L’Africa chiede una tassa sulle transazioni finanziarie per il clima

Al primo Climate Summit africano proposta anche l'introduzione di una carbon tax per finanziare mitigazione e adattamento

Malekas85/iStockPhoto

Il primo Climate Summit africano si è concluso il 6 settembre a Nairobi, in Kenya, con l’adozione di una dichiarazione congiunta dei capi di Stato e di governo. La Dichiarazione di Nairobi definisce le aspettative del continente nei confronti dei Paesi maggiormente responsabili delle emissioni climalteranti e la sua aspirazione al raggiungimento di un ruolo chiave nel processo di decarbonizzazione dell’economia globale. A guidare l’incontro, facendosi portavoce del continente, è stato il presidente del Kenya William Ruto.

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Per far fronte agli impatti del riscaldamento globale e alla necessità di costruire economie decarbonizzate, Ruto ha evidenziato l’urgenza di un cambiamento di paradigma. Tra i mezzi proposti per attuarlo il presidente keniota ha chiesto l’introduzione di una tassa globale sulle emissioni di CO2, nonché di una tassa sul commercio dei combustibili fossili e sui trasporti aerei e marittimi. Queste, insieme a una tassa sulle transazioni finanziarie (TTF), fornirebbero l’accesso a finanziamenti dedicati per investire in progetti climatici su larga scala, senza attingere a risorse nazionali.

Una tassa per il clima

Da anni si parla della tassa sulle transazioni finanziarie (in inglese Financial Transiction Tax), anche detta Tobin tax (benché quella ipotizzata dal premio Nobel James Tobin si riferisse unicamente a parte delle transazioni sui mercati). Nel 2013, in Europa, venne avviata una cooperazione rafforzata per tentare di introdurne una nei Paesi che vi aderirono. Ovvero undici Stati membri, tra cui l’Italia. L’intenzione era di tassare tutte le transazioni per le quali esisteva un collegamento con la zona di applicazione delle TTF. L’aliquota prevista era dello 0,1% per le azioni e obbligazioni e dello 0,01% per i derivati.

Una piccolissima imposta, dunque. Che non avrebbe gravato sui consumatori ma quasi unicamente sui grandi speculatori, che di transazioni finanziarie ne effettuano anche migliaia al giorno. La Commissione europea aveva calcolato che l’imposta, applicata nei soli undici Stati membri, avrebbe potuto garantire entrate pari a 30-35 miliardi di euro l’anno. Alla fine la cooperazione rafforzata non andò però a buon fine. Troppo lunghe le discussioni, troppi gli interessi in gioco, troppo forti le pressioni della lobby finanziaria, troppi cambiamenti di orientamento tra i governi.

L’Africa, in occasione del primo vertice sul clima del continente, ha dunque rilanciato l’idea. Partendo, in questo caso, più dal cosa fare dei proventi. L’obiettivo è quello di reperire i capitali necessari alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici, a partire dalla transizione green. La speranza, adesso, è che durante la Cop28 – la ventottesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite in programma a Dubai a cavallo tra novembre e dicembre – la questione, a lungo ignorata, finisca sul tavolo di negoziatori e governi.  

L’Africa: un alleato a lungo ignorato nella lotta al cambiamento climatico

Durante il vertice in Kenya, Ruto ha ribadito che l’Africa – con le sue risorse rinnovabili e non – può diventare un attore centrale della transizione energetica globale. I leader dei Paesi riuniti a Nairobi erano desiderosi di presentare il continente non più solo come una vittima, ma come un alleato a lungo ignorato nella lotta al riscaldamento globale.

Visti i crescenti costi legati ai debiti pubblici e la scarsità di fondi, la Dichiarazione chiede una revisione dell’architettura finanziaria globale. Al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca Mondiale viene chiesto di sbloccare gli investimenti e i finanziamenti per il clima. Per una crescita green in Africa che possa contribuire alla decarbonizzazione dell’economia mondiale serve infatti un massiccio aumento degli investimenti nell’energia pulita. «L’Africa deve avere un equo accesso ai capitalii per sbloccare il suo potenziale e tradurlo in opportunità», ha affermato William Ruto.