Nasce il primo ETC che compra quote di emissione di CO2
Comprare quote di emissione di CO2, sottraendole agli inquinatori e garantendo un rendimento agli investitori. Così funziona SparkChange CO2
Gli investitori hanno a disposizione diverse strategie per limitare le emissioni di CO2 dispersa nell’atmosfera terrestre. Prima fra tutte, quella di evitare di foraggiare il comparto dei combustibili fossili. Finora, però, si è sempre trattato di metodi indiretti. Alla Borsa di Londra ha fatto invece il suo debutto un ETC (Exchange Traded Commodities) che promette di fare qualcosa di diverso: comprare direttamente le quote di emissione, sottraendole alle imprese che partecipano al sistema di scambio dell’Unione europea, evitando così che quella CO2 finisca in atmosfera. Il tutto ricavandone anche un rendimento finanziario. Si chiama SparkChange CO2.
Come funzionano gli ETC
ETC è una sigla che sta per Exchange Traded Commodities; la traduzione letterale sarebbe «materie prime scambiate in Borsa». Come funzionano? L’emittente investe direttamente in materie prime fisiche (in questo caso si parla di ETC physically-backed, categoria di cui fa parte SparkChange CO2) oppure in contratti derivati sulle materie prime. A fronte di questo investimento, emette degli strumenti finanziari il cui prezzo è legato all’andamento del sottostante.
Per certi versi dunque gli ETC assomigliano agli ETF (Exchange Traded Funds), cioè gli strumenti finanziari che replicano passivamente le performance di un indice benchmark. Questo perché anche gli ETC sono passivi, e anche loro possono essere scambiati in Borsa come delle azioni. Ci sono però alcune differenze. La prima, fondamentale, è ciò in cui si investe. Per legge gli ETF devono garantire un certo grado di diversificazione e non possono detenere alcuna materia prima. Al contrario, gli ETC permettono di prendere posizione sull’oro, sul petrolio, sulla soia. O, appunto, sulle quote di emissione di CO2.
Cosa sono le quote di emissione (EUA)
Centrali elettriche, compagnie aeree e stabilimenti industriali ricevono gratuitamente un certo numero di quote di emissione: una EUA (European Union Allowances) equivale a una tonnellata di CO2. A fine anno, chi ne avanza può rivendere quelle inutilizzate; viceversa, chi ha superato la soglia prefissata è obbligato ad acquistare le quote mancanti. Così facendo, inquinare diventa un costo. Fino al periodo pre-pandemia, in realtà, costava ancora abbastanza poco, circa 20 euro a tonnellata. A maggio 2021 il valore ha per la prima volta superato i 50 euro, arrivando a un passo dai 70 euro a novembre 2021. Diventa così sempre più conveniente riconvertire la produzione o adottare tecnologie capaci di limitare le emissioni.
L’Unione europea infatti è la casa del più grande sistema di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra. Si chiama EU ETS (European Union Emissions Trading Scheme) ed è stato avviato nel 2005, in seguito all’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto. In estrema sintesi, l’obiettivo è quello di spingere le grandi industrie a inquinare meno. Questo principio è stato messo in pratica fissando un tetto alla quantità di biossido di carbonio (CO2), ossido di azoto (N2O) e perfluorocarburi (PFC) che si possono emettere in atmosfera.
Un ETC che toglie quote di emissione agli inquinatori
A questo mercato delle emissioni, tuttavia, possono accedere direttamente soltanto alcune tipologie di operatori. Ad aprirlo anche agli investitori è stato lo SparkChange Physical Carbon EUA ETC (più in breve, SparkChange CO2), il primo ETC physically-backed in assoluto legato alla CO2, che ha fatto il proprio ingresso alla Borsa londinese il 4 novembre 2021. Uno strumento finanziario che – si legge nel comunicato di presentazione – evita che la CO2 venga emessa in atmosfera. Come? Comprando appunto le quote di emissione (EUA) nel sistema di scambio europeo e diminuendo così quelle a disposizione di chi vorrebbe acquisire tali “diritti ad inquinare”. Considerato che la quantità totale è fissa, infatti, ogni tonnellata di biossido di carbonio comprata da SparkChange CO2 di fatto viene sottratta a industrie, centrali elettriche e compagnie aeree.
Visto che ci saranno a disposizione sempre meno EUA di anno in anno, il loro prezzo inevitabilmente salirà: è la legge della scarsità. È così che gli investitori potranno incassare il loro rendimento. «In futuro, per i mercati finanziari il prezzo della CO2 nel Ventunesimo secolo sarà considerato più importante per la prosperità di quanto non lo fosse il prezzo del petrolio nel Ventesimo secolo», assicura il presidente di SparkChange Dan Berry. La volatilità attuale degli ETC, tuttavia, richiede particolare attenzione, soprattutto per gli investitori poco avveduti. È dunque sempre preferibile rivolgersi ad esperti fidati per evitare cattive sorprese.