Dalla Pre-Cop di Milano una generazione cosciente per i tempi nuovi
Si è concluso l'ultimo appuntamento di preparazione della Cop 26 sul clima di Glasgow: ancora si fatica a passare dalle parole ai fatti
A giudicare dal Youth4Climate alla Pre-Cop di Milano viene da pensare che i giovani siano tornati a svolgere il ruolo per cui sono nati. Quello di indicare una strada per il futuro, mettendo a nudo le crisi del vecchio ordine per costruirne uno nuovo. Il movimento di questo 2021 ha inchiodato i vecchi governanti alle loro responsabilità e ha scoperto le loro ipocrisie. Tutti a invocare sostenibilità, transizione ecologica, salvo poi rimandare le scelte necessarie per affrontare il riscaldamento globale, continuando a sfruttare le fonti energetiche fossili. Questo è ciò che i giovani dei Fridays for Future chiamano “bla bla bla” e che noi potremmo, appunto, definire blaterare.
Un programma per il futuro
La crisi climatica ha reso drammaticamente presente il futuro. Ma è solo la più evidente delle molte e interconnesse che stiamo vivendo. Lo dice l’incipit della Dichiarazione per il Futuro a cui hanno partecipato 130 realtà sociali fra cui anche Fondazione Finanza Etica. Oggi questi giovani dimostrano che lo slogan dei loro nonni nel ‘68, «vogliamo tutto subito», non è un cazzotto in cielo, bensì una urgente necessità.
Verso la Cop 26
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Non è più il tempo delle mediazioni e delle diplomazie. Non c’è più tempo per farse e contraddizioni. Siamo alla fine dei vecchi tempi. Le roboanti dichiarazioni sulla sostenibilità cozzano con la scelta del gas o dell’idrogeno blu, come nel romanzo di Vladislav Vančura.
Il documento Dichiarazione per il Futuro dimostra consapevolezza e maturità del movimento. Capace di pensare il mondo con le categorie giuste della complessità e della radicalità. Le dichiarazioni ufficiali del presidente della Cop 26 di Glasgow, Alok Sharma, alla conferenza stampa conclusiva suonano inconcludenti, fatue. «Siamo d’accordo sul fatto che occorre fare di più per limitare la crescita della temperatura media globale ad un massimo di 1,5 gradi centigradi. Occorre aumentare gli impegni degli Stati per la decarbonizzazione. Bisogna garantire il fondo per il clima da 100 miliardi di dollari ai Paesi in via di sviluppo e andare avanti col libro delle regole (Rulebook) sull’Accordo di Parigi. L’energia dei giovani della Youth4Climate ha galvanizzato i ministri. Dobbiamo ricordare quanto ci hanno detto».
Coerenza cercasi disperatamente in vista della Cop 26
Ma che vuol dire? La ventunesima Conferenza delle Parti dell’Unfccc, la Cop 21 da cui è scaturito l’Accordo di Parigi, è del 2015. Sono passati quasi inutilmente sei anni: che significa “fare di più”? Quanto? Cosa? Come? In quanto tempo?
Secondo Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica, «c’è stata una dichiarazione molto chiara sul fatto che sarà impossibile investire in attività correlate con i combustibili fossili. Cerchiamo di disincentivare qualsiasi investimento in ricerca ed estrazioni di fossili. Tuttavia, è impossibile raggiungere subito zero investimenti, perché la transizione implica che per un certo lasso di tempo ci sarà coesistenza tra rinnovabili e fossili. Ma la strada è ben chiara».
Quindi? Il governo, azionista di Eni, dirà che il piano che prevede la crescita delle fossili fino al 2026 è sbagliato? O che la strada è quella dell’idrogeno verde, che utilizza fonti rinnovabili, e non quello dell’idrogeno blu? Che i dieci nuovi progetti per sfruttare i giacimenti nazionali di metano e petrolio nel sottosuolo emiliano, nell’Adriatico e Canale di Sicilia non sono sostenibili? Perché se non sarà così, di quale chiarezza stiamo parlando?
La “Dichiarazione per il Futuro” indica invece impegni adeguati alle crisi climatica, sociale e di giustizia che attanagliano il nostro Pianeta. Un programma radicale e concreto. Lo ha detto il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Frans Timmerman: «Dobbiamo cambiare velocemente e radicalmente ogni cosa perché ogni governo ha la sua responsabilità di non tenere le persone nella loro comfort zone». Diritti umani; acqua, cibo e risorse; lavoro ed energia; economia e finanza; saperi; città, territori e comunità per una transizione sistemica. Si integrano in un documento che è il frutto dei tre giorni di discussioni nell’Eco Social Forum, che contiene analisi lucide e proposte concrete.
Un’altra finanza per la neutralità climatica
Prendiamo la parte su economia e finanza. Le responsabilità di banche, fondi d’investimento e compagnie d’assicurazione in un sistema che accelera il riscaldamento globale sono chiaramente espresse: «60 grandi banche internazionali hanno concesso alle compagnie che, a vario titolo, sfruttano le fonti fossili qualcosa come 3.800 miliardi di dollari, nel periodo 2016-2020. Ovvero dopo il raggiungimento dell’Accordo di Parigi del 2015 alla Cop 21».
Finanziamenti fossili
60 banche hanno concesso 3.800 miliardi di dollari alle fossili
Nel rapporto annuale Banking on Climate Chaos l’elenco delle banche che continuano imperterrite a finanziare le fonti fossili
E altrettanto lo sono le proposte. Carbon tax globale, tassa sulle transazioni finanziarie, incentivi alle imprese per azzerare le emissioni nette di CO2. E il ruolo delle banche centrali per superare il principio di “non ingerenza sui mercati”. Perché questi «hanno dimostrato di non essere in grado di auto-regolarsi, né in termini di limitazione delle attività speculative, né tanto meno in riferimento alla necessità di orientare i flussi di denaro verso attività a basso impatto climatico».
Chi, invece, ha compreso davvero la carica di innovazione e speranza che questo movimento di giovani sta portando nelle strade del mondo è papa Francesco. Che l’ha definito «l’ultima generazione che ci può salvare, non esagero».