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Così i cambiamenti climatici renderanno arida la Terra. Due miliardi di persone a rischio

Coinvolto dal fenomeno il 20% delle terre emerse. Il bacino del Mediterraneo è fra le aree più coinvolte, insieme ad Africa subtropicale e Asia

Il tasso di aridità della Terra aumenterà per colpa dei cambiamenti climatici. E sconvolgerà numerosi ecosistemi © Horia Varlan via Flickr

«Gli ecosistemi non rispondono in modo lineare all’aumento dell’aridità. Un piccolo cambiamento può comportare trasformazioni profonde». A spiegarlo è Nicolas Gross, uno degli autori di uno studio pubblicato dalla rivista Science. L’analisi, intitolata “Global ecosystem thresholds driven by aridity”, mostra per la prima volta in che modo la crescita dell’aridità del suolo terrestre – provocata dai cambiamenti climaticiVariazione dello stato del clima rispetto alla media e/o variabilità delle sue proprietà che persiste per un lungo periodo, generalmente numerosi decenni.Approfondisci – condurrà a sconvolgimenti di vaste aree. Nelle quali vivono più di due miliardi di persone.

Come il clima aumenterà il tasso di aridità della TerraIndividuate tre soglie di aridità per la vegetazione

I ricercatori che hanno partecipato al vasto studio hanno considerato l’aridità sulla base di un indice compreso tra 0 e 1. In base alla pluviometria ma anche al tasso di evaporazione. «Nei luoghi aridi – prosegue Gross – il valore dell’indice supera 0,6». È il caso di alcune zone dell’Italia meridionale, ad esempio. Ma anche delle steppe della Patagonia, delle savane africane.

Quindi sono stati elaborati i dati relativi alla risposta degli ecosistemi all’aridità, su scala planetaria. Sono stati quindi individuati 20 “attributi”, che comprendono ad esempio la biomassa prodotta ogni anno, la risposta ecofisiologica delle piante, delle misure di fotosintesi e di biodiversità microbica. La prima soglia è stata fissata al livello 0,54: è a quel punto infatti che le piante cominciano a soffrire seriamente per la mancanza di acqua nel suolo.

Le risposte delle piante all’aumento del tasso di aridità

«Quando si passa dalle vegetazioni temperate a quelle mediterranee, le piante riescono ad adattarsi bene alla siccità, poiché minimizzano le dimensioni del fogliame – aggiunge Gross -. Tale strategia di riduzione della superficie raggiunge tuttavia un limite fisiologico quando si tocca la prima soglia pari a 0,54». In altre parole, le piante non riescono a ridurre le foglie, e cominciano a soffrire.

Si tratta della transizione dalla vegetazione mediterranea a quella più arida. Come quella che si trova ad esempio nell’Africa settentrionale. La seconda soglia scatta a quota 0,69. E comporta molteplici cambiamenti su numerose variabili della terra: «Si osservano una perdita della capacità di aggregazione delle particelle del suolo, un aumento della vulnerabilità di fronte all’erosione, un calo della fertilità e della materia organica presente nel terreno, la scomparsa di determinati microbi benefici per le piante e un aumento degli agenti patogeni», prosegue il co-autore dello studio.

La terza ed ultima fase arriva poi quando si raggiunge un livello di aridità pari a 0,8. È a questo punto che la copertura vegetale è completamente assente, il suolo è completamente minerale e tendente a condizioni desertiche.

Cosa accadrà con i cambiamenti climatici

È sulla base di tali punti di riferimento che i ricercatori hanno infine immaginato cosa accadrà con l’aumento delle emissioni di CO2È il quantitativo di CO2 presente nell’atmosfera, calcolato normalmente in parti per milione (ppm).Approfondisci che si osserva attualmente. Da cui conseguirà un aumento della temperatura media globale nel corso dei prossimi decenni. Ebbene, prendendo in considerazione lo scenario cosiddetto “business as usual” (ovvero continuando ad emettere biossido di carbonio al ritmo attuale), che poterà il riscaldamento globale a +5 gradi, nel 2100, rispetto ai livelli pre-industriali – il cambiamento della “struttura” della superficie terrestre sarà drastico.

I ricercatori hanno proposto, per illustrare il problema, un mappamondo della vulnerabilità. Dal quale si evince come le zone più colpite saranno in particolare l’Africa subtropicale, l’Asia e il bacino del Mediterraneo. I calcoli indicano che il 20% delle terre emerse del pianeta rischiano di superare una delle tre soglie.