Dossier: Terre rare. Il “nuovo oro” onnipresente e insostituibile Gallery Gallery | I big delle terre rare: la Cina è senza rivali Corrado Fontana 29.01.2021
Corrado Fontana 29.01.2021 Leggi più tardi Le 17 terre rare (o Rare earth elements, Ree) e i metalli critici sono fondamentali nella realizzazione di magneti e componenti-chiave nella costruzione di smartphone, computer, pannelli solari e turbine eoliche, batterie per autotrazione… La Cina rappresenta oltre il 90% delle forniture globali di terre rare, e cinese è il 70-80% di tutte le importazioni statunitensi di ossidi e metalli di terre rare. Un dominio incontrastato imposto oggi innanzitutto attraverso poche grandi compagnie, dopo che Pechino, nel 2018, ha avviato una riorganizzazione del settore, emanando norme più severe per l’estrazione mineraria, le esportazioni e l’accesso all’industria. Una riforma che ha puntato su strategie di concentrazione industriale e una riduzione della produzione totale, prevista a 140mila tonnellate nel 2020, cioè 25mila tonnellate in meno del 2017, mentre la domanda interna di terre rare andava crescendo.USA, Russia, ma anche Europa stanno cercando di recuperare affannosamente il terreno perduto rispetto al Dragone, verso il quale scontano una dipendenza quasi assoluta su tutti i fronti. Su quello delle materie prime (che si devono importare); su quello delle lavorazioni (i minerali grezzi devono essere esportati in Cina per effettuare i processi di raffinazione); sul piano commerciale (è sempre la Cina il miglior acquirente, ad esempio, dell’americana MP Materials). Non per nulla gli Stati Uniti hanno aggiunto le terre rare alla loro lista di minerali critici e l’ex presidente Donald Trump aveva emesso un ordine esecutivo per incoraggiarne la produzione locale. Tra i Paesi maggiormente in balia dell’offerta cinese c’è inoltre il Giappone, che punta a ridurre la quota delle sue importazioni totali di terre rare cinesi a meno del 50% entro il 2025.In questa gallery vi presentiamo le principali multinazionali che si spartiscono un mercato da cui dipende una grande fetta dello sviluppo tecnologico globale. 1. CHINA NORTHERN RARE EARTH. Nata nel 1997 dalla fusione di precedenti esperienze industriali, quotata dal 2018, è una compagnia specializzata nella produzione di concentrati di terre rare, metalli di terre rare, ossidi di terre rare, nuovi materiali di terre rare, con un orizzonte internazionale e un intenso traffico di importazione ed esportazione di materie prime e raffinati. Dichiara che la capacità di produzione è di 10mila tonnellate l’anno. In particolare, lavora e commercia materiali magnetici di terre rare, di stoccaggio dell’idrogeno e per le batterie al nichel-idrogeno, per illuminazione a led e apparecchiature mediche (risonanza magnetica). Il cuore produttivo della compagnia si trova a Bayan Obo, la più ricca miniera al mondo per le terre rare con l’83% delle riserve cinesi, situata nella parte occidentale della Mongolia interna.Registra 55,3 miliardi di dollari di capitalizzazione. Il fatturato del 2019 ha toccato i 18 miliardi di dollari e i ricavi sono stati di 616 milioni (il 30% circa dei quali deriva da dalle vendite dei materiali funzionali delle terre rare e dei loro sottoprodotti).L’area mineraria di Bayan Obo, nella parte occidentale della Mongolia interna, zona mineraria di competenza per China Northern Rare Earth – © Squishyhippie/Wikimedia – Own work, CC BY-SA 4.02. SOUTHERN RARE EARTH. La compagnia, produttrice di terre rare medie e pesanti, nei primi giorni del 2021 ha aumentato i prezzi settimanali di terbio, disprosio, gadolinio e olmio. Un segnale al mercato in risposta alla disponibilità limitata e alla domanda sempre più consistente che viene dal settore dei magneti, fondamentali – ad esempio – per costruire le turbine degli impianti eolici. Stando a quanto riportato da Standard & Poor’s nel 2018, nell’ambito del programma nazionale cinese di concentrazione del settore indotto dal ministero dell’Industria e dell’information technology, e a seguito di grossi problemi legati anche all’attività di estrazione mineraria illegale, il China Southern Rare Earth Group avrebbe assorbito altri tre operatori della provincia (il Ganzhou Rare Earth Group Co.Ltd., la Jiangxi Copper Corp. e la Jiangxi Rare Earth And Rare Metals Tungsten Group Corp). E con oltre 28mila tonnellate di produzione di terre rare si sarebbe affermata come seconda realtà del Paese per volumi.Senza un sito web ufficiale né dati finanziari disaggregati, la compagnia appare in un articolo di Bloomberg del 2019 come sussidiaria della Jiangxi Copper Corp. Quest’ultima registra 73,7 miliardi di dollari di capitalizzazione. Un fatturato per il 2019 di 240,3 miliardi di dollari e quasi 2,5 miliardi di ricavi.La percentuale di produzione di terre rare in Cina della Southern Rare Earth e la produzione nelle diverse province @ S&P, 2018 su dati ufficiali delle autorità cinesi3. CHINA ALUMINIUM CORPORATION (CHINALCO). A seguito dell’acquisizione di Yunnan Metallurgical Group nel 2018 è diventato il più grande produttore di alluminio al mondo e uno dei principali produttori di rame, piombo e zinco in Cina. È anche uno dei primi tre produttori di rame (vedi il progetto peruviano di Toromocho) e metalli delle terre rare del Paese, con un aumento del contributo alle entrate da attività non legate all’alluminio passato dal 37,5% al 38,5% tra il 2018 e il 2019. L’azienda è di proprietà diretta della Commissione statale cinese per la supervisione e l’amministrazione delle risorse (SASAC) e perciò gode di un supporto pubblico notevole che include sussidi annuali consistenti, iniezioni di capitale e di beni, trattamenti fiscali favorevoli. Ciononostante, come altre compagnie minerarie cinesi, è nel mirino delle autorità per violazione delle norme sull’inquinamento.Registra 8,5 miliardi di dollari di capitalizzazione. Un fatturato per il 2019 di 190 miliardi di dollari e 851 milioni di ricavi.La struttura societaria della China Aluminium Corporation – ChinAlCo tra Cina/Hong Kong, Perù e il paradiso fiscale delle isole Cayman © Immagine tratta dal sito web ufficiale il 19 gennaio 20214. XIAMEN TUNGSTEN. Come spiega il suo nome e l’abstract sul sito ufficiale, la compagnia, con una storia più che ventennale, è nata specializzandosi nell’estrazione di tungsteno e nell’offerta di sottoprodotti di questo elemento. Oggi è una società per azioni quotata alla Borsa di Shanghai con Fujian Metallurgy Holding come azionista di controllo. Effettua fusione, lavorazione e distribuzione di tungsteno, molibdeno e altri prodotti in metallo non ferroso, oltre che gestire attività relative alle terre rare, come la fornitura di materiali per batterie e consulenze di gestione. Con un quartier generale sulla costa centro-orientale del Paese, praticamente di fronte a Taiwan e circa 14mila dipendenti, vanta una presenza internazionale consolidata dall’export, anche se oltre il 70% dell’ammontare delle vendite deriva dal mercato domestico.Registra 21,7 miliardi di dollari di capitalizzazione. Il fatturato per il2019 è stato di 17,4 miliardi di dollari e i ricavi sono stati pari a 260 milioni.Il quartier generale di Xiamen Tungsten, compagnia cinese di specializzata in tungsteno e terre rare © www.cd-hb-com5. MINMETALS RARE EARTH: è una società mineraria e di lavorazione dei metalli con sede a Ganzhou specializzata nella produzione di ossidi di terre rare. Per lo più attiva sul mercato nazionale, offre anche servizi tecnici di prospezione geologica per le terre rare, consulenza nell’investimento e nella gestione dei diritti sui minerali nonché sulla loro lavorazione. Inoltre si tratta della maggiore compagnia mineraria metallurgica integrata cinese dall’avvenuta fusione con China Metallurgical Group Corporation, e perciò, oltre a possedere e gestire miniere, svolge anche un’importante attività di costruzione metallurgica. Compagnia di proprietà statale, è stata nel mirino delle autorità per ripetute violazioni della normativa sull’inquinamento proprio nella sua unità di produzione di terre rare. Iscritta al social network professionale Linkedin con 48 dei suoi dipendenti/collaboratori, la compagnia pubblica sul sito Web ufficiale i report annuali aggiornati sulle proprie attività, seppure scritti solo in cinese.Registra circa 15,5 miliardi di dollari di capitalizzazione, un fatturato in crescita dal 2016 (1,6 miliardi di dollari nel 2019) e ricavi per il 2019 pari a 85 milioni di dollari.Minmetals Rare Earth, società specalizzata nella produzione di ossidi di terre rare © screenshot dal sito Web ufficiale6. MP MATERIALS. È la principale compagnia americana del settore, designata dall’ex presidente Donald Trump come baluardo della riscossa occidentale per recuperare indipendenza dalla Cina. La sua attività si basa sul ripristino – nel 2017 – dell’unica fonte di terre rare degli Stati Uniti, la miniera di Mountain Pass, chiusa due anni prima a causa dell’insolvenza e del fallimento della precedente proprietaria Molycorp. Benché l’avventura della nuova compagnia sia partita con ottime performance in Borsa, e vanti la spinta del governo a farne la riserva di terre rare d’America, la miniera sconta il grave limite di non produrre alcuna terra rara pesante, elementi chiave delle principali tecnologie.Registra 5,2 miliardi di dollari di capitalizzazione. Il fatturato 2019 è stato di 73,4 miliardi di dollari e un saldo negativo in miglioramento per i ricavi: -13,4 milioni di dollari nel 2018, scesi a -6,75 nel 2019.L’area della miniera di terre rare di Mountain Pass © screenshot dal video di presentazione di MP Materials-37. LYNAS RARE EARTHS LIMITED. Costituita nel 1983, ha sede a East Perth, in Australia, ed è una delle due società al mondo (insieme a Iluka, altra società australiana) con capacità di raffinazione delle terre rare che non si trovino in Cina. Attualmente convoglia tali processi a Gebeng, in Malesia, dove la continuità produttiva è stata messa a rischio in passato dalle proteste dei gruppi ambientalisti, motivo per cui la compagnia è intenzionata a investire proprio per aumentare questo ramo d’azienda. Un processo di crescita che – secondo gli analisti – richiederà tempo e moltissime risorse economiche, ma che è stato avviato con l’annuncio della costruzione di un nuovo centro di lavorazione delle terre rare nell’Australia occidentale. Le sue riserve sono conservate a circa 35 chilometri a sud di Laverton, nella miniera di Mount Weld da cui estrae neodimio e praseodimio (NdPr), lantanio (La), cerio (Ce) e terre rare pesanti miste (SEG).Registra 4,03 miliardi di dollari di capitalizzazione. Il fatturato del 2020 è stato pari a 305 milioni di dollari (erano 365 milioni nel 2019) e i ricavi risultano in negativo, a -19,4 milioni di dollari.Una protesta di fronte al Parlamento per chiedere lo stop all’impianto di raffinazione di terre rare (REE) di proprietà di Lynas Malaysia, a Kuala Lumpur, in Malesia, il 10 aprile 2019 © Nandakumar S. Haridas / Greenpeace8. AUSTRALIAN STRATEGIC MATERIALS. Compagnia nata dalla separazione da Alkane Resources, che ha conservato una focalizzazione sull’oro, operazione chiusa nel luglio 2020 con un aumento del valore delle azioni di ASM del 400% alla fine di quell’anno. Al centro della sua attività c’è la miniera di Toongi, 25 km a sud dell’area urbana di Dubbo (per cui Dubbo project), nello Stato australiano del New South Wales. ASM è proprietaria al 100% del sito estrattivo dove si trovano riserve interrate di zirconio, afnio, niobio, tantalio, ittrio e terre rare e che dovrebbe garantire risorse per oltre 70 anni. Ha stretto una joint venture con la sudcoreana Zirconium Technology Corporation (Ziron Tech) e produce una gamma di ossidi e metalli ad alta purezza. In particolare punta sull’offerta di metalli critici, con investimenti per produrre alcune leghe: una di neodimio-ferro-boro (NdFeB) e una a magneti permanenti di ferro-neodimio (FeNd).Registra 616,6 milioni di dollari di capitalizzazione.L’area destinata alla miniera per l’estrazione di terre e metalli rari del Dubbo Project di Australian Strategic Materials © Foto tratta dal sito web ufficiale terre rare Sostieni Valori! Dalla parte dell'etica, del clima, dei diritti e dell'uguaglianza. Come te. Sostienici! Dona con Satispay
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