La Cordata: essere impresa sociale rende. E migliora la reputazione
Il profitto non è tutto. Il caso dell'impresa sociale milanese racconta un'economia civile che crea benessere, relazioni e ricavi, risultando competitiva
«L’impresa sociale in Italia è in una fase di grande fermento. Però, come la fermentazione che avviene nel tino, un po’ nascosta, al buio. Ma c’è. È in corso un necessario ripensamento del proprio ruolo, della propria funzione all’interno della società, perché si intuisce che questo modello può essere vincente nel superare le criticità del paradigma del capitalismo e del neoliberismo, con la speranza che possa produrre un cambiamento nel modello economico e sociale diffuso». Descrive così l’attuale momento dell’impresa sociale in Italia, Claudio Bossi, presidente de La Cordata, impresa sociale milanese che da trent’anni si occupa di servizi a supporto delle famiglie.
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30 anni di storia 6 milioni di fatturato
Trent’anni di storia imprenditoriale non sono pochi. E il numero pare anche più significativo se a raggiungere questo traguardo è una realtà come La Cordata di Milano. Un’impresa sociale che è cooperativa e, per le regole costitutive imposte dalla sua forma giuridica, opera per «interesse generale, senza scopo di lucro e per finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale». E genera utili e lavoro avendo come obbiettivo la produzione di benessere per la comunità, in un mercato dei servizi affollato dalla concorrenza, nella città italiana simbolo di competizione estrema.
Ma tant’è. Perché La Cordata si è presentata al terzo decennio di vita, celebrato a fine novembre 2019 in una giornata di incontri e di festa, legittimando la propria esperienza con i numeri. Quelli di un’economia e un’organizzazione in crescita dal 2016, col fatturato che sfonda il muro dei 6 milioni di euro nel 2018, un organico che sfiora i 150 lavoratori (125 sono dipendenti, 81 dei quali a tempo indeterminato) e un incremento della base sociale, formata da 35 persone, tra soci e volontari.
Grazie a una variegata composizione di professionalità di alto profilo (educatori professionali, operatori sociali, architetti e urbanisti, educatori finanziari, manager di comunità, psicologi e psicoterapeuti, mediatori), la cooperativa presidia tre diversi settori d’intervento contemporaneamente. Il principale è quello dei servizi per l’abitare (soprattutto social housing), poi quello della ricettività (alloggi temporanei per studenti e lavoratori e a vocazione turistica, con servizi integrati di vario tipo), e infine quello dei servizi di supporto e cura per le persone e famiglie. Un ventaglio ampio di attività svolte su diversi siti all’interno della città metropolitana.
Numeri da impresa profit…
Ma dal punto di vista economico-finanziario, le imprese sociali sono concorrenziali rispetto a quelle tradizionali? «In questi ultimi 10 anni siamo riusciti a oscillare con utili che variavano dal 2 al 4,5% del valore della produzione della cooperativa. Quindi con performance, per un’impresa di questa tipo, di tutto rispetto, e capaci di competere anche con chi fa del profitto il suo unico obiettivo», risponde Claudio Bossi.
«E penso che il nostro utile a fine anno – poco importa dove va a finire quando devo misurare i risultati dell’impresa – trovi ragione pure nel fatto che siamo stati capaci di non pensare al profitto come unico obiettivo».
…con una reputazione migliore
«L’approccio solidaristico ci ha fatto apprezzare di più sul mercato – perché sul mercato siamo – con una reputazione migliore, che ha generato più ricavi. Quello della reputazione, per rimanere all’interno della economia tradizionale, è un tema fondamentale, anzi è il tema del futuro. Dal ristorante all’azienda che produce detersivi inquinanti e che, quando vado al supermercato, sto attento a non comprare. Ed è anche un elemento di natura civile, legato al ruolo del consumatore cittadino, e da cui deriva una forza nel determinare le scelte economiche. È un aspetto politico.
E per noi è un vantaggio incredibile. Perché operare per avere una buona reputazione è nel Dna di queste imprese… per una cooperativa, per una impresa sociale… Ed essendo il tuo obiettivo produrre benessere nella comunità, è chiaro che l’elemento reputazionale è principale. Ed risulta più semplice per questo tipo di imprese alzare la reputazione».
Il rapporto con la finanza
«In 30 anni il tessuto economico è cambiato in maniera profondissima – spiega Claudio Bossi – È aumentata la nostra reputazione nei confronti degli attori che agiscono nel mercato: penso al mondo della finanza e degli investitori, a quello delle imprese for profit. Perché siamo cresciuti, innanzitutto, e abbiamo iniziato a tirare fuori la testa dal nostro orticello. Il mondo del social housing, dei fondi di investimento, di chi fa interventi di rigenerazione urbana, ci guardano come esempi virtuosi da un lato, ma dall’altro come soggetti necessari allo sviluppo del loro business. Perché stanno cercando un business sempre più “civile”, e quindi noi siamo sempre più appetibili per loro».
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Mix abitativo e relazioni, per un benessere di comunità
Area Home, quindi, Area Care e Area Accomodation sono il fulcro della sostenibilità economica e della redditività dell’impresa. Ma non solo. Perché rappresentano anche un modello di business che esprime il valore sociale ricercato come finalità superiore. E messo in pratica – ad esempio – con l’inaugurazione di Casa alla Fontana nel 2005: un condominio cosiddetto “integrato” perché rivolto a un mix abitativo attentamente studiato, formato da disabili intellettivi e fisici, famiglie consapevoli e studenti. Dove ogni componente è portatore di bisogni ma è anche chiamato a partecipare a un’offerta di servizi pratici e relazionali. Dalle minime attività ricreative a compiti di assistenza quotidiana nel fare la spesa o qualche commissione.
Un’idea di comunità solidale che oggi ha trovato la sua più compiuta e ambiziosa realizzazione nel complesso abitativo di Zumbini 6, all’interno del Villaggio Barona, in una zona oggi riqualificata. Con 130 posti letto distribuiti in camere doppie e singole e quattro tipologie abitative: alberghiera per le permanenze di breve periodo a prezzi low-cost, un residence sociale integrato per le permanenze mensili, un pensionato integrato per studenti e soggetti deboli, e 4 appartamenti bilocali per l’accoglienza di mamme con bambini in situazione di disagio sociale. Circondati da aree verdi, negozi, uno spazio aperto dove settimanalmente si svolge un piccolo mercato contadino. Dove si alimentano le relazioni, vivono associazioni e gruppi culturali, sono disponibili servizi i supporto sanitario e psico-sociale.