L’arte diventa esempio di sostenibilità: da Assisi una lezione per il mondo
Il Sacro Convento dei Francescani da due anni è al centro di un ambizioso progetto per ridurre la sua impronta ecologica. Obiettivo: abbatterla di oltre il 75%
Un’operazione più complessa era probabilmente difficile da immaginare. Trasformare uno dei simboli più importanti per l’arte e le religioni mondiali in un esempio di come sia possibile ridurre drasticamente l’impronta ecologica umana. Eppure l’idea era talmente appassionante che valeva la pena tentare.
Così il Sacro Convento di Assisi, un gioiello della prima metà del XIII secolo, meta di pellegrinaggio da tutto il mondo, è diventato il primo complesso architettonico ad essere oggetto di un piano sistematico per la riduzione dell’impatto ambientale, sociale ed economico. Per di più senza troppi clamori mediatici, ma solo cercando di costruire una strategia seria e lavorando a testa bassa per raggiungere l’obiettivo.
La tecnologia s’ispira a San Francesco
L’avvio del progetto – denominato Fra’ Sole – ha una data precisa: il 28 settembre 2017. Giorno in cui al ministero dell’Ambiente venne firmato un protocollo d’intesa fra la Custodia generale del Sacro Convento di Assisi, l’Arpa Umbria e Sisifo per un piano di sostenibilità. Piano che coinvolgesse basiliche, tomba del Santo, Convento e i terreni circostanti.
Due gli obiettivi: analizzare, pianificare e attuare le strategie per ridurre significativamente l’impatto ambientale, sociale ed economico del complesso. E declinare i princìpi in modo da renderli replicabili in situazioni analoghe.
«L’attività – spiega Giuseppe Lanzi, coordinatore del progetto – si è così sviluppata su 4 fasi:
- analisi dei flussi in ingresso e uscita di acqua, energia, materie prime, finanza e informazione;
- sviluppi di un piano di sostenibilità dei flussi;
- redazione di un disciplinare di sostenibilità e resilienza;
- sensibilizzazione dei pellegrini in visita al complesso».
Ambizione del progetto: ispirare esperienze analoghe
L’ambizione del progetto è di essere un viatico per altre esperienze analoghe ma soprattutto di garantire un rigoroso calcolo dei passi avanti fatti. Un work in progress perché c’è sempre qualcosa da implementare e migliorare.
Dopo un paio d’anni, sono stati fotografati i miglioramenti sul fronte del risparmio idrico, dell’uso di materie prime, e dell’energia utilizzata e dei rifiuti prodotti.
«Finora – racconta Lanzi – sono stati installati 200 punti per la differenziata, un punto per il compostaggio dell’organico, otto distributori di acqua corrente. È stata attivata la fornitura elettrica da fonti rinnovabili, eliminato l’uso delle bottiglie di plastica, ripensata la politica degli acquisti delle materie di ingresso. Ma l’iter non è concluso. Tra i prossimi passi, quello di efficientare gli impianti energetici e raggiungere la classe APE superiore alla A2 già certificata».
L’impatto sull’impronta ecologica del Sacro Convento che si otterrà dopo 48 mesi è enorme. La carbon footprint totale si ridurrà dalle quasi 450 tonnellate di CO2 equivalenti misurate nel 2017 alle 100 del 2020. Un taglio di oltre il 75%.
I risultati sul fronte idrico
Il risultato è stato reso possibile solo grazie all’approccio sistemico che si è scelto. Sul fronte dei flussi dei consumi idrici, ad esempio, si sono pianificati due interventi, ancora da completare:
- eliminare l’acquisto delle acque in bottiglie di plastica, con un impatto, per il solo 2018, di oltre 2300 chilogrammi di CO2 equivalente;
- applicare di sistemi di riduzione dei flussi di acqua: doppio pulsante per gli scarichi e inserimento dei rompigetto per i rubinetti.
«Gli interventi previsti in fase di esecuzione porteranno a una complessiva riduzione delle emissioni di CO2 equivalente in atmosfera stimati in 3217 kg su base annua», spiega Massimiliano Muggianu, analista del gruppo di lavoro del Progetto Fra’ Sole. «È in corso la valutazione dell’impatto del già avvenuto ripristino di una cisterna antica che raccoglie l’acqua piovana che viene riutilizzata per l’irrigazione e la possibilità del ripristino di una seconda cisterna».
I flussi di energia
In tema di energia, la comunità religiosa negli anni compresi tra il 2015 e il 2018 ha già compiuto fondamentali opere di efficientamento energetico con la riduzione delle dispersioni, l’utilizzo di sistemi di illuminazione a basso consumo, l’introduzione del teleriscaldamento e l’installazione di un impianto fotovoltaico.
L’ultimo recentissimo passaggio è stato quello di avviare la fornitura di energia elettrica da produttore di energia da fonti rinnovabili, e nella fattispecie ERG, partner di progetto, che eroga energia elettrica nell’Umbria grazie al nucleo idroelettrico di Terni.
«Combinando la stima della CO2 equivalente relativa all’introduzione della fornitura di energia elettrica da fonti rinnovabili, quella relativa al decrescente utilizzo del metano, quella relativa all’introduzione dell’impianto fotovoltaico e del teleriscaldamento, si stima una riduzione annua di emissioni di CO2 equivalente in atmosfera di 355.886 kg, pari all’81% delle emissioni stimate nel 2018» rivela Muggianu.
Materie prime e rifiuti
L’analisi dei flussi di materia ha preso in esame tutti gli acquisti della comunità religiosa e ha evidenziato diverse aree di intervento per un complessivo miglioramento della sostenibilità. Un intervento immediato è stato dedicato già a partire dal 2018 alla dismissione dei supporti monouso in plastica per la ristorazione a favore di prodotti biodegradabili e compostabili. La scelta ha portato una media annua stimata di risparmio di CO2 equivalente di 642 kg rispetto alla situazione precedente, per un totale di 1102 kg di plastica risparmiata nel biennio 2018-2019.
Una modifica degli acquisti ha anche interessato l’approvvigionamento per le macchine del caffè espresso: si è passati da sistemi basati su capsule in plastica a sistemi basati su cialde biodegradabili e compostabili con caffè equo e solidale. L’azione combinata degli acquisti del monouso e del caffè in cialde ha portato da un significativo miglioramento tra il 2017 e il 2019 rispetto all’impatto stimato di CO2 equivalente.
Per quanto riguarda l’input di materia, sono in fase di elaborazione strategie tese alla riduzione degli imballi di plastica, in special modo per quanto attiene i prodotti per la detergenza personale: l’obiettivo è quello di sostituire i detergenti liquidi con quelli solidi con imballi in carta/cartone.
Aumentare la raccolta differenziata
Contestualmente all’analisi dell’input di materia, è stata condotta anche una significativa azione di ottimizzazione per quanto attiene le dinamiche di output, ovvero nella differenziazione e conferimento dei rifiuti. Fino al 2018 le analisi hanno evidenziato un tasso di differenziazione pari al 48%. Per migliorare la percentuale sono stati messi in campo i seguenti interventi:
- Installazione di un punto di compostaggio per il recupero interno della frazione organica e della biomassa eccedente proveniente dalle potature degli olivi e dagli sfalci del bosco;
- Collocazione di circa 1200 raccoglitori di rifiuti per circa 200 postazioni in tutta la struttura del convento;
- Riorganizzazione della logistica interna della gestione dei rifiuti.
Gli interventi consentiranno di ridurre significativamente la frazione di rifiuti indifferenziati almeno al 30% portando il livello di differenziata al 70%, con l’auspicio di un progressivo aumento di tale percentuale.
Al raggiungimento del risultato prospettato, si stima una riduzione della CO2 equivalente pari a 7740 chilogrammi annui rispetto alla precedente situazione.