In un rapporto la salute ambientale dell’Italia
Presentata la prima edizione del Rapporto Ambiente-Snpa che scatta una foto aggiornata e completa dell'ambiente in Italia.
Una fotografia ambientale complessiva dell’Italia che inquadra molti punti critici (consumo di suolo, inquinamento delle acque, qualità dell’aria) e qualche luce (agricoltura biologica, emissioni di gas serra).
È stata presentata ieri alla Camera dei deputati con la prima edizione del Rapporto Ambiente-Snpa (Sistema Nazionale a rete per la protezione dell’ambiente) elaborato su dati Ispra, che fornisce un quadro aggiornato della situazione del Paese sotto diversi profili.
A guardare lo stato delle nostre acque, ad esempio, c’è molto lavoro da fare se si pensa che solo il 43% dei fiumi e il 20% dei laghi raggiungono l’obiettivo di qualità per stato ecologico; mentre va un po’ meglio per quanto riguarda l’obiettivo di qualità per lo stato chimico, che si riscontra sul 75% dei fiumi e il 48% dei laghi.
Preoccupa tuttavia scoprire che non si arresta la contaminazione da pesticidi, con 370 punti di monitoraggio inquinati (23,8% del totale) per le acque superficiali, con concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientali, e 276 punti (8,6% del totale) nelle acque sotterranee.
Un quadro non certo idilliaco su cui tuttavia incidono le sensibili differenze tra le regioni, a causa di un sistema di monitoraggio degli inquinanti disomogeneo.
Altro punto decisamente negativo messo in luce dalla ricerca è quello del consumo di suolo che continua a crescere. Nonostante si sia registrato un importante rallentamento negli ultimi anni, circa 23mila km quadrati del territorio nazionale sono ormai persi irrimediabilmente e, per dare un’idea, solo in 6 mesi, tra il 2015 e il 2016, sono stati consumati 5000 ettari di territorio, equivalenti a 5700 campi di calcio.
Anche il capitolo della qualità dell’aria è poco rassicurante, specialmente per quanto concerne particolato atmosferico (il 40% delle stazioni non rispetta il valore limite giornaliero) e biossido di azoto (13% delle stazioni), con il bacino padano che mostra le criticità maggiori. In continua diminuzione, tuttavia, le emissioni dovute alle autovetture, grazie alle nuove immatricolazioni.
È al contrario in crescita la produzione dei rifiuti urbani (+2%): quella pro capite passa da 487 kg per abitante nel 2015 a 497 kg nel 2016, e la raccolta differenziata tocca il 52,5% della produzione totale dei rifiuti urbani, il 25% dei quali nel 2016 è stato smaltito in discarica. Il riciclaggio delle diverse frazioni provenienti dalla raccolta differenziata o dagli impianti di trattamento meccanico biologico dei rifiuti urbani raggiunge nel suo insieme il 45% della produzione.
E allora non resta che considerare alcuni aspetti positivi evidenziati dai ricercatori, su diversi fronti. A cominciare dai 300mila ettari di terreno convertiti ad agricoltura biologica nel 2016, con il numero di operatori del settore cresciuto del +20,3%. Inoltre l’Italia raggiungerà l’obiettivo di riduzione dei gas serra entro il 2020, assegnato dalle direttive europee: tra il 1990 e il 2015 le emissioni di tutti i gas serra sono diminuite. Merito innanzitutto della ridotta produzione di CO2 del settore energetico, anche se nel 2015 si è registrato un nuovo aumento, del 2,3%, probabilmente per effetto della ripresa economica.
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