Gli investitori a cinque grandi banche europee: basta con petrolio e gas

Non è più tempo per finanziare chi espande la produzione di petrolio e gas. Questo è il messaggio arrivato a cinque grandi banche europee

Crédit Agricole è una delle grandi banche europee a cui sono state recapitate le richieste degli investitori © CA SAfr/Wikimedia Commons

Tra il 2016 e il 2021, quindi dopo la firma dell’Accordo di Parigi sul clima, il colosso bancario londinese Barclays ha finanziato con 48 miliardi di dollari le società attive nell’espansione di petrolio e gas. Le francesi BNP Paribas, Crédit Agricole e Société Générale, rispettivamente, con 46, 34 e 34 miliardi. Deutsche Bank, infine, con 28 miliardi. È tempo di dire basta. E di farlo subito, entro la fine di quest’anno. È questo il messaggio contenuto nelle lettere inviate a queste cinque grandi banche europee da una coalizione composta da una trentina di investitori, con un peso specifico non indifferente: messi insieme, gli asset da loro gestiti superano i 1.500 miliardi di dollari.

L’appello rivolto alle cinque grandi banche europee

A tenere le redini dell’iniziativa è ShareAction, organizzazione no profit britannica che si dedica all’azionariato attivo. Ciascuna di queste cinque grandi banche europee si è vista recapitare una lettera che le chiede, senza troppi giri di parole, di «impegnarsi a smettere di finanziare direttamente nuovi giacimenti di gas e di petrolio». Entro la fine del 2023. Questo è l’unico modo per «dimostrare il proprio impegno ad affrontare la crisi climatica e contenere il riscaldamento globale entro gli 1,5 gradi centigradi».

A dire che lo stop ai combustibili fossili è urgente e necessario non è una qualche organizzazione ambientalista, bensì l’Agenzia internazionale per l’energia (IEA). Già nel 2021 aveva infatti messo nero su bianco che, per avere il 50% di probabilità di decarbonizzare il sistema economico globale entro il 2050, non si sarebbe dovuto scavare nessun nuovo giacimento di gas e petrolio dopo la fine di quell’anno. Quella scadenza è passata, eppure le trivelle sono ancora in funzione. Anche perché c’è chi le finanzia.

Le banche che hanno già limitato i finanziamenti a gas e petrolio

Trenta i firmatari delle lettere: venti si sono rivolti a tutte e cinque le banche, altri ne hanno selezionate alcune. Tra le adesioni si leggono i nomi di Candriam, La Française Asset Management e Brunel Pension Partnership. Gli investitori per ora non minacciano azioni concrete nei confronti di chi ignora il loro appello.

La missiva ricorda ai destinatari che c’è chi ha già intrapreso questa strada. Sulle 25 più grandi banche europee, 11 hanno limitato – quando non fermato del tutto – i finanziamenti per nuovi progetti estrattivi. Tra di loro ci sono la spagnola BBVA, l’olandese ING, l’inglese Lloyds Banking Group e l’italiana UniCredit. L’ultima in ordine di tempo è HSBC. Essendo la maggiore in Europa per capitalizzazione e una delle più grandi del mondo, il suo annuncio ha – comprensibilmente – fatto molto rumore, pur essendo inficiato da qualche incongruenza.

Questa presa di posizione da parte degli investitori «dovrebbe essere un campanello d’allarme per le banche che hanno assunto impegni per il net zero», sottolinea Jeanne Martin, a capo del programma per le banche di ShareAction. «Gli investitori le stanno avvertendo del fatto che andranno incontro a una pressione sempre crescente se non agiranno presto per cancellare i loro finanziamenti a nuove estrazioni di petrolio e gas».