Debutta “Missione 25”, la coalizione per il clima che punta ad agire subito
Missione 25 nasce il 24 giugno 2024 a Londra e chiede il rispetto dell'Accordo di Parigi. Bezos Earth Fund e Ingka Group-IKEA tra i promotori
Esortare i governi a garantire l’obiettivo degli 1,5 gradi entro febbraio 2025, così come stabilito dall’Accordo di Parigi. Per questa ragione nasce Missione 25, coalizione che esordisce il 24 giugno scorso a Londra. Un’iniziativa che, fondamentalmente, ribadisce il già noto: bisogna limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei due gradi centigradi, puntando agli 1,5. Tra gli ispiratori di Mission 25 c’è Groundswell, nato nel 2023 come incubatore ideativo dedito all’impatto climatico, partorito dalle organizzazioni non profit Bezos Earth Fund, Global Optimism e Systems Change Lab.
I promotori e gli obiettivi di Missione 25
L’ensemble aggrega sindaci e governatori, amministratori delegati e investitori, fondazioni e associazioni civiche. Tanto per far qualche nome, tra questi stakeholder per il clima ci sono Iberdrola, Ingka Group-IKEA, Unilever, 2150, Octopus EV, The B Team, C2ES, C40 Cities, CDP, Climate Crisis Advisory Group, Climate Group, Club of Rome, E3G, ECF, Green Africa Youth Organisation, WBCSD, We Are Family Foundation, We Mean Business Coalition, World Climate Foundation.
«Siamo pronti a incoraggiare i governi a stabilire piani più ambiziosi di riduzione delle emissioni e ad accelerarne l’attuazione», annuncia Missione 25. «Sappiamo che questo può sbloccare migliaia di miliardi di dollari di investimenti privati per proteggere la natura, scalare l’energia rinnovabile a basso costo, supportare le industrie a competere in un’economia a basse emissioni di CO2 e salvaguardare equamente gli standard di vita per le persone». Le organizzazioni esprimono così i loro buoni intenti a circa otto mesi dalla scadenza che si sono posti e in vista del prosieguo. Quando, cioè, ogni Paese dovrà presentare all’Onu i nuovi NDC (Nationally Determined Contributions), ovvero i piani climatici avanzati da riferirsi al periodo 2025-2035.
È solo incoraggiamento o c’è anche altro?
L’iniziativa, dunque, appare meritoria. Si direbbe una buona notizia. Tuttavia, appaiono un po’ fumosi gli obiettivi e le modalità per conseguirli. Chi si vuole stimolare o, peggio, affrontare? E poi, per aggredire quali criticità? E ancora, per contrastare quali altre strategie? Domande lecite. Dalle dichiarazioni di esponenti che partecipano a Missione 25, qualcosa si deduce. Ad esempio, l’intenzione di disarmare lo scetticismo, l’attendismo, l’obiezione per cui arginare la crisi climatica è cosa difficile, impopolare, costosa.
Come ricorda ESGDive – che nell’immediato ha riportato la notizia – esiste la necessità di consolidare i piani in atto da parte dei governi. In questo senso si esprime proprio il responsabile della sostenibilità presso Ingka Group, grande holding che gestisce la maggior parte dei negozi Ikea. All’evidenza della pressione politica, Missione 25 offre comunque il supporto di dati che emergono da due report, rispettivamente di Net Zero Tracker ed Energy Transitions Commission. Quel che resta, tuttavia, è ben sintetizzato dalle parole di Angel Hsu, direttore del Data-Driven EnviroLab: «Città, regioni o aziende non potranno più limitarsi ad annunciare la net-zero: dovranno mostrare le prove». Mostrare le prove: se ciò diventasse vincolante per tutti gli attori coinvolti nella sfida del clima, si potrebbe concludere che, sì, allora a qualcosa sarà servita Missione 25.