L’assistenza ai disabili non crea profitti. Le Onlus diventano essenziali
In Italia opera un mondo di reti non profit: dal gigante Federsolidarietà (7,4 miliardi di fatturato), alle realtà sovraregionali di Anffas, La Nostra Famiglia e Universiis
Nel mondo della disabilità, la residenzialità e i servizi alla persona, alle famiglie e alle comunità non sono un business. Ecco perché non esiste quasi alcuno spazio per i privati in cerca di profitto. Secondo l’Istat, il settore del non profit che eroga prestazioni e servizi in favore delle persone con disabilità si sostiene con entrate prevalentemente di natura pubblica: il 45,2%, a fronte di un valore pari al 14,5% del totale delle istituzioni profit, a testimonianza del ruolo fondamentale che il non profit ricopre per questo target di utenza.
La famiglia è, nel nostro Paese in modo particolare, un’istituzione fondamentale per la vita delle persone con disabilità. Svolge spesso un ruolo importante nel contrastare il rischio di esclusione sociale. Nell’ambito dei servizi per le persone con disabilità le principali voci di spesa si riferiscono ai centri diurni e alle strutture residenziali che offrono assistenza ai disabili e supporto alle famiglie o durante il giorno o in modo continuativo.
Dei centri diurni comunali si avvalgono oltre 26mila persone disabili e altre 17mila circa beneficiano di contributi comunali per servirsi di centri privati convenzionati. Nel complesso sono circa 43.500 i beneficiari pari al 6,9% dei disabili fino a 64 anni. Gli utenti delle strutture residenziali, sia comunali che private convenzionate, sono oltre 28mila (il 4,5% delle persone con disabilità fino a 64 anni). Strutture centrali come strumenti di sostegno ai disabili e alle loro famiglie che si integrano in reti territoriali e altri servizi per l’inclusione e il raggiungimento delle pari opportunità.
Nonostante la crescita, l’offerta è molto inferiore alla domanda
Nel biennio 2015-2016, in Italia per ogni 100 persone con disabilità sono disponibili mediamente 1,9 dipendenti pubblici nelle strutture di assistenza sociale, residenziale o no. Nella rete di sostegno delle persone con disabilità il ruolo delle istituzioni non profit è essenziale. Nel 2015-2016 in Italia operavano 44.723 istituzioni non profit nei settori dell’assistenza residenziale e non, di cui circa tre quarti senza dipendenti (73,9%).
Mediamente si ha una istituzione non profit ogni 100 persone con disabilità: si va dal massimo del 3,2 nella Provincia di Bolzano al minimo dello 0,5 di Crotone, che è preceduta con valori appena superiori da Lecce, Napoli, Taranto e Vibo Valentia.
Secondo il censimento permanente delle istituzioni non profit dell’Istat, nel 2015 le istituzioni non profit orientate alla disabilità erano 37.841, con 721.441 volontari, 337.237 lavoratori dipendenti e 54.022 addetti esterni. Contavano su entrate per 16 miliardi, il 23,4% dei 70 miliardi delle istituzioni non profit italiane. Gestivano una rete di strutture residenziali o semiresidenziali a carattere sanitario delle quali 646 destinate a disabili psichici.
Confcooperative Federsolidarietà, gigante del settore
«La residenzialità per le persone non autosufficienti e per i disabili, a differenza di quella per gli anziani, è quasi totalmente in mano agli operatori non profit. Innanzitutto perché le residenze socioassistenziali per disabili (Rsd) non generano quasi nessuna marginalità, visto che il numero medio degli ospiti è molto inferiore a quello delle residenze per anziani. Poi perché per operare con le persone disabili sono necessarie specifiche professionalità», spiega Stefano Granata, presidente di Confcooperative Federsolidarietà, la maggiore realtà italiana nel settore dell’assistenza non profit.
«Non potete fare a meno di noi»
Le cartoline dal Terzo settore
Iniziativa social del Forum #nonfermateci per richiamare l’attenzione di istituzioni e cittadini. Sono a rischio servizi basilari per bambini, cultura, sport, anziani, disabili @CorriereBN https://t.co/VaJuTsapaW— Federsolidarietà IT (@FedSolidarieta) April 21, 2020
A Confcooperative Federsolidarietà fanno capo 6.245 enti tra i quali cooperative sociali, attive in tutti settori socio‐sanitari ed educativi ed in molte aree imprenditoriali, e 263 consorzi con una media di 14 cooperative socie ciascuno. Un gigante che conta 225.900 soci delle cooperative aderenti, di cui 26mila volontari, 228.900 occupati, il 55,8% di tutti quelli delle cooperative sociali in Italia, dei quali 18mila sono addetti “ufficialmente svantaggiati”». Il sistema Federsolidarietà realizza un fatturato aggregato di 7,2 miliardi, il 50,7% circa del totale del fatturato realizzato dalle cooperative sociali attive in Italia.
La cooperativa sociale Universiis
La realtà delle Rsd vede impegnate reti sovraregionali come quelle della Cooperativa sociale Universiis. Fondata nel 1993 a da Udine, ha 2mila lavoratori che forniscono oltre 3,2 milioni di ore di servizio l’anno nelle aree anziani (14 Rsa in appalto e 11 a gestione diretta, 10 appalti di servizi domiciliari), minori (32 appalti), disabili (9 Rsd in appalto, 10 appalti di servizi) e adulti (cinque appalti), strutture in otto regioni (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Lazio, Sardegna e Calabria). L’ultimo fatturato disponibile, quello del 2016, ha raggiunto i 67,4 milioni di euro.
L’associazione La Nostra Famiglia
C’è poi l’Associazione La Nostra Famiglia, fondata nel 1946, che si dedica alla cura e alla riabilitazione delle persone con disabilità, soprattutto in età evolutiva ed è presente in sei regioni italiane con 28 sedi: 12 in Lombardia, otto in Veneto, due in Friuli Venezia Giulia, quattro in Puglia e una in Liguria e in Campania. Vi lavorano 2.460 operatori e 624 volontari che si occupano della cura di bambini e ragazzi, sia con quadri patologici di estrema gravità, sia con situazioni meno gravi, a rischio psicopatologico o di svantaggio sociale, anche attraverso la ricerca dell’Istituto scientifico Eugenio Medea.
La Nostra Famiglia si occupa poi di accoglienza di bambini con grave disagio familiare in attesa di affido o adozione, bambini e adolescenti soli o con disagio socio-ambientale in piccole comunità o in nuclei di tipo familiare; di gestione di centri diurni e residenziali per persone adulte con disabilità; formazione professionale e universitaria di operatori dei servizi alle persone; di sensibilizzazione e promozione della cultura dell’inclusione sociale.
Fenascop, le strutture specializzate nella disabilità psichica
Fenascop, la Federazione nazionale delle strutture comunitarie psicoterapeutiche, è un’associazione nazionale di organizzazioni che dal 1995 si occupano di riabilitazione psichiatrica extraospedaliera per adulti e minori. Comprende organizzazioni profit, no profit, associazioni di utenti e familiari, che si fa interprete delle risposte a specifici bisogni di cura, intesa nei termini di terapia, riabilitazione e assistenza.
Le strutture che fanno capo a Fenascop sono accreditate e gestite da organizzazioni di ragione sociale pubblica o privata e svolgono un servizio pubblico. Tra le associate ci sono 96 strutture in otto regioni (Valle d’Aosta, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Abruzzo, Campania e Sicilia) con un totale di 1.242 posti letto.
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I primati di Anffas Onlus
Infine c’è il gigante, l’Anffas Onlus fondata a Roma nel 1958 da Maria Luisa Menegotto, mamma di un bambino con disabilità, che lavora per cambiare la situazione e aiutare le famiglie delle persone con disabilità attraverso cura, inclusione scolastica e lavorativa, politiche sociali, sport.
Oggi Anffas è la più grande associazione italiana di famiglie di persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo e tra le maggiori in Europa. Capillare è la sua diffusione sul territorio nazionale grazie a 167 associazioni locali e 49 enti a marchio che curano e assistono oltre 30mila persone con disabilità intellettive. Anffas fornisce inoltre supporto agli operatori e professionisti. Offre poi lavoro sulla comunità, attività di advocacy e tutela dei diritti e ricerca.