Turismo: la sostenibilità non si fa con le intenzioni, ma con scelte concrete
Ridurre l'8% di emissioni globali causate dal turismo è un dovere per tutti. Basterebbe scegliere mete vicine, il treno. E strutture a bassi consumi
Le emissioni globali di anidride carbonica prodotte dal turismo sono pari all’8% di quelle totali. Sono una bella fetta del gas serra che sta portando al riscaldamento del Pianeta. Una quota rilevante, in cui sono compresi trasporti, cibo e consumi. Anche quelli necessari per produrre i souvenir inutili che ci ritroviamo alla fine di ogni viaggio. Agire, quindi, per ridurre questo 8% è un dovere etico e morale per ciascuno di noi.
Chiariamo subito: ci sono due tipi di turismo sostenibile. Il primo è un equivoco. Quanti messaggi pubblicitari e promozioni riceviamo per recarci in paradisi naturali oltreoceano o in altri continenti dove troveremo un’ospitalità sostenibile? Dalla Patagonia all’India, l’invito è quello di raggiungere la natura più integra in ogni parte del globo, all’insegna del turismo ecologico, in piccoli villaggi, tenute agricole, spiagge incontaminate. Un tipo di turismo che è, però, davvero sostenibile solo se praticato dagli abitanti in loco.
Perché, se per arrivarci dobbiamo effettuare un volo in aereo transcontinentale, ecco che, in poche ore di viaggio, ci siamo mangiati la sostenibilità ambientale dell’intera vacanza.
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Viaggi brevi, in compagnia, in treno
Viaggiare in aereo è già di per sé una scelta ambientale insostenibile. L’alternativa sarebbe quella di poter mettere in conto qualche mese della nostra vita, per un viaggio transoceanico in nave, l’unico modo per rendere questo tipo di trasporto davvero poco impattante. O, nel caso della terraferma, percorrere migliaia di km in bicicletta!
Il vero turismo sostenibile è fatto, invece, di prossimità. Il viaggio per raggiungere la nostra meta vacanziera non deve essere molto lungo. O comunque deve prevedere un’adeguata ripartizione di consumi tra i viaggiatori. Per le mete più impegnative la scelta dei trasporti va opportunamente valutata. Viaggiare in auto a pieno carico, per qualche centinaio di km è una scelta che produce modeste emissioni e diventa così accettabile. Un buon modo per essere sostenibili è, quindi, viaggiare in compagnia. La classica famiglia, o almeno, quattro persone.
Meglio ancora se su un’auto a basso consumo, ovviamente, piuttosto che con un SUV, per intenderci. In alternativa, per i viaggi più lunghi, tra i mille e i duemila km, quelli per raggiungere la classica meta di una capitale europea o il nostro sud Italia, il viaggio meno impattante è, certamente, quello in treno.
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Vacanze non predatorie
Devono, poi, essere delle vacanze moderate in termini di consumi, nella loro globalità. Non legate al lusso sfrenato, ma neppure piene di scomodità. Anzi, la vacanza sostenibile può e deve essere comoda, confortevole. Possiamo scegliere tra una vacanza tradizionale, in albergo. Oppure buttarci sull’ecoturismo: in agriturismo, in montagna, in cammino, in bicicletta.
L’importante, però, è che non sia una vacanza predatoria. Abbiamo tutti negli occhi le immagini recenti di Venezia, dove una gigantesca nave da crociera ha praticamente squarciato un molo. Non è, chiaramente, l’esempio di una vacanza sostenibile. Semmai è proprio il simbolo della modalità “usa e getta” applicata al turismo in un territorio che merita, invece, rispetto e cura.
Strutture a basso consumo energetico
Eppure dovremmo pensare a una vacanza riposante, per noi e per l’ambiente. Oppure a una vacanza che ci arricchisce, in termini di conoscenza, esperienza e scoperta di un nuovo territorio. Luoghi, cibi locali. Dove i consumi e gli sprechi siano limitati al massimo. Le scelte non mancano: penso alla classico agriturismo sia al mare e che in montagna. Ma basta anche, senza sbizzarrirci troppo, cominciare a selezionare, tra l’offerta di alberghi e alloggi, quelli a basso consumo energetico.
Sempre più strutture turistiche vantano pannelli solari, produzione di energia rinnovabile, una buona classe di isolamento termico, raccolta differenziata dei rifiuti, cibo locale. Alcuni di essi hanno anche la certificazione ambientale EMAS, come in Emilia Romagna e in Alto Adige.
Il turista può, così, scegliere sin dall’inizio, una destinazione che preveda un alloggio ad alto risparmio energetico, magari alimentata a energia solare. Senza privarsi di nulla in termini di comodità, anche se personalmente evito idromassaggi e saune mi basta una bella doccia che spreca meno acqua.
Penso anche ai piccoli particolari, importantissimi, però, in termini di produzione di rifiuti. I flaconcini di sapone e shampoo, ad esempio, che ci ritroviamo in stanza e che ogni volta usiamo a metà. Ci sono sempre più strutture alberghiere che sono passate ai dispenser. Giusti per l’ambiente e comodi per noi.
Scelte comode ma vicine
Non vedo il turismo sostenibile come un turismo spartano o punitivo. Io stesso pratico il turismo sostenibile e voglio stare bene. Lo possiamo fare tutti, ma appunto, è una questione di scelte. E siccome mi piace predicare bene, ma anche agire con coerenza, da cinque anni non prendo più un aereo per turismo. Anche per le riunioni di lavoro l’ho quasi eliminato, sostituendolo con le teleconferenze, da quasi due anni. Non mi manca andare a New York o alle Maldive. In Italia e in Europa abbiamo una bellezza che non ha uguali, sono tra le mete turistiche più ambite.
Questo spesso scatena l’ilarità dei miei interlocutori, come se non volessi conoscere il mondo. Vivo bene così. Ho scelto di non andare a Tokyo o in Australia ma, grazie alla tecnologia, dialogo quando voglio con gli amici o colleghi laggiù. Anche perché le mie vacanze preferite sono quelle in montagna, da uomo “stanziale”. Per poi muovermi esclusivamente a piedi per gite e escursioni. So già che non mi basterà la vita per visitare tutto quello che ho a portata di qualche centinaio di km di distanza in auto o treno.
Luca Mercalli è un meteorologo, climatologo, divulgatore scientifico. Presiede la Società Meteorologica Italiana, associazione fondata nel 1865, dirige la rivista Nimbus e si occupa di ricerca sulla storia del clima e dei ghiacciai delle Alpi. Questo editoriale è il frutto di un’intervista raccolta da Rosy Battaglia