Nuragica: dalla Sardegna realtà virtuale, storia e cultura
La storia antica spinge l'economia dell'entroterra più delle spiagge, grazie a una giovane cooperativa e a una mostra ad alto tasso d'emozione e tecnologia
Se c’è ancora chi pensa che «con la cultura non si mangia» l’invito è a farsi un giro in Sardegna e intercettare Nuragica, mostra itinerante e progetto culturale innovativo incentrato su una storia di 3.500 anni fa. Un abbinamento concettuale di per sé interessante, che ha oltretutto il pregio di innescare l’economia locale interna spesso trascurata, in una regione in coda a livello nazionale per consumi e reddito medio. Come? Spostando parte dei flussi di persone, ossessivamente rivolte alle innegabili bellezze della costa, verso un’entroterra altrettanto ricco di attrattiva, benché meno presente sui canali principali di marketing del turismo di massa.
A dimostrarne l’efficacia ci sono i 25mila visitatori passati da Nuragica nei 6 mesi di apertura del 2019, da aggiungersi ai circa 10mila che l’hanno scelta nelle edizioni trascorse dall’inizio della sua attività (il 2017), per ognuna delle due edizioni realizzate per anno. Numeri significativi generati, non dagli sforzi di qualche colosso del mercato culturale, bensì da una piccola cooperativa, Sardinia Experience, creata da cinque giovani (tali si possono considerare imprenditorialmente i quarantenni) sardi, che hanno prodotto questa idea a partire da competenze professionali nel tour operating di livello internazionale, nel cosiddetto storytelling e nella comunicazione istituzionale e pubblicitaria.
Alla scoperta di una storia identitaria dimenticata
Il cuore del progetto – lo accennavamo – è una mostra itinerante, con un percorso espositivo di un’ora, allestita generalmente all’interno di un museo, con lo scopo di dare maggior forza al contesto museale e visibilità al patrimonio archeologico dell’isola. Avviata in principio a Olbia, ovvero l’hub principale dello sbarco di migliaia di turisti balneari, stranieri e italiani, si è rivolta a loro come potenziali visitatori, ma presto ha catturato l’interesse di molte scuole (60% dei fruitori) e persino dei cittadini dell’isola.
Del resto «Il primo nuraghe – ci spiega Maria Carmela Solinas – quello di Barumini, riconosciuto come patrimonio dall’Unesco, è stato portato alla luce solo intorno al 1952-53, ma riguarda una storia di 3.500 anni fa: quando in Egitto c’erano le piramidi, in Sardegna si innalzavano torri alte anche 30 metri, però nessuno lo sa. Manufatti ci una civiltà classificata come preistoria, per l’assenza di tracce di scrittura, e relegata un po’ nel dimenticatoio nazionale, nonostante si fosse sviluppata prima di Etruschi e Romani».
Per rendere quella civiltà attraente per il grande pubblico è stato perciò creato un vero e proprio format originale. «Un percorso di storytelling immersivo ed emozionale – specifica il suo principale ideatore, Paolo Alberto Pinna -, che sfrutta l’ausilio di suoni, suggestioni, sorprese, e narrazione, lungo un percorso di circa 500 metri in “stile Indiana Jones” in cui vieni accompagnato attraverso le varie epoche da una guida, una sorta di Virgilio personale». Ma non solo. Perché dopo aver imparato questa storia, tra installazioni imponenti, ricostruzioni di manufatti e strumenti, colpi di scena, si vive l’emozione della realtà virtuale ambientata nell’epoca nuragica (grazie ad Apptripper), unica realizzazione simile in Sardegna e tra le prime in Europa.
Le ricadute positive per il territorio
E questo mix di emozione immersiva e contatto fisico con le riproduzioni in scala reale attiva un processo virtuoso. Genera come output uno stimolo per chi ha vissuto l’esperienza di Nuragica a recarsi sui siti e i musei dell’isola, con una ricaduta immediata sui territori dell’interno. Non a caso, prosegue Pinna, «siamo chiamati dalle amministrazioni locali per portare questo attrattore culturale e territoriale presso di loro. E le persone si spostano per visitare i luoghi che abbiamo richiamato ed enfatizzato nel nostro percorso».
Una dinamica vincente da tanti punti di vista, insomma. Per bambini e ragazzi che scoprono divertendosi di avere vicino a casa il lascito concreto di una civiltà di cui non leggono sui libri di scuola. E nel voler tornare più volte a vivere l’esperienza della mostra coinvolgono i genitori. Che la domenica successiva si recano sui siti archeologici creando economia: mangiando nei ristoranti, acquistando i biglietti delle visite, i souvenir, sostenendo il settore agroalimentare locale. Non solo. «Un altro aspetto positivo – conclude Pinna – è di aver messo a sistema una serie di artigiani d’eccellenza dell’isola, che ci aiutano a comporre il percorso espositivo: chi fa artigianato archeo-sperimentale, chi produce bronzi, ceramiche, chi lavora il cuoio».
Cultura e lavoro per molti, e piace fino in Cina
Ad oggi Nuragica, che non è l’unica attività in corso di Sardinia Experience (quest’anno un museo etnografico a Fertilia e altre commesse a tema storiografico), garantisce comunque un fatturato annuo di poco inferiore a 200mila euro. Crea inoltre opportunità di lavoro diretto per i soci, per chi realizza i materiali in mostra, per allestitori e guide, per chi fa il supporto tecnologico. E l’attenzione sull’iniziativa cresce. Aumenta il numero dei comuni che vogliono ospitare l’evento, e si espande l’ambito territoriale, con contatti nel resto d’Italia, in Germania e Slovacchia.
Da ultima è arrivata una proposta ufficiale dalla Cina, per cui è allo studio la possibilità di trasferire il format – capace di adattarsi in maniera sartoriale ai musei e ai siti che lo ospitano – a qualche migliaio di chilometri di distanza. Un ulteriore step dopo che già la Regione Sardegna aveva selezionato Nuragica per partecipare al Web Summit 2019 di Lisbona, importante conferenza mondiale sulle tecnologie.