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India, lievita il business della CO2

Non tutto il male vien per nuoce, non per tutti,  certo non per la società indiana Carbon Clean Solutions (CCS). Parafrasando infatti il vecchio adagio, ...

Di U.S. Fish and Wildlife Service [Public domain], attraverso Wikimedia Commons
Bandiera dell'India
Bandiera dell’India

Non tutto il male vien per nuoce, non per tutti,  certo non per la società indiana Carbon Clean Solutions (CCS). Parafrasando infatti il vecchio adagio, il suo complesso termoelettrico di Tuticorin, vicino al porto di Thoothukudi sul Golfo del Bengala, nell’ India meridionale, sembra essersi guadagnato il vanto di essere il primo esempio di impianto industriale capace non solo di catturare le emissioni di carbonio tanto vituperate ma di utilizzarle per trarne profitto.

A darne notizia è il britannico «The Guardian» che definisce il fatto come una svolta, perché le emissioni principali responsabili del cambiamento climatico vengono impiegate per produrre carbonato di sodio, cioè lievito chimico (baking powder) e contemporaneamente sono sottratte all’atmosfera: si stima che circa 60 mila tonnellate di CO2 all’anno potrebbero alimentare il processo produttivo.

Benché esista già un mercato globale della CO2 come materia prima, perlopiù sfruttata nel ciclo industriale della produzione di birra, l’interesse per la tecnologia sviluppata da CCS è planetario perché lo stabilimento indiano sembra esser riuscito ad abbattere i costi e senza fare appello a sovvenzioni pubbliche: alla Carbon Clean sostengono che il loro sistema ha bisogno di meno energia, è meno corrosivo, e richiede attrezzature molto più piccole di quelle esistenti.