Tre podcast per capire il percorso dell’Europa sulla finanza sostenibile

A che punto siamo con l'Action plan per la finanza sostenibile?

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Dal 2018 l’Unione europea è al lavoro su un ambizioso piano per rendere la finanza sostenibile. L’Action plan on sustainable finance. Il Piano si pone diversi obiettivi. Innanzitutto, ri-orientare i flussi di capitale privato verso una crescita sostenibile e inclusiva. Gestire i rischi finanziari derivanti dai cambiamenti climatici e dai suoi impatti sociali. E promuovere una finanza più trasparente e protesa agli investimenti a lungo termine, per supportare il Green Deal Europeo.

La crisi innescata dalla pandemia da Covid-19 ha reso ancora più urgente trovare risposta ad alcune domande. Come si può riconoscere un’attività economico-finanziaria sostenibile? Quali caratteristiche deve avere un investimento per poter essere definito realmente “green”? E come difendersi da chi propone strumenti finanziari nei quali l’aspetto sostenibile risponde esclusivamente a logiche di marketing?

La tassonomia: il dizionario condiviso della sostenibilità

Innanzitutto, l’Unione europea ha dovuto definire in maniera univoca e condivisa che cosa sia “sostenibile”. Sembra banale, eppure in mancanza di un alfabeto comune ciascun operatore finanziario era libero di applicare l’etichetta di “sostenibile” a ciò che più gli conveniva.

Il regolamento sulla tassonomia è entrato in vigore il 22 giugno 2020. Questo “vocabolario” della sostenibilità sarà un riferimento per il mondo della finanza responsabile, per indicare quanto sostenibile sia effettivamente un investimento; per i governi, per stabilire gli incentivi ad aziende green; per le aziende, per rendicontare il proprio impatto sull’ambiente. 

Ma mancano ancora alcuni importanti dettagli: i criteri tecnici per stabilire a quali condizioni un’attività possa essere definita sostenibile. Avrebbero dovuto essere pubblicati a fine 2020 sotto forma di Atti delegati, ma non è stato possibile. E ancora non si ha la data.

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“Finanza sostenibile” potrebbe non bastare

Arrivare a una definizione condivisa di “sostenibilità in ambito finanziario è un deciso passo in avanti. Così come il riconoscimento dell’importanza di rendere sostenibile, da un punto di vista innanzitutto ambientale, il sistema finanziario. Tuttavia, “sostenibile” può non essere sufficiente. Chi si occupa di finanza etica, infatti, obietta che la definizione proposta dalla Commissione europea solleva diverse obiezioni. Innanzitutto per la scelta di avvalersi di BlackRock come advisor per la finanza sostenibile. Ma non solo.

Sono sette i punti di criticità evidenziati dal movimento della finanza etica, come illustrati nel nostro podcast da Andrea Baranes, vicepresidente di Banca Etica.

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La pressione delle lobby rischia di indebolire la tassonomia

Come ci si può aspettare, le lobby che difendono gli interessi economici del business as usual sono al lavoro per cercare di ottenere “concessioni”. Che potrebbero depotenziare l’Action plan. Per esempio concedendo deroghe a aziende e settori responsabili di importanti emissioni di gas ad effetto serra, che potrebbero così captare ingenti investimenti (quelli indirizzati al mercato della finanza sostenibile). È quanto emerge da una bozza degli atti delegati, ovvero dei testi sulla cui base si dovrà applicare concretamente la tassonomia delle attività “verdi”.

È il caso, per esempio, del gas.

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