Il fondo pensione olandese PFZW disinveste dai colossi del petrolio
Dopo due anni di dialogo infruttuoso, il fondo pensione olandese PFZW ha disinvestito da 310 società non abbastanza impegnate sul clima
Il fondo pensione olandese PFZW ha annunciato che disinvestirà da 310 società che non hanno mostrato impegni sufficienti nel campo della transizione energetica. E tra le società abbandonate perché non hanno un percorso di decarbonizzazione convincente figurano giganti come tra cui Shell, BP e TotalEnergies.
L’operazione ha riguardato complessivamente titoli per 2,8 miliardi di euro. Solo sette le imprese che hanno rispettato i criteri richiesti da PFZW: Cosan S.A., Galp Energia, Graanul Invest, Neste Oyj, OMV A.G., Raízen S.A. e Worley Limited.
Come ha spiegato Joanne Kellermann, presidente del consiglio di amministrazione di PFZW: «L’intenso dialogo degli ultimi due anni con il settore petrolifero e del gas sul clima ci ha chiarito che la maggior parte delle compagnie che operano nel campo dei combustibili fossili non è disposta ad allineare i propri modelli di business all’Accordo di Parigi.
Benché gli operatori più grandi investano anche in forme di energia sostenibile, il passaggio dalle fossili a fonti a basse emissioni di CO2 non è abbastanza veloce. Tra l’altro, ciò riflette la lentezza che si riscontra a livello globale nella transizione verso le rinnovabili. Le sette società in cui continueremo a investire dimostrano invece che il passaggio è possibile. Allo stesso tempo, è deludente che siano solo sette».
La spinta di PFZW alla transizione energetica
Dopo un percorso durato due anni, il più grande fondo pensione d’Europa ha operato dunque un passo decisivo verso la transizione ecologica. La prima ondata ha riguardato 114 società, ree di non aver comunicato i propri obiettivi di riduzione delle emissioni. A questo passaggio è seguita la vendita di altre aziende che, secondo PFZW, non hanno assunto impegni in linea con l’obiettivo di azzerare le emissioni nette entro il 2050. L’ultimo piano di disinvestimento ha riguardato, infine, i gruppi che non hanno prodotto piani a breve, medio e lungo termine per raggiungere l’obiettivo.
Il programma, avviato nel 2022, ha visto il fondo pensione mettere in campo un percorso di engagement rivolto alle aziende del petrolio e del gas. A queste è stato chiesto un contributo concreto e misurabile alla limitazione del riscaldamento globale. Solo una minima parte degli interlocutori ha dimostrato di avere le idee chiare e percorsi ben strutturati, e nel 98% dei casi l’impegno non è stato ritenuto sufficiente. Al contempo, il gruppo ha annunciato la propria intenzione di aumentare gli investimenti nelle aziende impegnate per una reale transizione energetica, definendo le sette società “salvate” « le vere protagoniste del settore».
Le stesse sette società hanno mostrato impegni concreti per passare dai combustibili fossili a fonti energetiche a basse emissioni di CO2 come solare e biocarburanti. Tra queste, Galp, Neste e OMV, secondo il fondo, vantano un buon piano per ottenere una riduzione del 30% di emissioni entro il 2030. Salvate anche Worley, un fornitore di servizi per le imprese energetiche fossili che si sta impegnando per facilitare la diffusione di soluzioni alternative, e Cosan, Granuul Invest e Raízen, la cui energia prodotta deriva già principalmente da fonti a basse emissioni.
Il fattore chiave è il tempo
L’intenzione del fondo è di aumentare progressivamente gli investimenti in società che contribuiscono ad accelerare la transizione. L’obiettivo è arrivare al 2030 con il 15% di investimenti in soluzioni che facilitino il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che riguardano il clima e il 50% di riduzione assoluta delle emissioni per quanto riguarda azioni, crediti e immobili. L’orizzonte è il 2050, anno entro il quale il fondo intende raggiungere un portafoglio di investimenti climaticamente neutrale. Per farlo, PFZW prevede di investire due miliardi di euro nei prossimi due anni.
L’attenzione del gruppo è adesso focalizzata sui grandi consumatori di energia proveniente da fonti fossili. È il casi di chi produce materiali ad alto impatto in termini di emissioni di CO2. Anche a loro il fondo si appella affinché elaborino strategie in linea con quanto indicato alla Cop21 di Parigi. Il fattore chiave, secondo Kellermann, è il tempo: troppo lenti i percorsi delineati dalle società in cui il fondo ha disinvestito. Ciò mentre anche alla Cop28 è stata ribadita la necessità di un’azione immediata. D’altro canto, ha precisato il dirigente, sono gli stessi investitori ad aver dimostrato di apprezzare percorsi più rapidi per la transizione energetica.