A Terra Felix innovazione e sostenibilità battono la Camorra

Dalla ristorazione alla agricoltura sociale hi-tech. Così una cooperativa campana rilancia e tutela i territori sequestrati alla Camorra

Tutelare dell'ambiente e della sostenibilità per contrastare la Camorra. Francesco Pascale in uno dei campi recuperati alla coltivazione di grano antico dalla Cooperativa Terra Felix. Foto: Francesco Pascale

«Stiamo imbottigliando le prime 500 bottiglie di vino asprinio Doc, ricavate dal nostro ettaro di vigneto, abbiamo iniziato le semine, coltiviamo speranza». Francesco Pascale, una laurea in scienze ambientali,  è il fondatore del Circolo di Legambiente Geofilos di Succivo e della Cooperativa Terra Felix, nata nel 2013. Insignito, non a caso, come uno dei Green Heroes italiani, i paladini dell’ambiente e della sostenibilità, da Alessandro Gassman. Sin da ragazzo ha deciso che non voleva lasciare la sua terra in mano alla Camorra e oggi, a 41 anni, sta concretizzando più di un sogno.

Il recupero dei beni comuni come arma contro la Camorra

«Ogni metro di terreno agricolo che valorizziamo, con il lavoro, con l’etica e il rispetto della legalità è un metro sottratto alla criminalità» racconta a Valori.  Grazie alla sua testardaggine e a quella dei suoi giovani compagni di viaggio, una delle campagne più fertili d’Italia devastata dalle attività illecite dei clan della Camorra, sta ritornando alle origini.

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Partito come giovane attivista negli anni ‘90, comincia a raccogliere i frutti concreti di tante  battaglie in quella «Campania felix» tristemente ribattezzata «Terra dei fuochi» per gli sversamenti e gli incendi dolosi, dove la sfida più alta è stata quella di riuscire a tornare a compiere gesti antichi come piantare viti, mele, ortaggi. L’Agro Aversano è fertilissimo, infatti, già noto per le sue caratteristiche sin dall’antichità. «Siamo al centro di una zona di produzione DOC che deve essere preservata, come quella della mela annurca, della mozzarella e del vino asprinio».

La lotta contro il cemento e per il recupero del Casale del Teverolaccio

Territorio che per troppo tempo è stato ostaggio dei Clan di Casalesi e Giuglianesi, che lo hanno utilizzato come «ultima riserva indiana per utilizzare il ciclo illegale del cemento» ricorda Francesco, che collabora alla stesura del Rapporto Ecomafia di Legambiente e mai stato è stato a guardare. A partire dal 1997 quando partì la collaborazione tra il Comune di Succivo e l’associazione Geofilos da lui fondata. Collaborazione che portò, dopo lunghe battaglie, alla prima vittoria per il recupero di un edificio storico in decadenza, giunta ben dieci anni dopo.

«Nel 2007 abbiamo ottenuto un vincolo indiretto di inedificabilità intorno ai terreni del Casale di Teverolaccio dalla Sovrintendenza dei Beni Culturali, un’area bellissima ma completamente abbandonata». Ma quella che poteva rimanere come un’isolata lotta ambientalista si è rivelata, col tempo, un gesto clamoroso e coraggioso. «Siamo riusciti strappare un piccolo angolo di verde, alle colate di cemento che le mafie buttavano ovunque. Proprio negli anni in cui la Campania e il governo promuovevano il piano casa».

Dall’ecomuseo e al ristorante con i prodotti locali…

Dalla prima vittoria contro l’illegalità è partito tutto. Nel 2013 nasce la Cooperativa Terra Felix e il sogno del recupero del Casale e dei campi circostanti diventa sempre più concreto. Prende vita l’ecomuseo, si realizzano 18 orti sociali, il «giardino dei sensi». Si avvia anche un ristorante, «La Tipicheria» che prepara cibo con i prodotti agricoli del territorio. Si organizzano percorsi di educazione ambientale rivolti alle Scuole e eventi aperti al pubblico.

Francesco e i suoi 10 soci non si sono mai fermati, sempre attenti alle esigenze e ai bisogni dei luoghi in cui vivono. «La cooperativa, grazie al sostegno di Fondazione per il Sud, continua a creare nuovi progetti di impresa sociale, creando reti sempre più ampie» sottolinea. «Durante la campagna mediatica sulla Terra dei Fuochi c’era stato un crollo dei prodotti agricoli. Molti piccoli produttori hanno abbandonato. Ci siamo resi conto che bisognava ricostruire la filiera agroalimentare in modo trasparente e pulito. Sostenendo e incentivando i contadini alla produzione biologica, su terreni sicuri, senza l’uso di fertilizzanti chimici e plastica».

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…all’agricoltura a Km 0  tracciabile con la blockchain

Ed è nato così l’idea di «Tempo zero», un progetto di  agricoltura sociale hi-tech in collaborazione con università, centri di ricerca, Slow Food. Progetto innovativo che utilizza la blockchain per la tracciatura dei prodotti e materiali bio-compostabili, a partire dai teli di pacciamatura, nel ciclo della coltivazione. Guidando anche gli agricoltori nella programmazione delle colture e nella loro distribuzione locale.

«L’idea è stata quella di unire al recupero della ruralità, gli strumenti dell’innovazione tecnologica, applicandoli all’agricoltura e tutela dei territori». Progetto che permetterà anche ai piccoli produttori, soffocati dalla GDO, di raggiungere in tempo reale i consumatori.  Garantendo a chi acquista qualità e controllo di produzioni ortofrutticole provenienti solo da terreni certificati. «Siamo partiti con poco. Già ricreare il vecchio mercato contadino in collaborazione con Slow food, ci ha fatto aggregare una prima rete di 500 famiglie. L’intento è quello di avvicinare sempre più la domanda all’offerta».

Terra Felix, la semina e l’utilizzo dei teli di pacciamatura biocompostabili, aprile 2020. Foto: Terra Felix

La Campania torna “terra felix” per davvero

Attualmente la Cooperativa Terra Felix conta 11 dipendenti, di cui sei a tempo pieno e indeterminato, con un’età media di 32 anni. Continua a collaborare con le amministrazioni locali, le altre realtà sociali dell’Agro Aversano per recuperare i beni comuni e il loro riutilizzo a scopo sociale e ambientale. Così è stato con il recupero dei terreni confiscati alla Camorra a  Casal di Principe con il consorzio Agrorinasce, avviati alla coltivazione del cardo per produzione no-food destinata al ciclo delle bioplastiche.

«Dobbiamo avvicinare sempre più questa battaglia per la legalità all’economia reale. Anche per questo siamo partner in tre progetti locali, per un valore di 2 milioni e mezzo di euro, con 35 persone impegnate». Gli effetti del lockdown e della crisi economica innescati dalla pandemia si sono avvertiti, anche qui. «Attualmente sono proprio bambini e ragazzi a soffrirne. L’anno scorso solo con il progetto di visite delle scuole ne avevamo accolti oltre 12 mila».

Tutelare dell'ambiente e della sostenibilità per contrastare la Camorra. Terra Felix, primo raccolto del grano, giornata di festa, insieme a Coldiretti.
Terra Felix, primo raccolto del grano, giornata di festa, insieme a Coldiretti. Foto: Terra Felix

Crisi da Coronavirus e Camorra: i veri pericoli per l’economia civile

La crisi da coronavirus rischia, poi, di non fermare i clan della Camorra. Come racconta Francesco, le intimidazioni mafiose non sono mancate. «L’ultima l’abbiamo ricevuta lo scorso 28 giugno, in occasione dell’inaugurazione degli spazi dell’ex municipio di Atella, nel comune di Sant’Irpino recuperato come bene ad uso della collettività,  progetto in cui siamo partner. Un raid notturno ha devastato tutti gli impianti elettrici e di sicurezza».

Un episodio grave che ha fatto tirare il freno a mano a un nuovo percorso sociale condiviso tra comuni e rappresentanti dell’economia civile del territorio. «La solidarietà non è mancata, ripartiremo, questo non ci spaventa» conclude Francesco, deciso. «Il territorio non va abbandonato e noi non demordiamo».

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