini, punta al 20% di autosufficienza elettrica, a ridurre le emissioni di gas serra e il consumo di energia; – è stato lanciato nel 2015 un programma di partenariato pubblico-privato per il benessere energetico di Seoul che, tramite aiuti diretti e indiretti, punta ad alleviare la povertà energetica diffusa tra le comunità svantaggiate della città. Tra gli aiuti indiretti c’è il finanziamento al programma derivante da un’innovativa centrale elettrica virtuale alimentata dal risparmio nei consumi maturato nelle ore di punta da 17 edifici comunali e 16 università. 10. città e clima, Stoccolma, Svezia © scanrail/iStockPhotoStoccolma ha poco più di 900mila residenti e rischia di subire l’impatto delle esondazioni fluviali, delle ondate di calore e delle piogge torrenziali (rain storm). Ma soprattutto la città teme l’inquinamento delle sue falde causato dall’acqua salata (scheda C40 ). Tra i progetti sostenibili avviati a Stoccolma: – Slussen, che costituisce il nodo centrale tra il nord e il sud di Stoccolma, è un’infrastruttura strategica per quanto riguarda i trasporti, la fornitura di acqua pulita e la protezione dalle inondazioni per Stoccolma e la regione di Mälardalen. La chiusa di Slussen permette alle barche di transitare tra il lago Mälaren e la baia che porta al Mar Baltico (Saltsjön), e funge anche da porta tra le aree di acqua dolce (Mälaren) e salata (Mar Baltico), svolgendo così un ruolo chiave nella fornitura di acqua pulita ; – Stoccolma mira a ridurre le emissioni di gas serra pro capite a 2,3 tonnellate entro il 2020 e fare affidamento su energia rinnovabile al 100% entro il 2050. Attraverso il suo nuovo impianto di cogenerazione , CHP KVV8, Stoccolma sta alimentando il 90% del suo sistema di teleriscaldamento con energia rinnovabile. 11. città e clima, Vancouver, Canada © edb3_16/iStockPhotoVancouver è una città relativamente piccola, con circa 600mila abitanti. E, seppure con diversi livelli di gravità, è esposta a quasi tutti i rischi climatici passati in rassegna nelle città precedenti (rain storm, severe wind, heat wave, extreme hot days, drought, flash or surface flood, coastal flood, storm surge, salt water intrusion, vector-borne disease, insect infestation ), con l’aggiunta del timore per l’invasione di insetti infestanti ed escluse le esondazioni di origine fluviale e il rischio di diffusione di malattie tramite acqua e aria (scheda C40 ). Tra i progetti sostenibili avviati a Vancouver: – è la prima città del Nord America a sviluppare una Renewable City Strategy (RCS) per ricavare il 100% dell’intero fabbisogno energetico della città da fonti rinnovabili entro il 2050. Per raggiungere l’obiettivo, promuove innanzitutto il car sharing con veicoli a energia rinnovabile e la loro adozione da parte dei privati e l’ammodernamento degli edifici esistenti; – il Greenest City Action Plan (GCAP) definisce dal 2011 la direzione generale dello sviluppo cittadino verso la sostenibilità. Per questo incentiva la diffusione dei green jobs e dal 2010 i lavori di progettazione e costruzione in bioedilizia sono aumentati del 50%, mentre i posti di lavoro legati ai “trasporti verdi” sono cresciuti del 19% attraverso infrastrutture per veicoli elettrici locali e l’aumento della domanda di servizi di car sharing. Il GCAP richiede che tutti i nuovi edifici dal 2020 in poi siano a emissioni zero.
Queste considerazioni sono anche alla base della nascita del progetto C40 , che ha da poco pubblicato il proprio rapporto 2020 . C40 è infatti un’organizzazione planetaria che raccoglie, monitora e stimola ormai quasi 100 tra le grandi aree urbane della Terra all’interno di un impegno comune verso una maggiore sostenibilità . Un contributo di rilievo per orientare le 97 megalopoli inserite in questo network virtuoso, che rappresentano oltre 650 milioni di cittadini e un quarto dell’economia globale (una sproporzione che di per sé induce una riflessione …).
La variazione della temperatura annuale media delle città del mondo nel 2050 @ Progetto Future Cities
Del resto, l’importanza delle decisioni degli amministratori locali di aree dove vivono, consumano e inquinano milioni di individui è ben chiara anche alle istituzioni internazionali. Le aree urbane – sottolinea The Future Cities delle Nazioni unite – generano circa il 70% delle emissioni globali di gas serra e, allo stesso tempo, sono particolarmente vulnerabili agli impatti del riscaldamento globale .
Per questo «negli ultimi due decenni, l’ambizione della città è aumentata notevolmente per andare oltre gli obiettivi sui cambiamenti climatici dei governi nazionali». Poiché proprio i governi nazionali non stanno contribuendo adeguatamente per raggiungere gli obbiettivi di limitazione delle temperature fissati dai rapporti dell’IPCC e stabiliti nell’Accordo di Parigi sul clima del 2015.
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