Quanti ospedali dovranno chiudere a causa della crisi climatica?
La popolazione dei Paesi a basso reddito potrebbe non avere ospedali a sufficienza. E la colpa è della crisi climatica
Che la crisi climatica avesse un impatto sul sistema sanitario era chiaro da tempo. Ma ora abbiamo i numeri di questo rischio. In particolare, un ospedale su 12 in tutto il mondo sarà ad alto rischio di chiusura a causa di condizioni meteorologiche estreme entro il 2100. Questo se i combustibili fossili non verranno gradualmente eliminati e le emissioni rimarranno elevate. A dirlo è una nuova analisi pubblicata in occasione della giornata dedicata alla salute della Cop28 di Dubai, domenica 3 dicembre.
Il rapporto di XDI, organizzazione impegnata nell’analisi dei rischi fisici legati al clima, evidenzia che uragani, tempeste, inondazioni, incendi boschivi e altri disastri potrebbero mettere a rischio l’accesso alle cure ospedaliere d’emergenza per le comunità colpite. Proprio nel momento in cui ne avrebbero più bisogno.
Dove sono gli ospedali a rischio per la crisi climatica
«Cosa succede quando il maltempo provoca anche la chiusura degli ospedali? La nostra analisi mostra che, senza una rapida eliminazione dei combustibili fossili, i rischi per la salute globale si aggraveranno ulteriormente», ha spiegato il dottor Karl Mallon, direttore di Scienza e Tecnologia presso XDI.
Secondo il rapporto, senza azioni tempestive per ridurre le emissioni, circa 16.245 ospedali saranno ad alto rischio di chiusura (totale o parziale) entro la fine del secolo. Quasi il doppio rispetto a quelli attualmente a rischio. Questo rappresenterebbe una sfida monumentale per i sistemi sanitari globali, poiché la necessità di adattare tali strutture diventa urgente.
Particolarmente allarmante è che il 71% di questi ospedali ad alto rischio per la crisi climatica si trova nei Paesi a basso e medio reddito. Un dato che mette in evidenza le disuguaglianze nel contesto delle sfide climatiche globali.
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In Italia, i danni alle strutture sanitarie sono già aumentati del 38%
La ricerca condotta da XDI valuta come le emissioni continue influiscano su inondazioni, innalzamento del livello dei mari, rischio di incendi e tempeste nelle sedi di 200mila ospedali e altri tipi di strutture sanitarie.
La serietà di questo problema riguarda anche l’Italia, dove più di 130 ospedali o strutture sanitarie sono ad alto rischio di danni da eventi meteorologici estremi entro il 2100. I danni medi subiti dagli ospedali sono già aumentati del 38% dal 1990 a causa dei cambiamenti climatici. E potrebbero segnare un aumento del 108% entro il 2050, raggiungendo il 286% entro il 2100. Questo avverrebbe in un quadro di emissioni elevate.
Il che significa che sappiamo già come abbassare questo rischio: con una rapida riduzione delle emissioni. Per questo, il report valuta anche le conseguenze di diversi scenari di emissione. I dati sono raccolti attraverso la piattaforma open data healthsites.io e gli errori dovuti a questa sono giudicati statisticamente irrilevanti.
La soluzione? Eliminare i combustibili fossili
Il rapporto sottolinea chiaramente che basterebbe limitare il riscaldamento globale a 1,8 gradi centigradi, con una rapida eliminazione dei combustibili fossili, ridurrebbe significativamente il rischio di danni alle infrastrutture ospedaliere. Un obiettivo che è ancora meno ambizioso rispetto a quello indicato dalla scienza e auspicato dall’Accordo di Parigi, cioè restare entro gli 1,5 gradi.
Viceversa, in caso di emissioni elevate, il rischio aumenterebbe di oltre quattro volte entro la fine del secolo. Attualmente il Sud-Est asiatico è identificato come l’area con la più alta percentuale di ospedali ad alto rischio di danni da eventi meteorologici estremi, mentre l’Asia meridionale ha il maggior numero assoluto, principalmente a causa della sua densità demografica.
Il rapporto sottolinea anche come gli ospedali situati lungo le coste e vicino ai fiumi siano particolarmente vulnerabili. Sebbene le inondazioni fluviali siano attualmente la principale preoccupazione, l’inondazione costiera, aggravata dall’innalzamento del livello dei mari, potrebbe salire al primo posto entro il 2100.
Il dottor Karl Mallon ha concluso affermando che la soluzione più evidente per ridurre drasticamente questi rischi è quella di impegnarsi seriamente nella riduzione delle emissioni. In un momento in cui la comunità globale è riunita negli Emirati Arabi Uniti, il rapporto XDI aggiunge un’urgenza crescente alla necessità di azioni decisive per affrontare la crisi climatica e proteggere le infrastrutture critiche, come gli ospedali, che sono fondamentali per la salute e il benessere delle comunità in tutto il mondo. Al di là della Cop28, poi, XDI esorta i governi a verificare la presenza di ospedali ad alto rischio nella propria regione e ad attivarsi fin da ora. Per tutelare le strutture e, dunque, la popolazione.