Uganda, il villaggio di Katoogo. Dove tutti sanno cos’è la crisi climatica

Viaggio a Katoogo, dove la crisi climatica la si può toccare con mano. Anzi con i piedi, ormai perennemente affogati nell'acqua

Il villaggio di Katoogo, in Uganda © Ferdinando Cotugno

Nel villaggio di Katoogo i ragazzi sono impegnati in una lunga partita a Ludo, un gioco da tavolo importato cento anni fa in Uganda dagli indiani arrivati per costruire la ferrovia coloniale. Il Lunatic Express è finito in rovina, ma il Ludo è diventato una cosa popolare e seria quanto il calcio. Siamo nel perimetro orientale della capitale, Kampala, dove il Lago Vittoria, uno dei grandi bacini d’acqua africani, si stringe in un’insenatura chiamata Murchison Bay.

I cambiamenti climatici hanno reso la regione di Katoogo una comunità anfibia

Agli abitanti di questo villaggio nessuno deve spiegare cosa sia la crisi climatica. «Da cinque anni la stagione delle piogge è diventata la stagione del terrore. L’acqua non va più via e si sta prendendo tutto», spiega Samuel Kirabo, che gira i sobborghi di Kampala e le zone rurali per la piccola associazione locale che ha fondato. Katoogo è diventata una comunità anfibia, coperta di fango e acqua. Le strade e la maggior parte degli edifici sono permanentemente allagati. Come eredità delle alluvioni arrivate ogni anno sempre più forti e violente dal 2018.

uganda alluvioni
Un uomo mostra dove è arrivata l’acqua a Katoogo in occasione delle peggiori alluvioni © Ferdinando Cotugno

Chi può sta ricostruendo la casa un metro più in alto, attingendo a uno dei commerci informali più frequenti in Uganda, quello di sabbia. Un metro equivale alla crescita del livello del lago negli ultimi anni, per l’intensificarsi della stagione delle piogge, diventata sempre più estrema.

Kampala è l’unica locomotiva economica dell’Uganda

Ma l’effetto è stato amplificato da un sistema di dighe lungo il tratto meridionale del Nilo, che qui ha una delle sue sorgenti. Gli allagamenti flash del lago dopo le piogge torrenziali hanno reso vulnerabili queste comunità nate già fragili. Realtà sorte in modo informale e spesso illegale ai margini urbani di Kampala. Il 40 per cento delle zone umide è stato colonizzato e inglobato da questi insediamenti.

Interi villaggi in Uganda sono costretti a vivere in condizioni di perenne allagamento
Interi villaggi in Uganda sono costretti a vivere in condizioni di perenne allagamento © Ferdinando Cotugno

La capitale è l’unica metropoli del Paese e l’unico posto dell’Uganda dove si poteva sperare di agganciare il treno dello sviluppo economico (la crescita era del 6,9% prima del Covid) e contemporaneamente avere servizi base. Gli unici chirurghi pediatrici dell’Uganda sono a Kampala. I nuovi residenti hanno costruito i nuovi villaggi nelle zone confinanti col lago, che con l’intensificarsi dell’emergenza climatica sono diventati sempre più pericolosi.

«Non ci si può adattare all’estinzione»

Una delle attiviste per il clima più famose al mondo, Vanessa Nakate, è nata proprio a Kampala. E sono state le continue e sempre più devastanti alluvioni durante la stagione umida ad aprirle gli occhi. «Non ci si può adattare all’estinzione», è la sua frase mantra. Lo dice riferendosi al destino dell’umanità ma soprattutto alla fragilità del suo Paese.

Le alluvioni del 2019 e del 2020 hanno fatto decine di vittime e creato oltre 65mila profughi interni. Nel 2019 la pioggia caduta in Africa orientale è stata del 300% superiore alla media. Il risultato è che in molti villaggi (come Katoogo) ci si deve spostare in barca lì dove fino a cinque anni fa si poteva usare la strada. I motoscafi stanno sostituendo le onnipresenti motociclette e la vita è diventata acquatica e pericolosa.

L’Uganda è uno dei Paesi più fragili in Africa di fronte ai cambiamenti climatici

Oltre a essere diventato uno dei Paesi più climaticamente fragili in Africa orientale, l’Uganda è anche al centro di uno dei più imponenti progetti di sviluppo di nuovi infrastrutture per l’estrazione e il trasporto di combustibili fossili. Cioè i principali responsabili della crisi. Il presidente Yoweri Museveni ha dato il pieno appoggio alla costruzione dell’oleodotto Eacop (East African Crude Oil Pipeline). Un progetto da 10 miliardi di dollari, sviluppato dalla francese Total Energies e dalla China National Offshore Oil Corporation.

La condotta partirà dai pozzi scoperti nei confini di un area protetta nel Lake Albert, nella parte occidentale del Paese, e dovrebbe arrivare fino al porto di Tanga, in Tanzania. La East African Crude Oil Pipeline avrà una capacità da oltre 200mila barili di petrolio al giorno. Con un impatto da 34 milioni di emissioni di CO2 all’anno. Altro combustibile per la crisi che sta allagando le periferie di Kampala.