«Le terre rare? Il futuro dipenderà dall’auto elettrica»
Intervista a Nikolas Toleris, analista di Mirabaud Securities, che illustra il passato, il presente e il possibile futuro delle terre rare
Come funzionano i mercati delle terre rare? Quali sono gli elementi più ambiti e le imprese meglio posizionate per sfruttarli e rivenderli? Lo strapotere della Cina potrà un giorno essere messo in discussione? Valori.it lo ha chiesto a Nikolas Toleris, Senior Equity Research Analyst – Metals & Mining di Mirabaud Securities Limited, una società di investimenti svizzera, con sede a Ginevra, che ha 700 dipendenti e 34 miliardi di franchi svizzeri in gestione per conto di clienti privati e istituzioni. Ed è uno dei pochissimi investitori al mondo ad essere specializzato in questo mercato di nicchia ma in grandissima crescita.
Risorse naturali
Cosa sono le terre rare e perché da loro dipende il nostro futuro
Non sappiamo i loro nomi, ma li maneggiamo ogni giorno. Eppure il futuro sostenibile dell’umanità è legato a doppio filo ai Rare Earth Elements
Come definirebbe il mercato delle terre rare dal punto di vista finanziario?
È un mercato molto concentrato sui prodotti finali, sugli ossidi. L’80%-85% di questi ossidi sono prodotti da imprese cinesi, sia legalmente sia illegalmente. Solo il 15% del totale è prodotto fuori dalla Cina, in particolare negli Stati Uniti e in Australia e Malesia. A causa della crescente domanda di terre rare negli ultimi dieci anni, dovuta alla transizione sempre più rapida verso un’economia più verde, si stanno cercando nuovi giacimenti per avere un’offerta maggiore e più diversificata. Come è noto non si tratta di elementi rari in natura. È però molto raro trovare giacimenti che si possano sfruttare con profitto.
Che cosa si estrae in particolare?
L’estrazione è oggi essenzialmente concentrata su due elementi, il neodimio e il praseodimio, che sono i più utilizzati a livello industriale e anche i più costosi. Si usano in particolare per i magneti delle pale eoliche e delle auto elettriche. Sono loro il futuro nel mercato delle terre rare. Mentre l’uso di cerio, per esempio, è destinato a declinare, perché è impiegato nella produzione di auto convenzionali, come catalizzatore.
Come sono utilizzate le terre rare nei prodotti finali?
Le turbine eoliche utilizzano quantità di neodimio e praseodimio che sono 40 volte superiori a quelle necessarie per un’auto elettrica, per ogni Megawatt (MW) di capacità installata. Considerando che una turbina eolica ha una capacità di circa 3 MW, possiamo dire che ogni turbina ha bisogno di una quantità di neodimio e praseodimio che è, in media, 120 volte superiore a quella necessaria per un’automobile elettrica.
E quindi è il mercato eolico a guidare il mercato?
Fino ad ora sì. Bisogna però considerare che già oggi ci saranno 550.000 MW di capacità installata nell’eolico nel mondo ma il numero delle turbine eoliche non aumenterà alla stessa velocità di quello delle auto elettriche, il cui mercato sta partendo ora, mentre il mercato dell’energia eolica è già consolidato. Quindi, anche se ogni singola auto elettrica utilizzerà quantità di neodimio e praseodimio molto inferiori a quelle impiegate nelle pale eoliche, il numero delle auto elettriche vendute nel mondo crescerà molto più rapidamente del numero di pale eoliche. Oggi circolano già 4-5 milioni di veicoli elettrici ma diventeranno 50 – 100 milioni nel medio-lungo termine. Quindi per capire il mercato delle terre rare in futuro dobbiamo concentrarci sull’evoluzione del mercato delle auto elettriche, non delle pale eoliche.
«Per capire il mercato delle terre rare occorre puntare gli occhi sulle auto elettriche più che sulle pale eoliche»
Quali sono le imprese quotate in borsa su cui si potrebbe investire?
Come dicevo, il mercato è oggi concentrato sui prodotti finali, sugli ossidi, che è controllato quasi interamente dalla Cina. Ci sono solo due imprese rilevanti fuori dalla Cina che estraggono terre rare (fondamentalmente neodimio e praseodimio) e le lavorano in modo da poter commercializzarne gli ossidi: si tratta dell’impresa statunitense MP Materials e dell’impresa australiana/malese Lynas. Sono le uniche grandi società, fuori dalla Cina, che abbiano anche degli impianti di lavorazione dei minerali estratti per trasformarli in ossidi, che si possono poi impiegare nella produzione industriale.
Non si può investire nelle società cinesi?
Si può fare, certo, ma è un investimento che non abbiamo mai considerato. Sono troppo volatili, rischiose, in buona parte non sono quotate in borse europee o negli Stati Uniti e quindi non hanno un livello di trasparenza nemmeno paragonabile a quello occidentale. Sono spesso volatili anche i loro business.
In che senso?
Capita spesso, in Cina, che in una miniera si inizi a estrarre, che ne so, zinco e poi si vede che il prezzo del rame sale in modo rapido e allora si smette di estrarre zinco e si inizia con il rame. È un po’ come quello che accade in agricoltura: un anno si coltivano e raccolgono patate e un altro anno si decide di puntare sulle carote. Un investitore istituzionale non può assumersi rischi del genere. Buona parte delle imprese cinesi nel settore delle terre rare è poi impegnata nelle produzione di “concentrati”, perché è molto più semplice. Pochissime producono gli ossidi.
Che significa “concentrati”?
Il neodimio e il praseodimio sono presenti in una concentrazione di circa il 3% nel materiale estratto in miniera. Il primo passo è quindi la “concentrazione”: una lavorazione che permetta di aumentare la percentuale delle materie prime fino al 30%. Moltissime imprese di fermano a questa fase.
Qual è la fase successiva?
Poi si passa all’estrazione degli ossidi, che è la fase più complessa e richiede notevoli investimenti perché è molto costosa e ha bisogno di trattamenti con una grande quantità di sostanze chimiche tossiche, che pongono seri problemi dal punto di vista ambientale.
«Per l’estrazione degli ossidi servono grandi quantità di sostanze tossiche»
In Cina, dove viene effettuata buona parte della produzione degli ossidi di neodimio e praseodimio, la legislazione ambientale è ancora molto blanda e i rischi non sono monitorati adeguatamente. Ma questo vantaggio regolamentare non è destinato a durare a lungo perché a un certo punto il problema si porrà e sarà necessario introdurre normative più severe anche in Cina. La Cina, ma anche la Mongolia, hanno già oggi un grosso problema con i rifiuti tossici dalla lavorazione di terre rare.
Come è possibile fare concorrenza alla Cina?
Nel resto del mondo oggi è difficilissimo avviare nuovi impianti che processino le terre rare per produrre ossidi. Come dicevo, ci sono solo due esempi significativi fuori dalla Cina: MP Materials e Lynas. Un tentativo lo sta facendo al momento la società britannica Pensana Rare Earths (PRE), che programma di estrarre terre rare in Angola e sta costruendo un impianto per lavorarle, e produrre ossidi, in Gran Bretagna. Per il momento Pensana Rare Earths punta ad estrarre e “concentrare” il neodimio e il praseodimio, due procedimenti che non sono così costosi né particolarmente complessi. La vera sfida è riuscire ad estrarre gli ossidi.
Hi-tech
Cellulari e computer senza terre rare sono ancora un’utopia?
Riparazione e riuso sono ad oggi le soluzioni migliori per affrancarsi dalla dipendenza di terre rare, il cui mercato è controllato in gran parte dalla Cina
E come intende fare Pensana?
Sono stati programmati investimenti di 120-150 milioni di dollari. Ma è solo il punto di partenza. Serviranno molti più investimenti in futuro perché si tratta di un mercato molto complesso e con alte barriere all’ingresso.
L’andamento previsto per il prezzo del neodimio fino al 2025 © Statista
L’obiettivo di Pensana, nel medio periodo, è di conquistare il 5% del mercato delle turbine eoliche, con il primo e unico impianto di lavorazione di terre rare (per la produzione di ossidi) in Europa.
Quindi Pensana al momento non produce ossidi?
No, per ora si occupa solo di estrazione. E non è detto che arrivi presto a lavorare le terre rare e iniziare quindi con la produzione di ossidi. Ci potrebbero infatti essere dei problemi con le comunità locali, per il trattamento delle acque reflue a seguito dell’uso di sostanze chimiche tossiche, per ottenere gli ossidi. Non sarà facile né rapido ottenere tutti i permessi.
Come sta andando Pensana in borsa?
Il prezzo del neodimio e del praseodimio sono saliti molto dalla metà del 2020 e per questo motivo anche il titolo di Pensana è salito molto, perché riflette il nuovo trend del mercato. Dal momento che non è ancora possibile investire direttamente in neodimio e praseodimio attraverso un indice specializzato, gli investitori che vogliano puntare su questo mercato possono farlo solo comprando titoli di imprese che estraggono ed eventualmente producono neodimio e praseodimio, quindi, per esempio, investendo in azioni di Pensana o MP Materials. L’andamento di Pensana oggi segue per il 90% il prezzo delle commodity che estrae.
Perché il prezzo delle terre rare è in salita?
L’aumento dei prezzi delle terre rare (neodimio e praseodimio) è legato all’attesa di un incremento di produzione di pale eoliche e di auto elettriche in futuro. Con la pandemia, e quindi da metà 2020, si sono create nei mercati notevoli aspettative su una transizione più rapida verso un’economia a più basse emissioni di CO2 e questo ha spinto in alto i prezzi delle terre rare. Gli investitori credono ora che ci vorrà meno tempo a passare alle auto elettriche e a investimenti più decisi nelle energie rinnovabili.
Ma ci sono prezzi trasparenti per le terre rare?
I mercati delle terre rare non sono regolari e non c’è un prezzo trasparente, negoziato in modo continuo. Questo è dovuto al fatto che ci sono pochi produttori e per l’85% sono collocati in Cina. Ma alcuni numeri si possono dare. A metà del 2020 il prezzo del neodimio e del praseodimio si aggirava tra i 40 e i 50 dollari al chilogrammo. Ora siamo intorno a 70 dollari e io penso che all’inizio del 2022 avremo raggiunto i 100 dollari. Quindi stiamo parlando di una crescita del 100% in poco più di un anno.
«Le terre rare sono dappertutto. Quello che è cruciale è la concentrazione di neodimio e praseodimio nelle miniere»
Neodimio e praseodimio hanno lo stesso prezzo?
Sì, più o meno hanno lo stesso prezzo. Il neodimio è un po’ più costoso, oggi è quotato intorno agli 85-90 dollari al chilogrammo, mentre il praseodimio è intorno ai 60 dollari. Viene poi commercializzato un ossido che è il risultato di un mix tra neodimio e praseodimio, che oggi costa circa 70 dollari al chilogrammo. Quando parlo del prezzo di queste due terre rare, mi riferisco appunto alla lega neodimio-praseodimio, che sintetizza il prezzo di entrambi gli elementi.
È possibile che l’America Latina o l’Africa possano superare la Cina in futuro?
Le terre rare sono dappertutto. Quello che è cruciale è la concentrazione di neodimio e praseodimio nelle miniere. Quindi non si può dire oggi se l’America Latina o l’Africa, o entrambi i continenti saranno i più importanti concorrenti della Cina in futuro. Al momento entrambe le opzioni sembrano essere possibili.